CHIUSA (ted. Klausen; A. T., 24-25-26)
Cittadina della provincia di Bolzano, sulla destra dell'Isarco, là dove la gola si allarga un po' per la confluenza del torrente Tina, funesto per le sue piene. Sorge a 523 m. s. m., ai piedi d'uno scoglio roccioso, ed è d'origine antichissima: fu rocca romana, ed è dominata dal celebre chiostro di Sabiona, prima sede del vescovato di Bressanone. Conta 904 ab. (1921). La stazione, sulla ferrovia del Brennero, è sulla destra dell'Isarco. Chiusa è capoluogo d'un comune che, dopo le recenti aggregazioni, ha una superficie di 75,22 kmq. e (conta 3868 abitanti.
Monumenti. - Chiusa è una cittadina la quale conserva ancora la sua fisionomia antica veramente caratteristica. Prezioso il tesoro di arte della chiesa dei Cappuccini, dovuto alla munificenza della regina Marianna di Spagna (verso il 1700), il cui confessore apparteneva a quel convento. Nel distretto, oltre al monastero di Sabiona, al castello di Trostburg e al palazzotto vescovile di Velturno, sono numerosi dovunque non soltanto i manieri e le rocche, ma anche le chiese dai vetusti campanili, dai vivaci affreschi e dai ricchi altari.
Storia. - La cittadina deve il suo nome alla stretta dell'Isarco che all'epoca romana sembra formasse il confine tra l'Italia e la Rezia, e più tardi segnò per molti secoli il limite fra la diocesi e il principato di Trento e quello di Bressanone. La stazione romana era sotto l'attuale monastero di Sabiona; la prima sede episcopale sul cocuzzolo montuoso di Sabiona. Chiusa stessa soltanto nel basso Medioevo si sviluppa nella caratteristca cittadina quale piacque al Dürer di riprodurre - a rovescio - in una delle sue note incisioni. Delle altre località del distretto, le giurisdizioni di Velturno e di Lazfons rimasero al principato di Bressanone, mentre quella di Gudon, nella stessa contea brissinese dell'Isarco, e quella di Villandro, nella contea tridentina di Bolzano, ben presto vennero usurpate dai conti di Tiralli. Alla Chiusa visse qualche anno il cappuccino Gioacchino Haspinger, compagno di Andrea Hofer.
Bibl.: F. Pitra, Der Kirchenschatz der Loreto-Kapelle in Klausen, Bolzano 1906; Klausen, Bolzano 1921; Der Schlern, II (1921), pp. 21-22; A. Egger, La stazione romana Sublavio, in Arch. per l'Alto Adige, XXIII (1928), pp. 73-91; J. Weingartner, Die Kunstdenkmäler Südtirols, II, Vienna 1929.