DARWIN, Charles Robert
Naturalista, nipote di Erasmus D. (v.), nato il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury (Shropshire), morto a Down (Kent) il 12 aprile 1882. Dopo aver compiuto, a sedici anni, i corsi secondarî in un collegio della sua città natale, il D. fu mandato, nell'ottobre del 1825, all'università di Edimburgo a studiarvi medicina. Vi restò due anni, ma poi il padre, essendosi accorto che egli non mostrava alcuna tendenza per quella, lo indusse a intraprendere la carriera ecclesiastica. Entrato, così, nel 1827 al Christ's College di Cambridge ne uscì dopo tre anni col grado di magister artium.
Ma ben altra carriera che quella di pastore evangelico attendeva il D. e a questa egli era ben preparato. Già egli aveva una mente in cui, salvo la fantasia poetica, viveva tutta la grande mente dell'avo Erasmus, lo stesso, ma più metodico, spirito di osservazione, lo stesso entusiastico amore per la natura. E la cultura se l'era fatta da sé, leggendo molti libri, raccogliendo insetti, notando nelle sue cacce i costumi degli uccelli (che pure aveva appreso a imbalsamare), facendo anche alcune osservazioni sugli animali marini, frequentando amici che si occupavano di scienza. Soprattutto gli fu di grande giovamento la conoscenza, fatta a Cambridge, del botanico Henslow, il quale lo persuase, nel 1831, ad avviarsi allo studio pratico della geologia, ciò che il D. fece tosto accompagnando il Sedgwich in una sua esplorazione geologica del Nord del Paese di Galles. E fu appunto per l'aiuto del Henslow che egli poté imbarcarsi sul Beagle e compiere quel celebre viaggio che, come egli dice, decise di tutto il suo avvenire.
L'ammiragliato inglese aveva affidato al brick Beagle la missione di completare lo studio delle coste della Patagonia e della Terra del Fuoco, di rilevare i piani della costa del Chile, del Perù e di alcune isole del Pacifico e infine di fare una serie di osservazioni cronometriche intorno al mondo. Il comandante (Fitz-Roy) desiderava aver a compagno un naturalista; il D., sollecitato dal Henslow, accettò il posto. Il 27 dicembre 1831 il Beagle lasciava il porto di Devonport. In questo viaggio il D. poté visitare le Isole del Capo Verde, quindi da Rio de Janeiro e da Bahía fare qualche lunga escursione nell'interno del Brasile e poi, nei due anni in cui il Beagle perlustrò tutta la costa a sud di Montevideo, soffermarsi in molti punti di tale costa e compiere lunghissime, talora pericolose, peregrinazioni nella Pampa e nei piani della Patagonia. Visitò anche le Isole Falkland e la Terra del Fuoco (rischiando anche, presso al Capo Horn, di naufragare nella tempesta) e poi, sul Pacifico, le Isole Chiloé e Chonos e tutta la costa del Chile e del Perù su fino a Callao, facendo molte soste e internandosi profondamente nel retroterra fin sulle Ande (attraversandole anzi fra Valparaiso e Mendoza), e infine poté esplorare minutamente l'arcipelago delle Galápagos. Del resto del viaggio è da ricordare soprattutto una fermata di 12 giorni all'isola coralligena (atollo) di Keeling nell'Oceano Indiano, sulla quale il D. poté per la prima volta controllare sul vero quella sua teoria sulle isole madreporiche ad anello che durante il viaggio egli aveva teoricamente tracciata. Finalmente, dopo aver dovuto dall'Ascensión tornare ancora una volta a Bahía, dove il Beagle doveva concludere le sue osservazioni cronometriche, il D. sbarcava (il 5 ottobre 1836) a Falmouth.
Da tale viaggio il D. riportò interessantissime raccolte e un voluminoso diario, già ben ordinato e zeppo di osservazioni, soprattutto zoologiche e geologiche.
Dopo una sosta di qualche mese a Cambridge, dove erano raccolte le sue collezioni, il D. andò a stabilirsi (7 marzo 1837) a Londra dove rimase cinque anni e mezzo, vivendo in stretto contatto con quel mondo scientifico, e, al termine dei primi due, sposò la cugina Emma Wedgwood. Ma poi le condizioni di salute del D. incominciando ad essere, a intervalli, meno soddisfacenti gli consigliarono di ritirarsi (ottobre del 1842) nel piccolo villaggio di Down (Kent) e in quel romitaggio egli dimorò, salvo brevi interruzioni, sino alla morte.
