Vedi CHERONEA dell'anno: 1959 - 1994
CHERONEA (Χαιρώνεια, Chaeronēa)
Antica città della Beozia verso il confine con la Focide, da identificarsi, secondo Pausania (ix, 40, con la omerica ῎Αρνη (v. arne).
L'acropoli, cui si accedeva da E, occupava la duplice altura del Petrachos, ove restano ancora tracce di torri e di mura, ad assise regolari e di età classica ad E e ciclopiche, risalenti fino ad epoca micenea, ad O. Sul lato N della collina si riconoscono avanzi di un teatro scavato nella roccia, il più piccolo di quanti ne siano rimasti della Grecia antica, con due diazòmata e tre cunei. La città, che si estendeva ai piedi dell'acropoli, presso il fiumiciattolo Haimon (odierno Lykuressi), affluente del Cefiso, era famosa per numerosi culti e fu teatro della battaglia combattuta nel 338 a. C. fra i Greci e Filippo II di Macedonia e di quella, avvenuta nell'86 a. C., fra Silla e Archelao. Si è creduto identificare il sito dello Herakleion, presso cui ebbe luogo il conffitto fra Greci e Macedoni, in un'ampia spianata ove sorge l'attuale chiesetta di Haghìa Paraskevì costruita con materiale di un tempio dorico in pòros ed entro la quale si rinvennero due capitelli corinzî. Il luogo, che è tutto disseminato di rovine e iscrizioni del III e II sec. a. C., attesta una continuità di culto da età classica fino ad epoca bizantina (X sec. d. C.). Della città antica restano ancora fondamenta di edifici, colonne, pezzi architettonici e iscrizioni ad Apollo Daphnephòros, Artemide Soòdina (presso il teatro), Serapide, ecc. Ai piedi del Thourios, propaggine meridionale del Petrachos, era un tempio di Apollo Thourios e un santuario delle Muse; fra gli altri culti particolari è menzionato quello del cosiddetto scettro di Agamennone.
A N-E della città, presso la strada che conduce a Lebadeia (Livadia), su un alto basamento, sorge un colossale leone seduto, in marmo grigio locale (m 5,50), elevato sulla tomba collettiva (πολυάνσριον) dei caduti macedoni.
Nella piana di Ch., a due km a N della città, sui bordi del Cefiso, fu rinvenuta una importante stazione preistorica di età eneolitica, che aprì una serie di altri ritrovamenti analoghi in tutta la pianura focese. Mancano tracce di metalli ma l'insediamento non risale oltre il II millennio a. C. La stazione, di forma conica, era circondata da un recinto di giunchi intrecciati ricoperti di fango, che chiudeva il luogo sacro, destinato al culto dei morti e contrassegnato da cenere, ossa, idoli in pietra e in terracotta, ecc.
La ceramica, di tipo elladico, comprende vasi di impasto fatti a mano con fondo bianco o giallastro tendente al rosso e decorazione geometrica rossa (Chaironeia-Gattung) di cui sono stati rinvenuti esemplari simili in Italia e a Creta nello strato protominoico (3000 a. C.), vasi dipinti con colore opaco (Mattmalerei) o monocromi, politi, con decorazioni incise o punte ggiate. I vasi hanno forme panciute, con larga imboccatura e alto collo o di boccali e tazze con pareti erte, coppe, ecc. Alla medesima cultura preistorica, riferibile probabilmente ai Minî, appartengono anche tumuli di terra di varie dimensioni, detti localmente Tombe o Magoula.
Il rinvenimento di vasi a decorazione geometrica, di altri prodotti posteriori di ceramica greca e resti di edifici romani e bizantini attestano nel sito una continuità storica ininterrotta.
Gli scavi sono stati condotti dalla Società Archeologica greca dal 1902 in poi.
Bibl.: Oberhummer, in Pauly-Wissowa, III, cc. 2033-36, s. v. Chaironeia; G. Bursian, Geographie von Griecheland, Lipsia 1862, I, 206-207; G. Sotiriadis, in Ath. Mitt., 1903, pp. 302 ss., 1905, pp. 113 ss.; 1906, pp. 396-404; id., Ephemeris, 1908, 65-96; id., Fouilles préhistoriques en Phocide, in Rev. Ét. Gr., 1912, pp. 253-299; D. Fimmen, Die Kret. Myk. Kultur, Lipsia-Berlino 1924; M. Collignon, Les statues funéraires dans l'art grec, Parigi 1911, pp. 233-34, fig. 152-153 (Leone); G. M. A. Richter, Animals in Greek Sculpture, New York 1930, pp. 8-9, fig. 29; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 344 (monete); W. Kendrick Pritchett, Observations on Chaironeia,in Am. Journ. Arch., LXIX, 1958, pp. 307-311.