Tocqueville, Charles-Alexis-Henri Clerel de
Pensatore e uomo politico francese (Verneuil, Seine-et-Oise, 1805 - Cannes 1859). Fu tra i maggiori esponenti del liberalismo (➔) ottocentesco.
Di nobile famiglia normanna, conseguita la licence in giurisprudenza, fu nominato (1827) giudice al tribunale di Versailles. Qui conobbe Gustave de Beaumont, insieme al quale seguì le lezioni di F. Guizot e si dedicò allo studio della storia d’Inghilterra (1828-29). A entrambi il ministero degli Interni affidò l’incarico di studiare l’organizzazione penitenziaria nordamericana: negli Stati Uniti e in Canada dal maggio 1831 al febbr. 1832, i due furono ricevuti dal presidente A. Jackson e agevolati nel loro compito. Rientrato in Francia, T. si dimise da magistrato e collaborò all’opera di Beaumont, Du système pénitentiaire aux États-Unis et de son application en France (1833). Decise intanto di scrivere sulla società americana: dopo due anni di lavoro fu così pubblicata l’opera De la démocratie en Amérique (1835; trad. it. La democrazia in America), che riscosse un grande successo, premiata dalla Académie française (1836). In questo periodo (1835-36) T. viaggiò frequentemente: si recò in Svizzera e, per due volte, in Inghilterra, dove conobbe W. Nassau senior e J.S. Mill, sulla cui rivista, The London and Westminster review, pubblicò il saggio Political and social condition of France (1836). Dopo lunga e faticosa stesura, apparve finalmente nel marzo 1840 il secondo libro della Démocratie en Amérique. Mentre il primo libro dell’opera intende mostrare l’influenza dello Stato sociale democratico – caratterizzato, cioè, dall’eguaglianza delle condizioni e dalla scomparsa delle distinzioni statiche per ordini – sulle istituzioni e sulla società politica, con metodo descrittivo, il secondo libro intende mostrare l’influenza dello Stato sociale democratico sulle idee, sui sentimenti, sui costumi, sulla società civile, con metodo sociologico. Tuttavia il vero oggetto dell’opera è più il destino della società occidentale che l’assetto della società americana. In entrambi i tomi traspare la medesima preoccupazione: che la composizione sociale atomistica, principale frutto dell’eguaglianza delle condizioni, favorisca irrimediabilmente, attraverso il diffondersi di un conformismo di massa, il sorgere di un governo dispotico e il progressivo svuotamento del concetto e della pratica della libertà politica.
Eletto alla Camera dei deputati per il collegio di Valognes (1839), T. vi fu confermato nelle elezioni del 1842 e del 1846. Nella sua attività parlamentare fu relatore della legge sull’abolizione della schiavitù, riferì sulla proposta di riforma carceraria, fu membro di una sottocommissione sulla questione algerina. T., schieratosi nell’ambito dell’opposizione costituzionale, mantenne larghi margini di autonomia: rimangono famosi i suoi discorsi sulla crisi del sistema politico francese e sull’imminenza della Rivoluzione. Nel frattempo entrò nella proprietà del Journal de commerce (1844), sulle cui pagine difese la propria linea politica. Caduto Luigi Filippo e proclamata la repubblica, T. fu eletto all’Assemblea costituente (apr. 1848). Partecipò alla stesura della nuova costituzione, ma le sue proposte (parlamento bicamerale, elezione indiretta del presidente, decentramento) non furono accettate; si pronunciò inoltre contro il «diritto al lavoro» e per la separazione dei poteri. Nominato da O. Barrot ministro degli Esteri (giugno 1849), T. perseguì una politica filoinglese e antiaustriaca: la sua azione diplomatica favorì la Turchia, la Svizzera e il regno di Sardegna (pace di Milano). Si dimise in seguito allo scioglimento del governo da parte di Luigi Napoleone (31 ott. 1849). Coinvolto nella lotta tra Luigi Napoleone e l’Assemblea costituente per la revisione dell’art. 45 della Costituzione sulla non rieleggibilità del presidente, ebbe troncata la carriera politica dal colpo di Stato del 2 dic. 1851: T. tentò una vana resistenza, fu arrestato e, subito dopo, rilasciato. Tra il 1850 e il 1851, in parte durante un soggiorno a Sorrento, aveva scritto i Souvenirs (pubblicati postumi solo nel 1893; trad. it. Ricordi), atto d’accusa contro la rivoluzione del 1849.
Dopo anni di ricerche, che lo portarono anche in Germania (1854), pubblicò (1856) L’ancien régime et la Révolution (trad. it. L’antico regime e la Rivoluzione), primo volume di un’opera più estesa sulla Rivoluzione francese (quest’ultima opera, il cui titolo avrebbe dovuto essere La Révolution, non vide mai la luce per la vastità e le difficoltà del compito e per le precarie condizioni di salute dell’autore). Nella Rivoluzione T. vede il compimento del processo di accentramento politico e amministrativo iniziato dall’antico regime. Ma nell’antico regime gli effetti deleteri di questo processo (la distruzione delle autonomie locali, la perdita della libertà che proviene dalla partecipazione alla conduzione degli affari pubblici, l’individualismo e l’amore per il benessere) erano parzialmente temperati dalla sommarietà e dalla rilassatezza dell’esecutivo. La Rivoluzione e l’Impero, invece, non offrono nessuna garanzia politica contro lo strapotere del governo centrale. La libertà politica – conclude T. – non può essere innestata sul tronco del centralismo, poiché essa necessariamente comporta un decentramento politico-amministrativo e l’esistenza di libere istituzioni.
Biografia