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de Gaulle, Charles

di Massimo L. Salvadori - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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de Gaulle, Charles

Massimo L. Salvadori

Un generale con il culto della grandezza della Francia

Nessun francese nel 20° secolo ha sentito al pari di Charles de Gaulle il culto della Francia, alla cui grandezza ha dedicato la vita da quando era un giovane ufficiale fino a che divenne il capo del suo paese e uno dei maggiori leader politici mondiali. Univa la forza del sentimento, l'idealismo, il coraggio a una mente lucida e all'inflessibile determinazione nell'azione. Negli anni bui seguiti alla sconfitta della Francia nel 1940 a opera della Germania nazista, fu l'eroe della riscossa nazionale

Un indomito generale che non accetta la sconfitta

De Gaulle nacque nel 1890 a Lilla e morì a Colombey-les-Deux-Églises nel 1970. Ufficiale di carriera, nella Prima guerra mondiale era stato fatto prigioniero nel 1916. Divenuto colonnello, nel periodo tra le due guerre mondiali ebbe l'acutezza di comprendere come in un conflitto futuro un ruolo decisivo avrebbe avuto l'azione combinata di massicce formazioni di carri armati, protese allo sfondamento, con l'aviazione; ma le sue proposte di riorganizzare in tal senso l'esercito francese rimasero inascoltate, così che nel 1940 la Francia soccombette rapidamente ai Tedeschi, i quali avevano adottato proprio quella tattica. Non accettando la sconfitta, dopo la costituzione del governo francese collaborazionista del maresciallo Henri-Philippe-Omer Pétain, de Gaulle si rifugiò a Londra; da qui, semplice generale di brigata, il 18 giugno 1940 lanciò un appello ai Francesi esortandoli alla lotta a fianco della Gran Bretagna. Fondò il movimento della Francia libera e divenne il leader del Comitato di liberazione nazionale. Entrato da trionfatore a Parigi il 26 agosto 1944, fu nel 1944-45 il capo dei primi governi provvisori, rassegnando però le dimissioni quando un suo progetto di riforma costituzionale diretto a rafforzare i poteri dell'esecutivo venne respinto. Diede quindi vita a un movimento politico, il Rassemblement du peuple français (1947), ma, trovandosi isolato, lo sciolse poco dopo per ritirarsi a vita privata.

In politica estera fu un acceso nazionalista; egli riteneva che alla Francia spettasse un ruolo propulsore all'interno dell'Europa. Di fronte alla soverchiante potenza degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, accettò l'idea della necessità che l'Europa, indebolita e divisa, procedesse cautamente nella direzione di un'integrazione tra gli Stati in grado un giorno di unire la sua parte occidentale anche a quella orientale: dall'Atlantico agli Urali.

Dalla crisi algerina alla presidenza della Repubblica

Nel 1958 la Francia era caduta in una crisi senza via di uscita per il precipitare della situazione in Algeria, dove il tentativo di sconfiggere le forze dell'insurrezione anticolonialista stava naufragando. In questa situazione di tensione de Gaulle tornò trionfalmente al potere e fece varare una nuova costituzione che, con la sanzione di un referendum popolare, portò alla nascita della Quarta repubblica, basata sul ruolo primario del presidente. Respinti i propositi di rivincita dei colonialisti, fondato un suo partito e vinte le elezioni, alla fine dell'anno de Gaulle fu eletto presidente. Quindi avviò le trattative che condussero nel 1962 all'indipendenza dell'Algeria. Restò al potere fino al 1969. In politica estera fu critico verso l'intervento americano in Vietnam, firmò nel 1962 un trattato di cooperazione con la Germania federale in uno spirito di riconciliazione con il vecchio nemico, auspicò la formazione in prospettiva di un'Europa delle patrie in autonomia dalle superpotenze. Allorché nel 1968 scoppiò il grande movimento di contestazione operaia e studentesca, l'affrontò con decisione: da un lato promise riforme, dall'altro indisse nuove elezioni che furono per lui un successo. Ma, dopo che nel 1969 un suo progetto di riforma istituzionale era stato respinto da un referendum popolare, reagì ritirandosi definitivamente dalla vita politica e lasciando la guida del movimento da lui avviato, quello gollista, a Georges Pompidou, che venne eletto presidente della Repubblica.

Vedi anche
gollismo Indirizzo politico francese nato all’indomani della Seconda guerra mondiale e ispirato da C. De Gaulle. Originato dalla crisi della vita parlamentare durante la IV Repubblica francese, il gollismo si è caratterizzato in politica estera come opposizione al sistema mondiale fondato sull’equilibrio delle ... Algeria Algeria Stato dell’Africa settentrionale. Affacciato sul Mediterraneo, confina a E con Tunisia e Libia, a S con Niger e Mali, a SO con la Mauritania, a O con il Marocco (in parte con il Sahara Occidentale, di fatto incorporato nel Marocco, ma  autoproclamatosi indipendente). 1. Caratteri fisici Il territorio ... Francia Stato dell’Europa centro-occidentale; abbraccia quasi interamente la regione geografica francese, compresa fra i Pirenei a S, la parte più accidentata ed elevata della catena alpina a SE, la valle del Reno a NE e il mare sugli altri lati: l’oceano Atlantico a O, il Canale della Manica a N e il Mediterraneo ... Jacques-René Chirac Chirac ‹širàk›, Jacques-René. - Uomo politico francese (n. Parigi 1932). Deputato all'Assemblea nazionale dal 1967, ministro dell'Agricoltura nel 1972-74 e degli Interni nel 1974, fu primo ministro dal 1974 al 1976. Segretario generale dell'Union des démocrates pour la république (1974-76), presidente ...
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    (App. II, 1, p. 763; III, 1, p. 712; per riferimenti più ampi alla politica francese v. francia: Storia, in questa App.) Enrico Decleva Presidente della Repubblica francese, morto a Colombey les Deux-Églises il 10 novembre 1970. Conclusi nel settembre 1961 degli accordi di Evian, che ponevano finalmente ...
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Vocabolario
de
de 〈dé〉 prep. [lat. de]. – Forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune,...
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
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