VILDRAC, Charles
Poeta francese, nato nel 1882 a Parigi, dove si sono stampate tutte le sue opere. I suoi primi volumi furono di liriche: Poèmes (1905); Images et mirages (1908, editi dal gruppo dell'Abbaye, v.); Livre d'amour (1910). Seguirono le Notes sur la technique poétique (1911, in collaborazione con suo cognato Georges Duhamel, v.); i poemetti in prosa, o "novelle", intitolati Découvertes (1912), che contengono anche una piccola commedia, L'indigent; e altre commedie: Paquebot Tenacity (3 atti, messi in scena da J. Copeau al Vieux-Colombier nel 1919); Michel Auclair (3 atti, 1922); Le pélerin (i atto, 1922); La brouille (3 atti, 1928); La discorde (3 atti, 1930). Altro suo volume di liriche sono gli Chants du désespéré (1921).
Interprete di certi ideali d'un mite umanitarismo pacifista in cui molta Francia parve compiacersi, specie nella estrema stanchezza succeduta alla guerra mondiale, il V., dopo essere stato al fronte francese e italiano durante la guerra, partecipò per qualche tempo con A. France, con H. Barbusse, con R. Rolland, ecc., a quel gruppo Clarté che si costituì col proposito di adunare gl'intellettuali a una sorta di crociata umanitaria contro la "barbarie" degli esasperati nazionalismi. Come G. Duhamel, egli professa la teoria che la felicità della vita è nel possesso, che possedere significa conoscere, e che per conoscere bisogna amare. Di qui la tenera attenzione di questo poeta, che scrive in umile prosa, verso i fatti anche minimi dell'esistenza umana, tutti, a parer suo, degni di poema e di dramma; di qui la sua scoperta della poesia nelle cose senza poesia; la sua convinzione, cantata con voci estremamente sommesse, che l'uomo, reso nemico all'altro uomo da circostanze esteriori, sarebbe naturalmente, radicalmente buono; di qui infine la sua fede, mestamente ottimistica, nell'opera risanatrice di questa terrena, laica bontà. Piccolo e delicato artista, le sue note assai esili hanno bisogno d'un'intimità non facile a conseguirsi in teatro. Le sue commedie, così dolcemente grige, in Francia hanno sempre trovato adeguata comprensione d'interpreti e di spettatori; ma in Italia - dove Tenacity fu messo in scena da D. Niccodemi, Il pellegrino da L. Pirandello, e Acque torbide (La brouille) da Uberto Palmarini - non hanno incontrato successo se non di critica.