BATTEUX, Charles
Letterato francese, nato il 7 maggio 1713 a Alland'huy presso Reims e morto a Parigi il 14 luglio 1780. Studioso di temperamento enciclopedico e scrittore poligrafo nel miglior senso della parola, non restò chiuso nella pura ricerca erudita; e per il suo sforzo di assurgere a una personale interpretazione dei problemi dell'arte esercitò un influsso non trascurabile sulle idee estetiche del suo tempo. Professore di filosofia greca e latina al Collège de France, dopo di essere stato insegnante d'umanità nel Collegio di Lisieux e poi di rettorica nel Collegio di Navarra, iniziò le sue lezioni con un discorso De gustu veterum in studiis litterarum retinendo (1750), che è tutto un inno all'antichità: con uno studio su La morale d'Épicure tiréé de ses propres écrits (1758) contribuì efficacemente a diffondere una più esatta conoscenza del pensiero del filosofo greco; e anche la sua Histoire des causes premières (1769), per l'intonazione polemica, sollevò discussioni, tanto che sembra essere stata non ultima causa della soppressione della sua cattedra. La sua maggior rinomanza dovette il B. tuttavia ai suoi scritti letterarî: il Parallèle de la Henriade et du Lutrin (1746), che provocò le ire del Voltaire; la traduzione di Orazio (1750), il Traité de la construction oratoire (1763); il Cours de belles lettres (5 voll., 1765), i Principes abrégés de littérature (6 voll., 1777: ristampa ampliata del Cours, che ebbe larghissima diffusione specialmente nel mondo della scuola: ultima ediz. 1861). Del Cours e dei Principes fa parte quel Traité des beaux arts réduits à un seul principe (1746), che, fatto oggetto di una aggressiva critica del Diderot nella Lettre sur les sourds et muets (1751), divenne nondimeno una delle evidenti fonti degli articoli d'estetica nella Grande Enciclopédie (v. ad es. Poésie, Poésie lyrique, Poème philosophique ecc.) e rapidamente estese la fama del B. anche fuori dei confini della Francia: scelto dal Gottsched ad argomento delle sue lezioni, tradotto dal Ramler, nuovamente tradotto e commentato e rielaborato da A. F. Schlegel, discusso dal Mendelssohn, apprezzato dallo stesso Lessing, il Traité ebbe difatti in Germania una lunga fortuna, a cui soltanto la stroncatura del Herder nel 1772 mise fine. L'idea centrale del trattato è che l'arte debba essere "imitazione" soltanto della "natura bella"; ma il concetto di tale "bellezza" non è ulteriormente determinato e chiarito, e sostanzialmente il B., che delle poetiche di Aristotele, di Orazio, del Vida e del Boileau curò anche un'edizione con traduzione e commento (1771), resta sul terreno del classicismo. Al sentimento è attribuito, nel giudizio estetico, un valore nuovo, e il classicismo a cui il B. mira è "quello di un paesaggio del Poussin o di Claude Lorrain"; nel "merveilleux chrétien", malgrado il grande rispetto che professa "pour les idées de M. Despréaux", il B., sacerdote, dichiara che si può trovare "la source des plus sublimes beautés", secondo quanto è "persuasion commune des peuples pour qui on écrit" (Principes de litt., II, 3, De l'épopéé, L., 6); e anche qualche altro vago accenno preromantico non manca; ma lo sforzo di superare l'insufficienza dell'estetica classicistica è rimasto, nell'insieme, pura intenzione.
Bibl.: Dupuy, Éloge de b., in Mémoires de l'Acad. des Inscriptions, 1793; E. v. Danckelmann, Ch. B., sein Leben und sein ästhetisches Lehrgebäude, Rostock 1902; M. Schenker, Ch. B. und seine nachahmungstheorie in Deutschland, Lipsia 1909.