Cherubini (Cherubi)
In accordo con l'Opinione affermatasi dopo lo Pseudo-Dionigi e s. Gregorio Magno (v. GERARCHIA ANGELICA), D. ritiene che i C. costituiscano il secondo coro della gerarchia più alta (Cv II V 6 e Pd XXVIII 98-105). Perciò i C. hanno un grado di somiglianza divina, di visione beatifica, di amore e di beatitudine celeste superiore a tutti gli ordini angelici, tranne i Serafini (Pd XXVIII 37-45, 70-78 e 100-114). Loro oggetto caratteristico di contemplazione è il Padre, nelle sue relazioni con il Figlio (Cv II V 10). Corrispondono al cielo delle Stelle fisse, cioè all'ottavo, e sono suo esemplare (II V 12-13, Pd XXVIII 64-78). Perciò è da ritenersi (come si ricava da Cv II V 12-13) che un C. sia il motore di questo cielo. Parliamo di un ‛ motore ' singolo perché, secondo D., il cielo stellato ha un solo movimento proprio oltre il diurno comunicatogli dal primo motore (Cv II XIV 1 e 10-17. Così sono da intendersi i più movimenti di Cv II III 5), e i motori di ognuno degli otto cieli più bassi sono tanti quanti sono i loro movimenti, a eccezione del moto diurno (II V 15-17; v. ANGELO). Quindi è un C. la mente profonda di Pd II 130-144. In If XXVII 113 un d'i neri cherubini indica " uno dei demoni ".
D. definisce s. Domenico uno splendore di luce cherubica. L'espressione riflette una concezione dei C. che si rifà allo Pseudo-Dionigi (Coel. hierarc. VII 1; Patrol. Graec. III 206): i C. sono riempiti della scienza divina che riflettono e di cui illuminano gli altri. V. Cherubico.