chiudere [chiudessi, in rima, imperf. cong. III gol.]
Il verbo, che manca del tutto in Fiore e Detto ed è inoltre piuttosto raro nella prosa, presenta invece molteplici ricorrenze in poesia, denotando un'ampia gamma di significati, quantunque riducibili a due fondamentali: I " unire insieme ", e II " delimitare ".
I. 1. Maggiormente vicino all'etimo (in rapporto con clavus, " chiodo ", clavis, " chiave ") e in funzione transitiva, vale " accostare i battenti, le imposte di porta o finestra ". Riferito a oggetto preciso, Chiuser le porte que' nostri avversari / nel petto al mio segnor (If VIII 115), che corrisponde all'attuale e familiare " chiuder la porta in faccia a qualcuno "; e al passivo, ma in locuzione figurata, da quel punto / che del futuro fia chiusa la porta (X 108), " dal momento in cui il futuro cessa di essere tale, perché diviene presente o passato " (Torraca, Vivanti, ecc.); secondo altri (Grabher, Sapegno, ecc.): " dopo il Giudizio universale, perché allora non vi saranno più eventi futuri ". Non sussiste invece alternativa entro la chiosa secolare, dal Buti (" ogni conoscimento de' dannati verrà meno dopo il iudicio, imperò che se lo loro conoscimento non si estende se non al futuro e da indi in là non sarà più futuro, però che sarà vita eterna, séguita dunque che non conosceranno più alcuna cosa: imperò che non sarà se non presente ") al Daniello (" Vuoi dimostrare che avverrà dopo il general Giudicio; perciò che dissolvendosi la macchina del mondo, non vi sia più né futuro né preterito, ma ogni cosa sia presente. Onde il Petrarca nel Trionfo della Divinità: ‛ Non avrà loco fu, sarà né era Ma è solo in presente, et ora, et oggi, E sola eternità raccolta e intera ' ") al Cesari (" La porta del futuro è il tempo, per la cui successione il presente entra in quel che era futuro. Finito il tempo, spento è il futuro "), breve ed epigrammatico.
2. Più limitatamente, sta per " serrare ", " congiungere ", riferito quasi sempre a una parte del corpo umano: gli occhi o meglio le palpebre, in Vn XXIII 4 mi giunse uno sì forte smarrimento, che chiusi li occhi; XXIII 22 36 io chiusi li occhi vilmente gravati; Cv IV XXIX 7 de' si lo buono uomo chiudere li occhi per non vedere quello vituperio; Pd XII 27 pur come li occhi ch'al piacer che i move / conviene insieme chiudere e levarsi, cioè (Torraca, sulle orme del Buti) " a quel modo che insieme bisogna chiudere e rilevare i due occhi a guardare cosa, che piace ", oppure (dal Lana e dall'Ottimo fino al Sapegno) " proprio come gli occhi, le cui palpebre necessariamente si alzano e si abbassano simultaneamente obbedendo insieme allo stimolo dell'interno desiderio che li fa muovere "; il viso, " l'organo della vista ", in Pd XXVIII 18 'l viso ch'elli [il punto luminoso, Dio] affoca / chiuder conviensi per lo forte acume. In entrambi i casi c. sembra inclinare all'uso intransitivo; ma, è probabile, solo per riverbero dell'infinito coordinato o del verbo reggente. Ancora, si richiama alle labbra (" accostarle ", quindi per traslato " tacere "; e col dativo, ‛ c. le labbra a qualcosa ', per " tacerla "): If XVI 125 Sempre a quel ver c'ha faccia di menzogna / de' l'uom chiuder le labbra; alle orecchie (" tapparle ", " renderle sorde ", " privarsi dell'udito ", con complemento di termine, dunque nel valore - al negativo - di " volgere la propria attenzione ", " prestare ascolto "), in Cv III XV 18 non chiudete li orecchi a Salomone che ciò vi dice; o alle mani: vedi Beatrice con quanti beati / per li miei prieghi ti chiudon le mani! (Pd XXXIII 39), cioè (con dativo etico) " congiungono le mani in atto di preghiera, perché tu accolga la mia supplica " (Sapegno); ovvero " affinché tu esaudisca la mia preghiera, tendono a te, in atto supplichevole, le mani congiunte " (Grabher).
