CHIMERA (gr. χίμαιρα, lett. "capra")
Mostro dell'antica mitologia greca, "davanti leone, di dietro drago, al mezzo capra, sbuffante terribile fuoco ardente" (Iliade, VI, 181-82) talora raffigurato anche come una capra con testa di leone e con un serpe per coda, ma più spesso con la testa di capra levantesi a mezzo il corpo dietro quella leonina, secondo la descrizione omerica. Il mostro fu affrontato e ucciso dall'eroe Bellerofonte (v.). Rappresentazioni nell'arte antica non mancano (monete di Sicione), tra le quali celeberrima la cosiddetta Chimera d'Arezzo, oggi al Museo archeologico di Firenze. (V. vol. III, 368, tav. LXXXIII). L'interpretazione del mito già sin dall'antichità tendeva a riconoscere nella chimera un'incarnazione di forze fisiche distruttrici (vulcani o tempeste). Il nome classico del mostro bizzarro è passato, come è noto, a significare cosa indefinita, irraggiungibile e utopistica.
Bibl.: Engelmann, in Roscher, Lexikon d. gr. u. röm. Myth., I, pp. 893-95; Bethe, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, coll. 2281-82.
Biologia. - Il nome Chimera (Chimaera L., 1754) è dato a un genere di pesci cartilaginei, compresi nell'ordine Holocephali. Costituisce il tipo della famiglia Chimaeridae che è caratterizzata da corpo squaliforme, testa compressa e bocca piccola, pinne pettorali molto larghe collocate ventralmente, due dorsali la prima delle quali corta, formata di spine e la seconda bassa ma molto lunga; anale piccola. La cute è nuda; solo i giovani hanno squamme placoidi sul dorso. Piastre dentali grandi e spesse con un paio di denti taglienti nella mandibola e due nella mascella. Il maschio ha appendici copulatorie addominali, oltre ad altre collocate anteriormente e fornite di denticoli dermici; ha anche un'appendice frontale erettile, spinosa all'estremità che rientra in un solco interoculare e che si crede partecipi alla funzione copulatrice.
La famiglia consta di tre generi: Chimaera, Callorhynchus e Hariotta. Quest'ultimo per alcuni costituisce il tipo di una famiglia distinta, Rhinochimaeridae caratterizzata dal muso molto lungo e dalla mancanza dell'appendice frontale nel maschio.
Il genere Chimaera comprende pochissime specie: la più nota è la Chimaera monstrosa L. che vive nel Mediterraneo e nell'Atlantico orientale sino alla Norvegia, nelle Azzorre, al Capo di Buona Speranza e al Giappone. È specie che abita a discreta profondità, trovandosi fra i 200 e i 1200 m. di fondo. Ha uova grandi, ovoidi, con un apice troncato e l'altro molto prolungato; il guscio presenta alcune aperture valvolari che dànno accesso all'acqua.
Ai pochi generi viventi di questa famiglia, i quali fornirono pure avanzi fossili rinvenuti soprattutto nei terreni terziarî dell'Europa, di Giava e della Nuova Zelanda, vanno aggiunti numerosi generi estinti, per la maggior parte fondati su piastre dentarie staccate, rinvenute dal Giurassico al Miocene incluso. Ricordiamo i generi Ganodus Ag., Ischyodus Egerton, Edaphodon Buckland, Elasmodectes Newton, Elasmodus Eg., Pachymylus Sm. Woodw., Brachynylus Sm. Woodw., Amylodon Storms, ecc.