CHIMÚ (pron. cimù)
Popolazione della costa settentrionale del Perù, che gli antichi Peruviani chiamavano, come tutti gli abitanti delle calde bassure, Yunca. Parlavano una lingua affatto diversa dal quechúa e dall'aymará, forse affine a quella dei Barbacoa. Presso l'attuale Trujillo sono ancora visibili le rovine della principale città della regione, Chanchán o la Gran Chimú, con resti di molti edifici, tra cui un gran palazzo con gallerie: le mura sono decorate con bassorilievi di stucco e dipinti a fresco. La frequenza dell'affresco, come pure un particolare tipo di vasi doppî nella ceramica (v. sotto), sono caratteristici della cultura rappresentata da questo luogo che, come Sca e Tiahuanaco, ha dato il nome a una civiltà che precedette quella degl'Inca. La città dovette essere un giorno assai bene irrigata da un sistema complicato di canali derivati dal Río de Miche; una parte ne esiste pur oggi. Il nome di Chimú è passato a un tipo particolare di vasi di terracotta dell'antico Perù, neri brillanti o bianco-rossi, assai ben cotti e molto comuni. Essi hanno forme svariatissime, globulari per lo più, e sono decorati con bassorilievi o ornamenti geometrici; sono spesso doppî, tripli e perfino sestupli, fitomorfi, zoomorfi e antropomorfi. Qualche volta essi sono congegnati in modo che il liquido, uscendo, cacci fuori l'aria sì da emettere un suono che dovrebbe ricordare quello dell'animale rappresentato dal chimú. I musei di Genova, Torino, Firenze e Roma ne posseggono un buon numero.
Bibl.: Iquier, Incidents of Travel and Exploration in the Land of the Incas, New York 1877; Wiener, Pérou et Bolivie, Parigi 1880, pp. 97-105; Cieza de Léon, La crónica de Perú, Anversa 1554 (ediz. Markham), Londra 1864-1883; W. Lehmann, Kunstgeschichte des alten Peru, Berlino 1924; R. M. d'Harcourt, La céramique ancienne du Pérou, Parigi 1924.