Già nei primi mesi di Londra aveva cominciato a prender note sulla questione dell'origine delle specie: durante il suo viaggio tre cose avevano soprattutto attratto la sua attenzione su tale problema: aveva egli stesso esumati i resti fossili di un gigantesco armadillo (Mylodon) in quella medesima pampa ove vivono gli armadilli attuali; aveva constatato l'ordine secondo il quale forme fra loro affini di animali si succedevano a misura che egli s'inoltrava dal Nord al Sud; aveva rilevato il carattere sudamericano degli animali del remoto arcipelago delle Galápagos e specialmente il modo col quale specie fra loro affini differiscono dall'una all'altra delle sue isole. Gli parve chiaro che tutto ciò non si potesse spiegare altrimenti che con la supposizione che le specie lentamente si modificano. L'idea era certo rimasta latente nella sua mente dalla lettura degli scritti dell'avo Erasmus e di Lamarck ma in lui essa sorse come direttamente suggerita dai fatti. Alla sua mente positiva parve che non dovesse avere gran peso lo stabilire che le specie si erano modificate, che di ciò si dovesse invece cercare una spiegazione e che questa fosse tale da dar ragione di quei mirabili adattamenti che fanno così naturalmente pensare a una creazione diretta delle singole specie. L'aver molto vissuto fra i campi gli suggerì subito che la chiave di tale spiegazione la dovessero dare soprattutto le variazioni che ci sono presentate dalle piante coltivate e dagli animali domestici, dalle quali variazioni coltivatori e allevatori hanno tratto nuove forme assai dissimili dalle prime, e ben presto egli si rese conto che tali nuove forme erano state ottenute mediante la selezione artificiale cioè scegliendo sempre, per lunghe generazioni, come riproduttori quegl'individui che presentavano più sviluppati gli accenni dei caratteri nuovi che si volevano ottenere. Ma esisteva in natura una scelta paragonabile a questa artificiale dell'uomo? Qui il D. fu soccorso dalla lettura del celebre libro di Malthus sulla popolazione; essa gli suggerì il concetto di una "scelta naturale" che avveniva come necessario risultato della lotta (o concorrenza) vitale, dovendo in questa prevalentemente sopravvivere, trasmettendo i proprî caratteri alla prole, quegl'individui che avevano variato in modo adatto. Così il O. aveva già da allora fissato le linee generali della sua dottrina.
Frattanto in quei primi anni dal suo ritorno, il D. aveva, tra l'altro, pubblicato (1839) nella relazione ufficiale sulla spedizione del Beagle quel Journal of Researches che nelle edizioni successive, sotto il titolo di Viaggio di un naturalista intorno al mondo. ebbe un'ampia diffusione ed è uno dei più istruttivi e interessanti libri di tal genere che mai siano stati scritti. Aveva pure pubblicato (1842-46) gli studî di geologia e geografia fisica da lui compiuti durante il viaggio, uno dei quali (1842) era dedicato a quella sua geniale teoria sulle formazioni madreporiche e specialmente sugli atolli che fu subito accolta, anche da coloro che, come il Lyell, avevano dapprima sostenuto al riguardo idee differenti.
Al termine di questo primo periodo (nel 1846) il D., ormai definitivamente stabilito a Down, si dedicò allo studio morfologico e sistematico dei crostacei cirripedi (la dissezione di taluno di essi durante il viaggio lo aveva profondamente interessato) e con otto anni di lavoro, pur interrotto da frequenti malattie, ne trasse una classica monografia in due volumi (1851 e 54) e due volumi minori sulle specie fossili. Compiuto questo lavoro il D. aveva finalmente impreso (1856) a scrivere una grossa opera sulla teoria dell'origine delle specie. Due anni dopo, il celebre naturalista A. Russel Wallace dalla Malesia, dove allora si trovava, gl'inviò pregandolo di farlo pubblicare, un breve saggio in cui esponeva proprio quella medesima teoria della scelta naturale alla quale era giunto tanti anni prima il D. Pressato dagli amici il D., benché riluttante (gli pareva, e in nessun modo avvenne, che il Wallace dovesse accusarlo di scorrettezza), condensò in un breve scritto preliminare l'essenziale della sua teoria e, nel luglio 1858, presentò contemporaneamente i due scritti alla Linnean Society, nel cui Journal (vol. III) essi vennero) pubblicati. L'anno successivo (1859) il D. pubblicò quel suo volumetto sull'origine delle specie che segnò un'epoca nella storia delle scienze biologiche. A quest'opera si riconnette quella, molto maggiore, sulle Variazioni degli animali e delle piante allo stato domestico (1868), la cui redazione costò ancora al D. sette anni di lavoro (in essa è pure esposta un'ipotesi provvisoria della pangenesi che egli aveva escogitato per spiegare il fenomeno dell'eredità). Vi si ricollega pure l'opera sull'origine dell'uomo (1871), contenente anche una teoria sulla scelta sessuale la quale doveva spiegare l'origine dei caratteri sessuali secondarî nell'uomo e negli animali; e vi si ricollega ancora l'opera sull'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali (1872), la quale è come un capitolo, particolarmente interessante, dell'opera precedente.
