CH'IU CHU'U-CHI (ortogr. franc. K'ieou Tch'ou-ki)
Famoso religioso taoista cinese, di cognome Ch'iu, di nome personale Ch'u-Chi, di appellativo T'ung-mi. Assunse il nome di religione Ch'ang ch'un (perpetua primavera). Nacque nel 1148 d. C. a Ts'i-hsia (Shantung). Fu chiamato dal luogo del suo ritiro nello Shantung da Genghīz Khān, con un editto del 15 maggio 1219, di cui si conserva il testo in una traduzione cinese. Raggiunse l'imperatore vicino all'Hindu-Kush nel maggio 1222, poi, trascorsa l'estate a Samarcanda, tornò presso Genghīz Khān nel settembre a S. dell'Oxus e lo accompagnò nei suoi spostamenti fino a quando, nell'aprile 1223, lo abbandonò per tornare in Cina. Fu congedato l'11 aprile 1223 con un editto di cui si conserva il testo e con il quale tutti i conventi taoisti ove s'invochi il cielo per la longevità dell'imperatore sono esonerati da requisizioni e tasse. Nell'agosto 1223 un secondo editto conferì a Chang Ch'un la suprema autorità su tutti coloro che si sono ritirati dal mondo, in conventi non solo taoisti ma anche buddhisti in tutta la Cina.
Giunto a Pechino C. C. cercò di ottenere l'obbedienza dei conventi di religiose e religiosi buddhisti. Morì il 23 luglio 1227; fu sepolto nel Monastero della Nube Bianca ("Po Yün Kuan"), fuori della porta ovest di Pechino, che è ancor oggi il primo monastero taoista della Cina: in esso si celebra ogni anno, con grande affluenza di abitanti della città, il giorno della nascita di lui (19° del primo mese). Il discepolo di C. C., Li Chih-Ch'ang, che lo aveva accompagnato nelle sue lunghe peregrinazioni, scrisse nel 1228 la relazione del viaggio compiuto nel 1222-1223, importante per le notizie che ci dà sulla geografia dell'Asia centrale, nel sec. XIII. I viaggiatori europei del sec. XIX se ne sono utilmente serviti.
Bibl.: E. Bretschneider, Medieval Researche, I, Londra 1888, pp. 35-108, con una traduzione del viaggio, corredata da un'importante commento; E. Chavannes, in T'oung Pao, 1904, pp. 374-76; 1908, pp. 298-309; ivi sono riprodotti e studiati gli editti di Genghīz Khan.