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TOCQUEVILLE, Charles-Alexis-Henri-Maurice Clérel de

di Giorgio CANDELORO - Enciclopedia Italiana (1937)
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TOCQUEVILLE, Charles-Alexis-Henri-Maurice Clérel de

Giorgio CANDELORO

Storico e uomo politico francese, nato a Verneuil (Seine-et-Oise) il 29 luglio 1805, morto a Cannes il 16 aprile 1859. Apparteneva ad antica famiglia normanna; seguì gli studî giuridici ed entrò nella magistratura. Nel 1831 si recò negli Stati Uniti incaricato di studiarvi il sistema penitenziario e vi si trattenne un anno circa. Durante questo soggiorno studiò attentamente il sistema politico e la vita sociale del paese. Nel 1835 pubblicò la prima parte dell'opera De la Démocratie en Amérique, nella quale studiava la costituzione e le forme della vita politica americana prendendone occasione per considerazioni generali sulla tendenza della società moderna verso la democrazia. Questo carattere è più accentuato nella seconda parte, pubblicata nel 1840, che può dirsi una serie di riflessioni sulla democrazia tratte dall'esperienza americana e francese del tempo. Eletto deputato nel 1839, militò nell'opposizione costituzionale contro il governo del Guizot. Dopo la rivoluzione di febbraio, deputato all'Assemblea costituente, fu della maggioranza moderata e aderì al regime repubblicano. Sebbene ostile a Luigi Napoleone, accettò, nel giugno del 1849, il portafoglio degli Esteri nel ministero presieduto dal Barrot. Tentò allora di rialzare il prestigio della Francia tenendo una via di mezzo fra la reazione e la rivoluzione, appoggiandosi all'Inghilterra contro la Russia e l'Austria e cercando di favorire, nei paesi ancora agitati, i partiti liberali e moderati. Questo programma doveva fallire nella questione di Roma: invano egli tentò, dopo la caduta della Repubblica Romana, di indurre il governo pontificio a concedere una serie di riforme e invano tentò di riacquistare alla Francia le simpatie dei liberali. Il presidente allora, approfittando di queste difficoltà, sconfessava la politica del ministero con un messaggio all'Assemblea e lo costringeva alle dimissioni il 30 ottobre 1849. Ritiratosi dagli affari, Tocqueville si recò a Sorrento, dove scrisse i suoi Souvenirs, rimasti inediti fino al 1893, nei quali con grande vivacità passa in rassegna quei due anni fortunosi ed esprime un severo giudizio sulla rivoluzione del'48. Tornato in Francia, partecipò alle ultime lotte fra l'assemblea e il presidente. Dopo il 2 dicembre si ritirò definitivamente a vita privata e tornò agli studî. La dura esperienza di quegli anni lo aveva spinto a riflettere sulla rivoluzione francese: nel 1856 pubblicò la prima parte de L'Ancien régime et la Révolution, opera che segna una tappa fondamentale nello sviluppo della storiografia sulla rivoluzione, nella quale per la prima volta viene chiaramente svolta l'idea della continuità fra la vecchia e la nuova Francia e la rivoluzione è vista come coronamento di un processo secolare di unificazione e di livellamento. Lavorava assiduamente alla seconda parte, di cui ci restano alcuni frammenti pubblicati postumi, quando lo colse la morte.

T., prima che un pensatore politico, è uno storico. Osservatore minuto e profondo, egli trae dall'esperienza storica alcuni principî generali che sono alla base del suo pensiero: anzitutto la tendenza irresistibile dell'umanità verso l'eguaglianza assoluta delle condizioni; in secondo luogo l'allargamento progressivo della sfera d'azione del potere statale, che tende ad affermare e a controllare sempre più tutta la vita dell'individuo. Questi due, fatti gli appaiono inevitabili; egli li scorge ovunque volga lo sguardo: in Francia come in America; nell'antico regime come nella rivoluzione. Ma egli non si limita a queste pure constatazioni, non si adagia nella semplice accettazione di questi fatti, che ne farebbe un determinista; proclama invece che, accanto a queste tendenze, diremo così, naturali, c'è nell'uomo il sentimento della libertà, tendenza morale che può superare il moto istintivo della società verso il livellamento e l'accentramento e avviare alla costituzione della democrazia e dello stato liberale. È questo il punto essenziale del pensiero del T.; l'elaborazione costituzionale e giuridica, prevalente negli altri pensatori liberali è in lui secondaria. Egli è dominato da un problema nuovo, al tempo stesso politico e sociale, ed ha un senso vivissimo della complessità delle forze che agiscono nella storia. Tutto questo dà al suo pensiero una grande concretezza, e gli permette di elevarsi a un superiore concetto della libertà, intesa da lui come forza positiva, che impone dei doveri più che dei diritti e quindi trova la sua più pura estrinsecazione nello stato. A questa nuova impostazione del problema non corrisponde però un adeguato svolgimento di esso, poiché T. continua a servirsi degli elementi già elaborati dal pensiero liberale precedente inglese e francese. D'altra parte l'esperienza negativa, dal punto di vista liberale, della Seconda Repubblica e del Secondo Impero diede una venatura pessimistica al suo pensiero. Comunque T. esercitò una notevole influenza sui politici e sugli storici francesi della seconda metà del sec. XIX.

Ediz.: Du système pénitentiaire aux Ètats-Unis, Parigi 1832; Œvres complętes, voll. 9, ivi 1860-68; Souvenirs, ivi 1893; Correspondance entre A. de T. et A. de Gobineau, ivi 1909; La democrazia in America, trad. ital., voll. 3, Bologna 1932.

Bibl.: E. D'Eichtal, A. de Tocqueville et la démocratie libérale, Parigi 1897; R. P. Marcel, Essai politique sur A. de Tocqueville, ivi 1919.

Vedi anche
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Vocabolario
de’
de' de’ 〈dé〉 prep. – Forma tronca, di uso tosc. o letter., della prep. articolata dei.
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
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