chelante
Farmaco capace di formare complessi con i metalli, impiegato per sequestrare e rimuovere dai tessuti cationi metallici depositatisi in concentrazione tossica. Requisiti essenziali per un c. sono: scarsa tossicità, minima azione farmacodinamica, tropismo selettivo verso un determinato metallo col quale deve formare un chelato atossico, chimicamente stabile, farmacologicamente inattivo ed eliminabile attraverso gli emuntori. Le più frequenti malattie da accumulo di metalli pesanti che richiedono l’impiego dei c. sono: l’avvelenamento da piombo e da cadmio, che si curano con Ca Na2 EDTA, quelli da mercurio e da arsenico che usano come c. il dimercaprolo. L’accumulo di ferro per processi emolitici, specialmente nella talassemia, viene trattato abitualmente con la deferoxamina, attiva solo per via parenterale, e, più recentemente, con il deferiprone, attivo per via orale, che però dà spesso, come effetto indesiderato, agranulocitosi.