CHILIARCHIA (χιλιαρχία)
Era la carica rivestita dal chiliarco, comandante o capo di mille uomini. Nel regno di Persia era in particolare la funzione dell'ufficiale addetto al comando dei mille nobili cavalieri che costituivano la guardia del Gran Re, detti anche "parenti del re". Alessandro Magno adottò questa che era la principale carica della corte persiana, dopo il suo ritorno a Babilonia. Si suole ritenere che tale carica tendesse a trasformarsi in quella di primo ministro. Se questa tendenza appare presso i Persiani, non possiamo seguire tale evoluzione per l'età di Alessandro; il dignitario ἐπὶ τῶν πραγμάτων che troviamo nelle corti ellenistiche, appare piuttosto come funzionario nuovo.
Nel senso più propriamente tecnico-militare troviamo il chiliarco nell'esercito persiano, macedonico e tolemaico. La chiliarchia secondo gli scrittori di tattica militare comprendeva 1024 uomini ed era costituita di 64 squadre (λόχοι) di 16 uomini ciascuna. Mentre in questi scrittori si parla della τάξις come d'un corpo di 128 uomini (8 lochi di 16 uomini), il chiliarco nell'esercito di Alessandro aveva il comando d'una τάξις, la quale corrispondeva alla chiliarchia. Fra le truppe speciali dell'esercito d'Alessandro gli ὐπασπισταί erano divisi in chiliarchie e così pure gli agriani e gli arcieri.
Nelle iscrizioni greche e negli scrittori greci che trattano di cose romane sono detti chiliarchi i tribuni militum e i tribuni consolari; il tribunus laticlavius è reso con χειλίαρχος πλατύσμος; talvolta χειλίαρχος è usato in senso lato per indicare il praefectus alae e il praefectus cohortis. Talvolta in Senofonte il vocabolo chiliarco indica il comandante di milizie presidiarie, più in relazione con la sua dignità che non con il comando effettivo di mille uomini.
Bibl.: Brandis, s. v. Chiliarchos, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 2275 seg.; Droysen, Hist. de l'Hellénisme, II, Parigi 1884, pp. 12, 21, 136; B. Niese, Gesch. der griech. und mak. Staaten, I, Gotha 1893, p. 164; A. Bauer, Die Kriegsalterthümer, 2ª ed., Monaco 1893, pp. 415, 419, 432 segg.; H. Berve, Das Alexanderreich auf prosopog. Grundlage, I, Monaco 1926, pp. 112, 127, 133, 138, 320; G. Corradi, Studi ellenistici, Torino 1929, pp. 257, 263.