Cheng Yi
Filosofo cinese (Huangpo 1033 - Luoyang 1107). Considerato uno dei più raffinati pensatori della Cina, contribuì all’affermazione della tradizione confuciana non solo in Cina ma anche in Corea e Giappone. Come il più vecchio fratello Cheng Hao (➔), studiò con il maestro Zhou Dunyi (➔) e giovanissimo entrò nell’Accademia Imperiale (Tai xue). Nel 1059 non superò l’esame per il titolo di dottore (jinshi), ma poté in seguito dedicarsi più intensamente allo studio e all’insegnamento, rifiutando al contempo ogni incarico governativo. Tuttavia, per l’esemplarità della sua condotta fu, negli anni 1086-87, maestro di Zhezong imperatore. Per intrighi di corte e per la rigorosità della sua vita cadde ben presto in disgrazia: nel 1097 fu costretto al confino a Fuzhou, nell’odierno Sichuan, e nel 1103 i suoi libri furono distrutti e i suoi insegnamenti addirittura proscritti. Sebbene anche C. Y. muovesse dalla centralità dell’idea di li («principio») e dalla concezione dell’Universo come un tutto organico, fu però più un filosofo morale. Infatti, l’uomo che tende alla perfezione morale, pur consapevole dell’innata bontà della natura umana, deve interiormente «rettificare la propria mente» (zhenxin) ed esternamente, schivando ogni tentazione, nutrire la propria natura.