CHARLESTON (A. T., 145-146)
Città degli Stati Uniti, la più popolosa della Carolina Meridionale, capoluogo della contea omonima, situata a circa 32°47′ N. e 79°56′ O.; è nello stesso tempo uno dei porti più importanti della sezione meridionale delle coste atlantiche degli Stati Uniti; sorge su una bassa penisola fra i fiumi Ashley e Cooper a 11 km. dall'Oceano.
La temperatura media annuale è di 18°,9; quella invernale di 10°,6; quella estiva di 27°,2. La quantità media annuale delle precipitazioni è di 1360 mm.; ogni mese si presenta piovoso: ma il periodo più umido è quello estivo (massimo in luglio con 188 mm.; minimo in novembre con 76 mm.).
La città contava, nel 1790, 16.359 ab.; nel 1850, 42.985; nel 1900, 55.807; nel 1910, 58.833; nel 1920, 67.957; nel 1928 (calcolo) 75.900. Nel 1920 i Bianchi costituivano il 52,4%, i Negri il 47,6%. Charleston ha notevole importanza economica. Le relazioni commerciali sono attive soprattutto con le due Caroline, con la Georgia, il Kentucky, il Tennessee e l'Alabama; il retroterra economico abbraccia geograficamente la parte sud-est della Confederazione: i generi di maggior traffico sono carbone, cotone (fibra e semi), fertilizzanti, legname, ecc. Charleston è servita a numerose linee ferroviarie.
La città si è sviluppata all'estremità della penisola. Il porto ricco di banchine e di moli, utilizza soprattutto la foce del Cooper, tra le isole Drum e Shutes Folly.
Charleston è una delle città più antiche degli Stati Uniti: il suo nucleo primitivo risale alla seconda metà del sec. XVII; ha avuto parte importante nella guerra dell'indipendenza e in quella di secessione; soffrì molto per il terremoto del 31 agosto 1886.
Bibl.: Powell, Historic Towns of the Southern States, New York 1900; Ravenel, Ch., the place and the people, New York 1905; The Ports of Ch., S.C. and Wilmington, N.C., War Department-Corps of Engineers, U.S. Army and U.S. Shipping Board, Port Series, n. 9, Washington 1925.
L'azione di Charleston. - Al tempo della guerra di secessione Charleston fu il centro della resistenza degli stati del Sud e sostenne per più di quattro anni gli attacchi dei nordisti (1861-1865).
Sullo scorcio del 1862, gran parte della costa atlantica era di nuovo nel raggio di azione dell'Unione. Nel seguente aprile i nordisti procedettero a lunghi preparativi per riconquistare il forte Sumter, chiave di difesa di Charleston, che era situato su̇ll'isola Morris e dominava tutta la rada. I sudisti lo tenevano dal 13 aprile 1861. Il 7 aprile 1863 il contrammiraglio Dupont, scortato da sette monitori e da una cannoniera, assalì vigorosamente il forte. La nave ammiraglia non poté entrare in azione, mentre le altre poterono proseguire, ma soffrirono il fuoco di numerose batterie. Scartato, a causa degli ostacoli sommersi, il tentativo di risalire i canali sino alla città, e dopo un aspro combattimento di due ore l'ammiraglio Dupont fu costretto ad alzare il segnale della ritirata.
Una successiva azione venne compiuta qualche mese dopo dalla squadra, e l'assedio durò varî mesi riducendo in rovina il forte Sumter che i nordisti non poterono prendere. Un cannone gigantesco gettò mitraglia fin dentro alla città di Charleston distante 10 chilometri, ma ben tosto scoppiò. È questo il primo esempio di impiego di cannone di grossissimo calibro. I sudisti, costretti a sgombrare i forti, costruirono trinceramenti per ritardare l'approccio verso Charleston. Dopo notevoli sacrifici di vite umane, di navi e di materiale, nel 1865 si venne alla cessazione delle ostilità e alla pace.