DUMOULIN, Charles (Molinaeus)
Multiforme figura di giureconsulto, ugualmente celebre per i contributi alla formazione del diritto civile francese, per la critica erudita dei testi del diritto canonico, e per la battagliera partecipazione alla lotta religiosa e giurisdizionalista del suo paese. Nato nel 1500 a Parigi, lettore di diritto a Orléans a poco più di vent'anni, tentò subito dopo l'avvocatura al parlamento di Parigi; ma le doti personali meglio lo destinavano alla vita scientifica. Convertitosi nel 1542 al calvinismo, poi al luteranesimo, fu da allora bersaglio dell'avversione dei calvinisti non meno che di quella dei cattolici. Esule in Germania, insegnò a Tubinga, poi a Strasburgo. Celebri le lezioni da lui più tardi tenute a Dôle. Tenne pure la cattedra di Besançon. Reduce a Parigi nel 1557, riprendeva, con gli scritti, la lotta contro la Curia romana, combatteva in un famoso libro la recezione dei canoni del concilio di Trento, e cercava d'impedire la fondazione delle scuole dei gesuiti. Sul punto di morte (27 dicembre 1566) pronunciò una ritrattazione la cui spontaneità è variamente valutata.
Opere: La più completa edizione è quella di Parigi 1681, voll. 5 in-folio. (Essendo i suoi scritti messi all'Indice, venne citato in Italia con lo pseudonimo di Gaspare Caballinus). Di lui, romanista, rimasero famose la Extricatio labyrinthi dividui et individui (Opere, ed. cit., III, p. 89) su cui riposa la teoria delle obbligazioni divisibili e indivisibili accettata dal Code civil (art. 1217-1233) e le lectiones Dolanae sulla surrogazione. Ma fu specialmente per i suoi scritti di diritto consuetudinario francese che si poté misurare l'originalità e fecondità della sua opera. Classico il commentario alle consuetudini di Parigi, che fece testo pel diritto feudale. Precorrendo i tempi, propose di condurre a unità le varie consuetudini della sua patria (Oratio de concordia et unione consuetudinum Franciae, Opere, II, p. 690). In questo campo egli, come il d'Argentré, ebbe autorità quasi di legislatore, e le modificazioni introdotte dopo la sua morte nelle consuetudini di Parigi e di Bretagna corrispondono in massima a critiche sue. Infine, come canonista, diede un'edizione del Decreto di Graziano (Lione 1554) che è un primo avviamento alla critica del testo, con osservazioni sulla glossa del medesimo, dove con argomenti storici si attacca da più punti l'interpretazione tradizionale. Restano anche famosi il Commentarius ad Edictum Henrici II contra parvas datas et abusus Curiae Rom. (Basilea 1552) e il Conseil sur le fait du Concile de Trent (Lione 1564).
Bibl.: J. Brodeau, Vie d. Maître Ch. d. M., Parigi 1654; Aubépin, in Revue critique de droit, III, 603, 778, IV, 27, 261.