3. Per quest'orbita semantica ci aggiriamo col participio passato ‛ chiuso ', nel valore di " serrato ", in prevalente relazione a parti del corpo umano o in genere (per estensione analogica) di creature viventi, ma con uno spettro di significati oscillante tra la funzione verbale e quella aggettivale, a volte concomitanti, fungendo poi da predicato in certi casi e in altri da predicativo. Accezione prettamente verbale sembra avere in un luogo delle Rime (LXV 12), e' [gli occhi] son chiusi, a norma anche del commento Barbi-Maggini (" pel gran valore, dal quale sono sopraffatti "); e così in una delle similitudini iniziali del poema, dove anzi progredisce a un senso più pregnante (" raccolto strettamente ", " non sbocciato ", " coi petali volti verso l'interno e riuniti ", detto di un fiore), in If II 128 Quali fioretti dal notturno gelo / chinati e chiusi (l'Ottimo: " Li fiori per lo freddo della notte si chiudono; ma poscia riscaldati dal sole s'aprono e si rinvigoriscono "); cui accoderemmo Cv IV XXVII 4, se non vi prevalesse la componente attributiva. Più incerto, ma tendente verso il piano aggettivale ((contratto ", " che ha le sue parti raccolte insieme ", " stretto ", " accostato "), If VII 57 questi resurgeranno del sepulcro / col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi; mentre offre una resa sintagmatica più comune di quella riscontrabile al § 12 l'esempio di lf IX 55 Volgiti 'n dietro e tien lo viso chiuso, cioè " tieni chiusa la vista, serrati gli occhi, abbassando le palpebre ".
Valore sicuramente di aggettivo (o equiparabile funzione di predicato) ha invece il participio in unione con verbi come ‛ stare ', ‛ essere ' e simili: Rime CVI 50 che gli occhi ch'a la mente lume fanno / chiusi per lui [" a causa dell'amore sensuale "] Si stanno; Cv II IV 17 non altrimenti sono chiusi li nostri occhi intellettuali, mentre che l'anima è legata e incarcerata; III I 3 li occhi de l'altre persone chiusi dormendo si posavano; IV XXVII 4 e conviensi aprire l'uomo quasi com'una rosa che più chiusa stare non puote, e l'odore che dentro generato è spandere; Pg XVII 41 Come si frange il sonno ove di butto / nova luce percuote il viso chiuso. Predicativo dell'oggetto, con ‛ avere ' in luogo di ‛ tenere ', in Cv I IV 3 La maggiore parte de li uomini vivono secondo senso... per ciò che hanno chiusi li occhi de la ragione (‛ c. gli occhi della ragione ' sembra equivalervi a " dimostrarsi volutamente irragionevole col tener serrato lo sguardo del raziocinio "; ma il sintagma - sempre al figurato - potrebbe anche intendersi come passato prossimo di c. e quindi rientrare nel § 2); e II IV 17 come afferma chi ha li occhi chiusi I'aere essere luminoso, per un poco di splendore, o vero raggio: dove la collocazione dei due elementi, ferma restando la concordanza al plurale, sembra escludere la fase sintagmatica e autorizzare invece la funzione predicativa.
