BONAVOGLIA, Chefez Mosè
Ebreo siciliano del sec. XV. Era stato scolaro nello studio di Padova, da dove, nel 1416, era venuto a Messina come rabbino. Fu molto stimato, oltre che dai suoi correligionarî, numerosissimi allora in Sicilia, anche dal re Alfonso, che lo portava con sé nei suoi viaggi, e lo consultava negli affari più gravi. Il B. ascese alla suprema carica, soppressa poi nel 1439, di Dienchelele, ossia giudice supremo degli Ebrei di Sicilia, succedendo al rabbino Giuseppe Abbonasia. Fu per consiglio del B. che il re Alfonso, nel 1450, accordò agli Ebrei, previo un donativo di diecimila fiorini, di potere abitare dove volessero, anche fuori del ghetto; e revocò l'ordine per il quale dovevano ascoltare le prediche dei preti cristiani. Il B. esercitò anche la professione di medico.
Bibl.: G. Di Giovanni, L'Ebraismo della Sicilia ricercato ed esposto, Palermo 1748; I. La Lumia, Gli ebrei siciliani, in Storie Siciliane, 2ª ed., II, Palermo 1882; B. e G. Lagumina, Codice diplomatico dei Giudei di Sicilia, nei Doc. Società sicil. storia patria, s. 1ª, I, Palermo 1884; B. Lagumina, le Giudaiche di Palermo e Messina descritte da Obadia di Bertinoro, in Atti R. Accademia di scienze di Palermo, s. 3ª, IV (1896); Q. Senigallia, La condizione giuridica degli Ebrei in Sicilia, in Rivista italiana per le scienze giuridiche, XLI (1906); N. Ferorelli, Gli ebrei nell'Italia Meridionale, Torino 1915.