CHIAVARI
Cittadina della Riviera di Levante, a 48 km da Genova, situata nella piccola pianura alluvionale del torrente Entella. Le più antiche tracce di frequentazione del sito sono databili all'Età del Bronzo Recente e Finale e sono rappresentate da un ingente quantitativo di materiali, prevalentemente ceramiche di impasto, presenti nei due strati sottostanti alla necropoli dell'Età del Ferro, localizzata all'estremità NO della città medievale, fra la collina del Castello e il torrente Rupinaro. L'assenza di strutture e manufatti tipici di abitato, quali macine, fuseruole, ecc. non permette di ipotizzare la precisa localizzazione dell'abitato costiero preistorico corrispondente, che era collegato, mediante una fitta rete di percorsi di crinale, a centri dell'interno e siti del genovesato e del versante padano dell'Appennino.
Sullo scorcio dell'VIII sec. a.C. fu impiantata in tale area una vasta necropoli che rappresenta l'esempio più antico e articolato di sepolcreto ligure, utilizzato sino agli inizi del VI sec. a.C.; essa consisteva, nella parte sinora indagata, in 96 recinti formati da lastre di ardesia locale conficcate verticalmente nel suolo spianato. I recinti erano addossati, salvo poche eccezioni, gli uni agli altri e distribuiti a formare tre distinti agglomerati; le tombe, per un totale di 125, erano costruite con lastre squadrate di ardesia, alcune con solcature per gli incastri, secondo una tipologia detta «a cassetta», caratteristica delle sepolture - con esclusivo rito a incinerazione - dell'Età del Ferro ligure. Ogni recinto racchiudeva una, più raramente due o tre tombe con deposizioni singole o plurime, costituendo un monumento funerario autonomo: dei tre complessi individuati il primo e il terzo (zone A e C) appaiono, in base all'analisi dei corredi sinora pubblicati solo in via preliminare, cronologicamente coevi (fine VIII- inizio VII sec. a.C.), mentre la «zona B» si inquadra nell'arco del VII sec. a.C.
L'evidente prosperità della comunità, la cui complessa articolazione sociale è ben testimoniata dalla necropoli, presuppone l'esistenza di un centro commerciale costiero, la cui fondazione si inquadra nel più vasto fenomeno del popolamento della costa alto-tirrenica verso la fine dell'VIII sec. a.C.: la scelta di un sito a vocazione mineraria, per la vicinanza delle miniere di rame di Libiola, già sfruttate a partire dall'Eneolitico, dovette favorire un fiorente artigianato metallurgico esemplificato da una grande quantità di manufatti in bronzo (in particolare borchie da abiti di varie fogge, caratteristiche delle aree liguri; alcuni tipi di fibule; anelli «paradito»; ecc.) presenti nei corredi, che trovano peraltro stringenti confronti con i materiali di coeve necropoli in Lunigiana e Versilia. L'esame dei materiali sinora pubblicati evidenzia un ampio ventaglio di influssi culturali sia dalle aree golasecchiana e hallstattiana occidentale - come documentano le armille di verga a estremità aperte, i pendagli a melagrana e le falere bronzee - sia dall'Etruria. Nella fase finale della necropoli, corrispondente al periodo tardo orientalizzante, si fa rilevante la presenza di materiali di importazione dall'Etruria, quali buccheri (in prevalenza ciotole e coperchi) spesso associati alle corrispondenti imitazioni di impasto, attingitoi; sono state anche rinvenute una fibula zoomorfa, una kýlix di imitazione protocorinzia e ceramiche italo-geometriche. Sono inoltre presenti orecchini a paniere in oro e argento: sulla provenienza di un paio dalla tomba 61, con protome femminile a rilievo - inizialmente ritenuto di fabbricazione fenicia - restano aperte varie ipotesi.
L'abbandono apparentemente brusco del sito, che l'evidenza archeologica non spiega, è stato da alcuni studiosi associato al riassetto dei centri costieri dell'alto Tirreno conseguente alla fondazione di Marsiglia e agli scontri etrusco-massalioti culminati con la battaglia di Alalia.
In epoca romana l'area della necropoli fu occupata da un insediamento agricolo, di cui resta un muro e vari livelli con materiali di epoca imperiale: lo scavo ha messo in luce resti di un vigneto, il cui impianto ha gravemente danneggiato in più punti la necropoli dell'Età del Ferro.
Museo Archeologico. - Allestito nelle sale del seicentesco Palazzo Rocca, il museo ospita materiali del Paleolitico Medio e Superiore (industria litica su diaspro), del Mesolitico (da varí siti dell'Appennino), dell'Età del Rame e del Bronzo Antico (materiali da siti di montagna con evidenze di caccia e disboscamento e la grotticella sepolcrale Prima Ciappa Superiore, ricostruita in vetrina), oltre a vari corredi della necropoli dell'Età del Ferro di C., proponendosi come museo di comprensorio per la preistoria e la protostoria del bacino del Tigullio.
Bibl.: In generale, sugli scavi: N. Lamboglia, La necropoli ligure di Chiavari, in RivStLig, XXVI, 1960, pp. 91-220; XXX, 1964, pp. 31-96; XXXII, 1966, pp. 251-286; XXXVIII, 1972, pp. 103-136; P. Zucchi, La quinta campagna di scavo nella necropoli di Chiavari, ibid., XLIV, 1978, pp. 25-50.
Fase preistorica: G. Isetti, Il rame dei Tigullii e il problema di Chiavari, in RivStLig, XXX, 1964, pp. 83-90; F. Rittatore, La civiltà di Golasecca e la «facies» di Chiavari, ibid., pp. 91-96; G. Fogolari, La civiltà paleoveneta nei suoi confronti con Chiavari, ibid., pp. 97-105; O.-J. Taffanel, La nécropole de Chiavari, ibid., pp. 106-109; L. Brian, Primi dati antropologici sugli antichi Liguri di Chiavari, ibid., pp. 140-144; P. Mingazzini, Liguri o Etruschi a Chiavari?, in StEtr, XL, 1972, pp. 475-484; Ν. Lamboglia, Liguri a Chiavari, in RivStLig, XXXIX, 1973, pp. 76-80; M. P. Marini, P. Zucchi, La necropoli ligure di Chiavari: analisi della composizione dei corredi personali, ibid., XLVIII, 1982, pp. 127-147; R. Maggi (ed.), Preistoria nella Liguria orientale, Sestri L. 1983 passim; R. Maggi, B. D'Ambrosio, N. Campana, M. Del Soldato, Chiavari, in P. Melli, A. Del Lucchese (ed.), Archeologia in Liguria III. Scavi e scoperte 1982-1986, I, Genova 1987, pp. 45-56; R. De Marinis, Liguri e Celto-Liguri, in G. Pugliese Carratelli (ed.), Italia omnium terrarum alumna, Milano 1988, pp. 251-255.
Materiali: P. G. Guzzo, Enigmi chiavaresi. Ipotesi su oreficerie liguri, in Hamb- BeitrA, V, 1975, pp. 183-191; P. von Eles Masi, Le fibule dell'Italia Settentrionale (PBF, XIV, 5), Monaco 1986, passim.