evangeliche, Chiese
Chiese nate dalla Riforma protestante
La denominazione Chiese evangeliche indica le Chiese nate direttamente o indirettamente dalla Riforma protestante, la quale rifiutò molte istituzioni e pratiche della Chiesa cattolica in nome del ritorno al Vangelo, che ogni cristiano poteva interpretare secondo la propria coscienza. Tali Chiese si differenziarono tra loro per dottrine, riti e forme organizzative: oggi la maggior parte di esse partecipa all'ecumenismo, ma alcune rifiutano più decisamente la cultura moderna, e vivono la fede soprattutto mediante le emozioni e l'esperienza interiore. Talora l'aggettivo evangeliche viene utilizzato proprio per distinguere queste ultime comunità da quelle più influenzate dalla cultura laica
A eccezione dei valdesi, nati intorno al 1200 come movimento ereticale che più tardi aderì alla Riforma protestante, le Chiese evangeliche nacquero in seguito alla rivolta di Lutero, che a partire dal 1517 contrappose alla tradizione cattolica il Vangelo e l'esperienza delle prime comunità cristiane. Perciò ogni istituzione (come il papato) o pratica che non fosse espressamente menzionata nella Scrittura (come i sacramenti, a eccezione del battesimo e dell'eucaristia, detta Cena) doveva essere abbandonata, in quanto opera dell'uomo e non di Dio. Nacque così, nel 1530, la prima professione di fede protestante, la Confessio augustana. I principi fondamentali erano i seguenti: la fede, la grazia, la Scrittura e Cristo come unico mediatore tra Dio e l'uomo. Altri riformatori più radicali, come Calvino, rifiutarono tutti i sacramenti in blocco e la presenza delle immagini nelle chiese.
Le Chiese evangeliche, vecchie o nuove, presentano alcune caratteristiche comuni: la comunità si fonda sulla predicazione e l'ascolto della parola di Dio; i riti sono molto semplificati e svolgono un ruolo secondario (per esempio la Cena viene celebrata solo una volta al mese); non viene riconosciuta una vera distinzione tra i laici e i capi della comunità, i quali, chiamati pastori e non sacerdoti, vengono scelti in base alla loro competenza in campo biblico, ma non svolgono una funzione mediatrice, in quanto tutti i cristiani sono considerati sacerdoti. Al centro della vita spirituale c'è la figura di Cristo, mentre non si presta alcuna forma di culto ai santi e a Maria Vergine. La Chiesa non è considerata depositaria infallibile della verità e ogni cristiano si sente libero di interpretare secondo la propria coscienza le parole di Gesù e di operare scelte in campo morale, per cui su molti temi (come l'aborto, l'eutanasia, la pena di morte) le varie Chiese non assumono posizioni ufficiali comuni.
Nel 17° secolo si formarono altre comunità evangeliche, come i quaccheri, che rifiutano la guerra, il giuramento e ogni legame col potere politico, e ritengono che Dio parli alla coscienza del singolo credente mediante una luce interiore, più importante del testo biblico: la vera religione consiste nell'incontro personale con Dio più che nel rito e nelle cerimonie.
I battisti battezzano solo gli adulti, in quanto ritengono che la comunità cristiana debba essere formata solo da cristiani autentici e consapevoli, e rifiutano (diversamente dagli anglicani e dai luterani) ogni Chiesa di Stato e ogni compromesso col potere politico. Il più famoso pastore battista fu Martin Luther King (vissuto nella prima metà del 20° secolo), che si impegnò in modo deciso, con tono profetico, per il riconoscimento dei diritti dei neri d'America.
I movimenti del risveglio, che intendevano riscoprire una fede più viva e personale, generarono nuovi gruppi, come i metodisti, per i quali la fede in Cristo rappresentava soprattutto un'esperienza interiore, da vivere come una continua conversione; o i pentecostali, che, nati nel 1906, valorizzano i doni dello Spirito Santo (come il potere di parlare in lingue sconosciute o di guarire i malati). Gli avventisti predicano soprattutto l'attesa del Regno di Dio, celebrano (come gli ebrei) il sabato anziché la domenica e seguono alcuni precetti della legge mosaica (le norme rivelate da Dio al popolo ebraico e codificate nella Bibbia). Altri movimenti, come i testimoni di Geova, sorti nell'Ottocento, non possono invece essere definiti evangelici, in quanto negano la divinità di Gesù e la Trinità.
