Cheng Hao
Filosofo cinese (Huangpo 1032 - Luoyang 1085). Con il più giovane fratello Cheng Yi (➔) è annoverato fra i ‘cinque maestri’ della filosofia cinese dell’11° sec., soprattutto per il contributo alla rinascenza della tradizione confuciana. Dopo aver studiato con il maestro Zhou Dunyi (➔) ed essere passato per alcuni anni da una scuola all’altra, fra cui anche quella taoista e buddista, approdò infine alla dottrina di Confucio. Nel 1057 conseguì il titolo di dottore (jinshi), assumendo poi vari incarichi nell’amministrazione locale e centrale dell’impero. Spesso criticò il governo e chi allora ne promuoveva le riforme istituzionali. Ciononostante, la sua fama si conservò inalterata, tanto da essere, dopo la morte, venerato nel tempio di Confucio. C. H. elevò il li («principio») a idea centrale, sostenendo che l’Universo è governato da un unico principio. Si tratta di un Universo che, senza posa, si trasforma e si rigenera nella molteplicità degli esseri: tali trasformazioni o mutamenti null’altro sono che la manifestazione materiale del principio, sicché non v’è distinzione ontologica fra l’uno e il molteplice. C. H. compose un gran numero di memoriali, poesie e lettere raccolti in Er Cheng quanshu («Opera completa dei due fratelli Cheng»).