II. 4. La trafila del secondo significato fondamentale, più remoto dalla base latina, esordisce come " circondare ", " cingere ", " attorniare " (spazio, luogo, edificio, ma anche cosa o persona in genere), con funzione prevalentemente transitiva. Così in Rime C 19 nebbia tal, che... / questo emisperio chiude tutto e salda, con sfumatura svariante verso " avvolgere ", " fasciare " (da raccostare, credo, al foco / ch'emisperio di tenebre vincia [If IV 69], deferendo così all'interpretazione di vincia per " circondava " [dal latino vincire, " legare ", e non da vincere], non persuasiva per molti - " le tenebre che si raccolgono intorno a una luce non costituiscono un emisfero " -, i quali invece spiegano [Sapegno]: " vinceva un emisfero di tenebre, formava cioè una 977 mezza sfera illuminata rompendo le tenebre, come accade di una luce che si diffonde da raso terra "); Pg IX 50 vedi là il balzo che 'l [il Purgatorio] chiude dintorno; Pd XII 5 e nel suo giro tutta non si volse / prima ch'un'altra [santa mola, " corona di beati "] di cerchio la chiuse, / e moto a moto e canto a canto colse, cioè " si dispose torno torno a quest'ultima "; al passivo, Rime CI 30 un bel prato d'erba / ... e chiuso intorno d'altissimi colli. Anche ellitticamente, con senso pregnante di " circondare, cingere di mura ", nell'unico caso di If XXXII 11 quelle donne... / ch'aiutaro Anfione a chiuder Tebe.
Una lieve divaricazione semantica orienta verso " delimitare ", " terminare ", " circoscrivere ", " segnare il confine ", scevro di estensione figurata, in If IX 114 presso del Carnaro / ch'Italia chiude e suoi termini bagna; mentre da " limitare " Si varca a " impedire ", " ostruire ", in Pg XXII 136 Dal lato onde 'l cammin nostro era chiuso: forse (cfr. § 8) participio autonomo rispetto al verbo ‛ essere ' (" si trovava, appariva sbarrato dalla parete "), e non connesso all'imperfetto passivo.
5. Con estensione al piano figurato, pur mantenendosi il significato sostanziale (" impedire ", " ostacolare " l'accesso o il transito), in Cv IV Le dolci rime 7 li atti disdegnosi e feri che ne la donna mia / sono appariti m'han chiusa la via / de l'usato parlare. Più evidente il trapasso semantico (verso un metaforico " contenere ", " frenare ", " mitigare ", " acquetare ", " reprimere ") in If VIII 88 Allor chiusero un poco il gran disdegno; meno accettabile sembra certa zona dell'esegesi antica, Buti (" occultarono e tennero celato il gran disdegno che avevano preso ") o Landino (" dissimularono lo sdegno e mostrarono alquanto di placarsi ").
6. Dal § 4 discende invece senza difficoltà (esclusa ogni congruenza col § 5) l'uso transitivo di c. deviante dal semantema di " circondare ", " cingere " verso quello di " stringere ", " serrare ", " tener stretto ", " abbracciare con forza ", " avvinghiare " (con le mani o le braccia), adibito a persone: If IX 60 e non si tenne a ,le mie mani, che con le sue ancor non mi chiudessi (ellitticamente, con implicito riferimento a lo viso chiuso del v. 55, " coprisse gli occhi per mezzo delle mani "; quindi: " non si contentò che io tenessi le mie mani sugli occhi, ma vi aggiunse anche le sue "); XXII 59 Barbariccia il [dannato] chiuse con le braccia.
7. E da questo si dipartirebbe l'accezione di " imprigionare ", " incarcerare ", nel passivo impersonale, in If XXXIII 24 la Muda ... 'n che conviene ancor ch'altrui si chiuda, " la segreta, la torre, simile a quelle ove si fanno mutar di penne gli uccelli [l'ipotesi della transumptio ' risale al Buti], ove altri dovranno essere serrati dopo Ugolino "; ma l'edizione Petrocchi ha relegato questa lezione fra le varianti seriori, restituendo la Muda / ... che conviene, e assegnando così ad altrui funzione di dativo e a c. il valore per noi primitivo (§ 1).
8. i qui (e dal § 5) si perviene per graduale estensione al transitivo e figurato " nascondere ", " celare ": Rime CIV 92 Canzone, a' panni tuoi non ponga uom mano, / per veder quel che bella donna chiude: / bastin le parti nude; Cv IV XII 3 sotto pretesto d'amistade chiude lo difetto de la inimistade.