Nel secolo scorso le principali Chiese evangeliche hanno dato importanti contributi alla riflessione su Gesù Cristo, e hanno invitato i cristiani a distinguere i principi essenziali della fede cristiana dalle norme e dottrine particolari, che vanno reinterpretate con spirito critico, secondo le esigenze di ciascuna epoca storica. Ora esse collaborano tra loro, anche nell'ambito del Consiglio ecumenico delle Chiese: la ricerca della verità attraverso il dialogo prevale rispetto al senso di appartenenza alla propria comunità.
Nel 1973 luterani e calvinisti hanno approvato una dichiarazione comune, e nel 2001 le Chiese protestanti d'Europa hanno firmato, insieme a ortodossi e cattolici, la Carta ecumenica (ecumenismo), impegnandosi a cercare una maggiore unità a partire dai punti comuni (in particolare il battesimo e la professione di fede, ossia il Credo). Ma l'unità alla quale aspirano le comunità evangeliche è un'unità tra Chiese sorelle, che ammette la diversità e non richiede l'obbedienza a un'autorità superiore (come il papa) o l'adesione a una struttura gerarchica. Le Chiese luterane conservano la figura del vescovo, mentre altre attribuiscono le funzioni di guida non a una singola persona, ma al collegio degli anziani (per cui sono dette presbiteriane) e al sinodo, ossia all'assemblea nella quale si riuniscono i rappresentanti delle diverse comunità locali. I battisti, i quaccheri e altri movimenti lasciano un'autonomia assai maggiore alle congregazioni, ossia alle comunità locali.
In questi ultimi tempi si stanno diffondendo rapidamente i movimenti carismatici e pentecostali, che vivono la fede con una forte carica emotiva e attribuiscono un ruolo centrale alla preghiera spontanea e alle ispirazioni mediante le quali lo Spirito Santo, durante le riunioni comunitarie, opera guarigioni e miracoli (come il dono delle lingue, concesso agli apostoli durante la Pentecoste). Essi si sentono destinatari di un progetto particolare di Dio, e fortemente coinvolti nel compito di annunciare il Vangelo ai non credenti e ai credenti tiepidi. Ultimamente si sono sviluppati anche i movimenti fondamentalisti, che interpretano la Bibbia in modo letterale e praticano, anche attraverso la televisione, un'insistente propaganda, rifiutando il dialogo con la cultura moderna e con le Chiese tradizionali: alcuni di essi esercitano un'influenza notevole sulla vita politica statunitense.
Il termine sette viene utilizzato per definire quei gruppi che, legati alla figura di un leader carismatico, contrappongono nettamente sé stessi agli estranei, considerati come peccatori da convertire o condannare.
Secondo calcoli approssimativi, i protestanti o evangelici italiani sono circa 400.000, senza contare i cristiani non inquadrati in una precisa comunità. La Chiesa più antica è quella valdese, presente soprattutto nelle valli piemontesi (circa 25.000 persone) e dal 1975 strettamente unita ai metodisti (circa 5.000): essi si riuniscono periodicamente in un sinodo e intraprendono iniziative di rilievo, come la traduzione della Bibbia in lingua corrente, realizzata insieme ad alcuni studiosi cattolici.
Le comunità luterane raggruppano circa 7.000 persone, per lo più di lingua tedesca; mentre i battisti sono circa 10.000. La maggior parte delle Chiese evangeliche italiane fa parte della Federazione delle Chiese evangeliche d'Italia, che, costituita nel 1967, fa sentire la loro voce attraverso la trasmissione televisiva Protestantesimo e le pubblicazioni della casa editrice Claudiana di Torino.
Altre Chiese fanno invece parte dell'Alleanza evangelica italiana o costituiscono Chiese libere, più gelose della propria autonomia. Le Chiese cristiane dei fratelli, che raggruppano circa 20.000 persone, rifiutano ogni rapporto con lo Stato e non partecipano al movimento ecumenico; gli avventisti sono circa 20.000. I pentecostali, diffusi soprattutto nell'Italia meridionale, sono organizzati per lo più nelle Assemblee di Dio in Italia (circa 120.000 persone): essi interpretano la Bibbia in modo piuttosto letterale, utilizzando la vecchia traduzione seicentesca di Giovanni Diodati e non quella interconfessionale (cioè approvata in tempi recenti dai rappresentanti di più Chiese).