cheratocono
Deformazione della cornea, che da sferica diventa conica, provocando in genere diminuzione del visus, astigmatismo e miopia spesso elevata.
Il c. è una condizione relativamente rara, ma costituisce la causa più frequente di trapianto di cornea nei Paesi occidentali. Dalla letteratura emerge una prevalenza approssimativa di 1 caso ogni 2.000 persone. Non vi sono differenze sostanziali di prevalenza fra i due sessi, mentre sembra essere più frequente nella razza bianca e negli asiatici.
Le conoscenze sulla patogenesi del c. sono ancora incomplete. L’importanza dei fattori genetici è evidente: a seconda delle casistiche una familiarità è riconoscibile tra il 4 e il 19% dei casi. Tra le diverse patologie genetiche, la sindrome di Down e l’amaurosi congenita di Leber presentano un’associazione frequente con il cheratocono. Il c. è stato inoltre descritto in associazione con alcune patologie del collagene, tra cui l’osteogenesi imperfetta, la sindrome di Ehlers- Danlos, l’ipermobilità articolare e il prolasso della valvola mitrale. L’atopia è da molti autori ritenuta la patologia più frequentemente associata al cheratocono. Fattori ambientali quali l’eye-rubbing (cioè lo stropicciamento insistente degli occhi), l’uso di lenti a contatto e la concomitanza di patologie allergiche potrebbero favorire la malattia in soggetti geneticamente predisposti.
L’esordio è subdolo. Il sintomo iniziale è la riduzione del visus per una miopia incipiente a cui si associa un astigmatismo irregolare. Nello stadio iniziale la diagnosi si avvale di strumenti computerizzati quali il topografo corneale, che analizza punto per punto i valori di curvatura della superficie corneale, ed il pachimetro, che misura lo spessore della cornea stessa. Nello stadio avanzato il c. è evidenziabile anche al solo esame obiettivo, osservando la cornea di profilo, meglio con l’ausilio di una lampada a fessura, che permette inoltre di visualizzare eventuali opacità.
Il difetto refrattivo causato dal c. può essere corretto con occhiali nelle fasi iniziali della malattia. In seguito, una riabilitazione visiva è possibile solo mediante lenti a contatto su misura, in genere gas permeabili, che consentono un buon visus anche negli stadi avanzati. Negli ultimi anni sono state messe a punto tecniche chirurgiche volte alla riduzione del difetto refrattivo, quali l’impianto di anelli intrastromali, o al rinforzo della struttura corneale, onde evitare la progressione della malattia. Nei casi più avanzati è indicato il trapianto di cornea (cheratoplastica perforante o lamellare ➔ DSAEK).