Chiose Vernon
Si tratta di un'antica (trecentesca) traduzione del commento all'Inferno di Graziolo Bambaglioli, pubblicata come opera anonima da Lord Vernon (1848). Fu ritenuta (anche da G. Carducci) opera originale di Iacopo, ma già lo Hegel sottolineava decisamente l'attribuzione al cancelliere bolognese. Fu il Witte, una volta scoperto il codice della Biblioteca Colombina di Siviglia contenente il testo latino del Bambaglioli, a chiarire, in una lettera ad Alfred Reumont, gli effettivi rapporti tra i due testi; e il Rocca non poté che confermare, in pagine ancor oggi utili, la diagnosi wittiana. Pubblicato (a cura del Fiammazzo) il testo latino del commento, la traduzione in volgare toscano (già nota nel 1333 all'Ottimo) ha perso ovviamente d'importanza, e solo ci mostra quanto fosse vivo l'interesse per il poema dantesco, se conveniva, a pochissimi anni dalla morte del poeta, sobbarcarsi a un faticoso volgarizzamento dal latino per fornire una più accessibile e comprensibile dichiarazione dell'Inferno, a evidente uso dei lettori meno provveduti.
Bibl. - Edizione: Commento alla Cantica dell'Inferno di D.A. di autore anonimo, ora per la prima volta dato in luce [a c. di G.W. Vernon], Firenze 1848 (il Vernon seguì il codice di antichi commenti denominato Poggiali-Vernon, di recente passato alla Biblioteca dei Francescani di Ravenna). Studi: C. Hegel, Ueber den historischen Werth der älteren Dante-Commentare, Lipsia 1878, 6-8; L. Rocca, Di alcuni commenti della D.C. composti nei primi vent'anni dopo la morte di D., Firenze 1891, 43-77; E. Cavallari, La fortuna di D. nel Trecento, ibid. 1921, 176-177.