Fuori di questa serie evoluzionistica stanno ancora, oltre a molti scritti minori, altre opere importanti, in buona parte sperimentali, alle quali servirono soprattutto come materiali di studio le piante; opere, del resto, interessanti pure per le teorie evolutive, perché in esse sono studiati certi aspetti del fenomeno dell'incrocio e soprattutto taluni mirabili adattamenti, del quali appunto la teoria della scelta naturale avrebbe dovuto spiegare la genesi. Di queste una, che indaga i varî artifizî mediante i quali le orchidee vengono fecondate dagl'insetti, data già dal 1862; le altre appartengono agli ultimi dieci anni di vita del D. e sono (1876) un'edizione rielaborata d'un suo antico scritto sui movimenti delle piante rampicanti, il volume sulle piante insettivore e quello sugli effetti della fecondazione incrociata e propria nel regno vegetale; un volume (1877) sulla presenza di differenti forme di fiori su piante della medesima specie e un altro (1880), in collaborazione col figlio Francis, sulle facoltà motrici delle piante. Al penultimo anno della sua vita appartiene ancora il volumetto sulla formazione dell'humus, per opera dei lombrichi, che è un rifacimento, con nuove osservazioni, d'un suo breve scritto datante già dal 1837. Fu questo l'ultimo lavoro del D.
Anche a prescindere dalla sua teoria sull'evoluzione il D. rimane pur sempre un grande naturalista. Quanto alla teoria generale dell'evoluzione, alla quale soprattutto egli dovette la sua fama l'idea, è vero, non era nuova, ma essa era rimasta senza eco, ed egli ne fece un ben documentato corpo di dottrina. La parte veramente originale dell'opera evoluzionistica del D. è costituita dalla sua teoria della scelta naturale (v. evoluzione).
Come carattere il D. fu ammirevole. Non spinto da bisogno né da ambizione, spesso prostrato da malattia, egli lavorò entusiasticamente per tutta la vita. In tutta la sua opera traspira una modestia, un'equanimità, uno scrupolo della verità che gli attrassero vive simpatie e dagli avversarî gli ottennero il rispetto. Sentì intensamente gli affetti famigliari, ed ebbe profonda simpatia per tutti gli esseri viventi, uomini, animali e piante. La sua primitiva fede aveva in ultimo ceduto il posto a un vago agnosticismo.
Opere principali: Journal of Researches (1839), dalla 3ª ed. prende il titolo: A naturalist's voyage; The structure and distribution of coral-reefs (1842); On the origin of species (1859); The variation of animals and plants under domestication (1868); The descent of man (1871); The expression of the emotions in man and animals (1872); The various contrivances by which orchids are fertilized by insects (1877); The movements and habits of climbing plants (1875); Insectivorous plants (1875); The effects of cross- and selffertilisation (1876); The different forms of flowers (1877); The power of movement in plants (con Fr. Darwin, 1880); The formation of vegetable mould (1881); tutte pubblicate a Londra e più volte ristampate.
Trad. italiane: I movimenti e le abitudini delle piante rampicanti, Torino 1878; Le piante insettivore, Torino 1878; I diversi apparecchi col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti, Torino 1883; Le diverse forme dei fiori in piante della stessa specie, Torino 1884; Sulla struttura e distribuzione dei banchi di corallo e delle isole madreporiche, Torino 1888; Variamone degli animali e delle piante allo stato domestico, Torino 1914; L'espressione dei sentimemi nell'uomo e negli animali, 2ª ed., Torino 1914; Sull'origine della specie per selezione naturale, nuova ed., Milano 1924; Viaggio di un naturalista intorno al mondo, Milano 1925; L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso, nuova ed., Milano 1925, ecc.
Bibl.: Opere essenziali sono: F. Darwin, Life and letters of C. D., 3ª ed., Londra 1887 (trad. fr. di H.C. de Varigny, La vie et la correspondance de Ch. D. avec un chapitre autobiogrpaphique, Parigi 1888); L. Huxley, Ch. D., Londra 1921; E. B. Poulton, Ch. D. andh the Theory of natural Selection, Londra 1896; G. J. Romanes, D. and after D., Londra 1892-97. Biografie italiane di C. D. furono scritte da M. Lessona (Roma 1893); A. Alberti (Bologna 1909); P. Lioy (Milano 1904); G. Canestrini (Padova 1882); J. C. Moleschott (Torino 1882); L. Montemartini (Pavia 1924) e altri.