Il participio passato verrà così ad assumere ufficio e significato di aggettivo (spesso in unione con ‛ essere ', nel senso di " stare ", " rimanere "), per " occulto ", " coperto ", " inosservato ", " invisibile ", " dissimulato ", " segreto ", " avvolto ", " celato ", non senza che a volte prevalga la funzione predicativa, con tendenza avverbiale: Rime CVI 154 (nel congedo della canzone) a costei te ne va chiusa ed onesta; If XVI 135 o scoglio o altro che nel mare è chiuso; XXV 147 non poter quei fuggirsi tanto chiusi, / ch'i' non scorgessi... (il Buti: " Finge l'autore ch'essi fuggissono chiusi per non essere conosciuti da lui; ed in questo si manifesta la condizione del furo, che sempre cerca d'occultarsi "); Pg XV 128 non mi sarian chiuse / le tue cogitazion, quantunque parve; XXII 90 per paura chiuso cristian fu'mi; Pd V 138 e così chiusa chiusa mi rispuose (replicazione che - a parte il rilievo stilistico - ha il peso di un superlativo, con insinuante richiamo al mi si nascose / dentro al suo raggio la figura santa: che è, come suggerisce il Buti, " la detta figura velata nel suo splendore "); XIII 48 lo ben che ne la quinta luce è chiuso; XVII 36 quello amor paterno, / chiuso e parvente del suo proprio riso.
9. Un particolarissimo valore di ‛ chiuso ' legato al precedente seppure affatto tecnico, con funzione avverbiale (" oscuramente ", " in modo incomprensibile ") Si verifica in unione con ‛ verba dicendi ', denunciandosi quale patente calco del provenzale trobar clus: Pg XII 87 'n quella / materia non potea parlarmi chiuso; Pd XI 73 Ma perch'io non proceda troppo chiuso, / Francesco e Povertà per questi amanti / prendi oramai nel mio parlar diffuso.
10. Riflessivo autentico, figurato, con dimensione semantica estesa da " celarsi ", " occultarsi ", " nascondersi " a " serrarsi ", " difendersi ", " ripararsi "; anche nella speciale accezione di " avvolgersi il corpo o parte di esso in abiti, panni, veli " adibita per traslato a una stanza di canzone (personificata in pulcella nuda), dunque " rivestirsi di musica o di commento ": Rime XLVIIII 16 ella non ha vesta in che si chiuda; e con valore più esplicitamente tecnico di " vestire l'abito di' un ordine religioso ", " abbracciare la vita monastica ", in Pd rii 104 e nel suo [di santa Chiara] abito mi chiusi: Piccarda donna scompare fisicamente, quasi, nel severo abito monacale; la sua anima si chiude al mondo.
Scevri di ogni implicazione specifica gli altri casi: Rime CIII 9 e non val ch'om si chiuda / né si dilunghi da' colpi mortali (Contini: " Si corazzi "); Cv III VIII 10 di nulla di queste [sei passioni] puote l'anima essere passionata che a la finestra de li occhi non vegna la sembianza, se per grande vertù dentro non si chiude. Più pregnante Pd XXX 8 'l ciel si chiude / di vista in vista infimo a la più bella: ove pare inammissibile un significato come " rannuvolarsi ", " divenir buio per lo scomparire delle stelle " (Dizionario del Battaglia), quasi contrario a ciò che D. vuole esprimere, il chiarore dell'alba che vela e sommerge le luci degli altri astri. Resta dunque legittima la glossa concorde (Torraca, Grabher, ecc.) " ci nasconde ad una ad una tutte le stelle " del resto, autorizzata per un compatto fronte esegetico, dal Buti (" Si chiude, parsi chiudere, come se appiattasse dentro di sé le stelle... di vista, cioè d'apparenzia di ‛ stella ' ") al Landino (" pare che il cielo si chiuda e ricuopra le sue stelle di parte in parte "). È certo però che l'immagine vi risulterebbe più parlante - per una familiare transumptio