Chiose Ambrosiane
Chiose latine contenute nel codice c. 198 inf. della Biblioteca Ambrosiana di Milano, adespote nonostante l'explicit finale (dove però il menante ha omesso di registrare sia il proprio nome che quello del committente cui pure allude, e di apporre la data); per elementi interni, si può stabilire una cronologia abbastanza precisa (dico quanto alla loro composizione: il codice è alquanto più tardo).
Nel commento a Pd XVII, Enrico VII viene menzionato quale " avum praesentis karoli imperatoris, m. ccc. lv. "; e il dato trova conferma a Pd XIX 125: " Boemme: Regnum erat in Alamania privatum; postea per henricum imperatorem lucemburgensem restitutum in concessum illustri regi Johanni, filio suo et genitori Karoli nunc imperatoris ". Altri dati (in una chiosa a Pd VIII) rimandano a dopo l'uccisione di Andrea d'Ungheria (1345); mentre due postille di If XXVII, citando Bernardino di Ostasio da Polenta quale signore di Ravenna (morto il 10 marzo 1359) e Francesco Ordelaffi quale signore di Cesena (fino al 21 giugno 1357) ci riportano ancora intorno al 1355. Una terza chiosa, accanto alle due precedenti, nel menzionare Cervia come in possesso dei Malatesta, vincolerebbe a una datazione posteriore al 1383; ma il Rocca, che più da vicino ha studiato il codice, ritenne che si tratti di una interpolazione avvenuta nell'antigrafo e poi inglobata dal trascrittore. Il che è possibile, visto che il testo non è scevro da lacune, e manca manifestamente il Proemio (postulato dal tenore di alcune chiose) mentre altre postille forse risentono delle chiose di Filippo Villani.
Chiunque sia stato, l'autore mostra di avere una certa conoscenza della tradizione precedente: da Iacopo all'Ottimo, a Pietro, a Guido da Pisa (gli è nota anche la Dichiarazione in versi); ma ne cava poco frutto, e il testo che più lo deve aver colpito è l'Expositio del frate pisano, da cui media in limine la rubrica generale a tutta la Commedia, la nozione di visio per somniis, e altre chiose sparse, di un tono accesamente fideistico facilmente riconoscibile nel coincidere di interpretazioni puntuali. Altre postille sembrano risalire al Boccaccio o a Benvenuto (si veda ad es. l'identificazione di colui / che fece per viltade il gran rifiuto [If III 59-60] con Esaù). Uno studio in corso presso la facoltà di Lettere fiorentina stabilirà le esatte componenti delle Chiose, la cronologia relativa delle evidenti stratificazioni, al fine di meglio delineare i precisi termini (e si dovrebbe dire limiti) del lavoro del postillatore più antico, e degl'interventi successivi.
Bibl. - Manca a tutt'oggi (e la lacuna non è grave, stante la tenuità del reperto) un'edizione, che viene però preparata presso la facoltà di Lettere di Firenze. Studi: K. Witte, D. Forschungen 129, Heilbronn 1869; L. Rocca, Le Chiose latine del codice Ambrosiano C. 198 inf., in " Bull. " vecchia serie, fasc. 8 (febbraio 1892) 29-39; E. Cavallari, La fortuna di D. nel Trecento, Firenze 1921, 229; F. Mazzoni, La critica dantesca del sec. XIV, in " Cultura e scuola " 13-14 (1965) 294.