CHARES di Lindo (Χάρης)
Scultore greco, nato a Lindo, nell'isola di Rodi. Fu scolaro di Lisippo. Acquistò fama per aver eseguito in Rodi la colossale statua di Helios (il Sole), divinità protettrice dell'isola, fatta innalzare dagli abitanti per festeggiare la fine dell'assedio di Demetrio Poliorcete, nel 304 a. C. e di conseguenza la liberazione della città. La statua prese il nome di Colosso di Rodi (v.), ed era considerata una delle sette meraviglie del mondo. Era in bronzo riempito di pietre nella parte inferiore, perché maggiore ne fosse la stabilità. Vi furono molte notizie intorno ad esso nell'antichità, ed anche Plinio (Nat. hist., xxxiv, 41) ce ne dà una descrizione, derivata forse da Muciano: "Sopra tutto fu ammirato il colosso del Sole a Rodi, fatto da Ch. di Lindo, discepolo di Lisippo. Il simulacro era alto 70 cubiti [circa 32 m; secondo altre fonti (Schol. Luc., Icaromen., 12; Hyg., Fab., 223) 6o cubiti] che cadde a terra dopo 66 anni a causa di un terremoto; ma anche a terra è pur sempre una meraviglia. Pochi arrivano ad abbracciarne il pollice; le sue dita sono più grosse di molte statue; si aprono immense caverne dove le membra sono state rotte; e dentro si vedono sassi di gran mole, col peso dei quali l'artista aveva consolidato la massa durante la costruzione. Dicono che dodici anni sono stati impiegati per la sua costruzione e 300 talenti che si eran ricavati dalla vendita del macchinario bellico abbandonato davanti a Rodi dal re Demetrio stanco del prolungarsi dell'assedio". Il terremoto è avvenuto nel 224 a. C., e pertanto la data dell'erezione del Colosso è da porsi intorno al 290. Plinio (Nat. hist., xxxiv, 44) ricorda anche una testa colossale di bronzo, lavoro di Ch., dedicata nel Campidoglio dal console P. Lentulo nel 57 a. C.
Bibl.: Thieme-Becker, VI, 1912, p. 389 s.; G. M. A. Richter, The Sculpture and Sculptors of the Greeks, II ed., New Haven 1950, p. 293.