o per comparatio domestica - se a vista si dia, come pur è possibile, il significato di " apertura ", " luogo da cui si vede " (cfr. Pg X 67 e, con molte riserve [Pagliaro], If X 52), intendendo dunque le ‛ stelle ' come " finestre del cielo ". Un'interpretazione del genere, purtroppo, sembra accreditata soltanto da un sospetto ghiribizzo del padre Cesari, troppo sollecito di recuperare bellezze implicite nel poema: " È de' parlari del nostro poeta. ‛ Vista ' e ‛ veduta ' adopera egli spesso per tutto quello che ha luce o che luccica; nel qual caso adopera anche ‛ parvenza '. E però qui vale ‛ di stella in stella '; che sopraccrescendo il chiarore dell'aurora, tutte, fino alla più raggiante, sono abbacinate; e però questo ‛ si chiude ' importa che ‛ il ciel delle stelle, tutto è quasi accecato dal troppo lume '. Concetto e modo di dire dantesco. E così per un atto contrario di oscurità, disse il Boccaccio: ‛ Il ciel chiuso di nuvoli '... ‛ Vista ' usa D. nel Purgatorio (X, 67) per ‛ finestra, ringhiera ', dicendo che vide ‛ effigiata ad una vista / d'un gran palazzo, Micol ', moglie di David. Or che sarebbe... se D. avesse qui voluto immaginar le stelle, come altrettante finestre aperte che mandano lume; e quindi il loro accecarsi esprimere, quasi per un chiudersi che fanno, l'una appo l'altra, tutte fino alla più bella? ".
11. Un'ulteriore divaricatura semantica, fortemente brachilogica ed ellittica, è offerta dal riflessivo per un figurato " sottrarsi alla percezione della realtà esterna ", " perdere le facoltà sensitive, il senso delle cose esteriori ", " smarrirsi ", . " ottenebrarsi ": If VI 1 Al tornar de la mente, che si chiuse dinanzi a la pietà d'i due cognati, che di trestizia tutto mi confuse; un luogo sul quale la chiosa moderna coincide con l'antica e autorevole del Buti (" Pone D. che la mente si chiuda quando l'uomo tramortisce, perché si chiudono tutti i sentimenti per li quali la mente riceve impressione ").
12. A un approdo non difforme giunge pure in D. il sintagma ‛ tener chiuso ', altrove adoperato con valore banale (cfr. § 3), che però almeno in un luogo del poema trapassa a " serrar fuori ", " escludere " (non diremmo - con lo Scartazzini - " tener coperto, nascosto ", " rendere invisibile "): Pg VII 60 mentre che l'orizzonte il dì tien chiuso, " finché il giorno è relegato nell'altro emisfero, perché il sole sta sotto la linea dell'orizzonte " (il Grabher: " L'orizzonte, nella notte, appare qui come una linea ermetica che, tagliando il cielo, serra il giorno nell'altro emisfero "; il Sapegno propone un rinvio a Virgilio Aen. I 374 " ante diem clauso componet vesper Olympo "). Allo stesso significato è adibita, pure in un sol caso, la forma perifrastica di c.: là dove D. definisce Beatrice quella ch'ad altro intender m'avea chiuso (Pg XXXIL 93), cioè " m'aveva occupato in maniera da non poter intendere altro " (Scartazzini) o " che sola attirava tutta l'anima mia " (Torraca) o ancora (Sapegno) " la cui vista mi precludeva l'attenzione ad ogni altro oggetto ".
13. Una forte escursione semantica - maturata tuttavia dal § 12 - s'avverte in un isolato esempio del transitivo, per " chiudere alla vista ", " estinguere ", " uccidere ": Rime CIII 51 S'elli [Amore] alza / un'altra volta, Morte m'avrà chiuso prima che 'l colpo sia disceso giuso. Se ne trova peraltro un interessante riscontro nell'apocrifa canzone Morte, poi ch'io non trovo a cui ma doglia (in realtà di Iacopo Cecchi, ma inclusa a pieno titolo nel canone Fraticelli-Moore) 43 " Se chiudi, Morte, la sua bella luce ".