CEYLON
L'isola di C. era già nota ai geografi antichi con i nomi di Ταπροβάνη (lat. Taprobdne) e di Σαλίκη o Σηρίνδα. La sua storia comincia intorno al III sec. a. C., quando il re Pāndukabhaya fonda la città di Anurādhapura (v.), che rimase la capitale dello stato singalese fino all'VIII sec. d. C. L'avvenimento più importante nella storia più antica dell'isola è costituito dall'introduzione in essa del Buddismo, verificatasi nel III sec. a. C. durante il regno di Devānam-Piyātissa (247-207 a. C.).
La civiltà singalese si sviluppò sotto il costante influsso della cultura indiana, specialmente meridionale, che era profondamente improntata dal Buddismo; le arti figurative, almeno per quello che ne sappiamo attualmente, non sfuggirono a questo fenomeno. Tutti i più antichi monumenti, architettonici, scultorei e pittorici, mostrano strettissime affinità con quelli indiani del periodo Āndhra (72 a. C. - 320 d. C.) e del periodo Gupta (320-600); l'influenza indiana, col centro di Amarāvatī (v.), fu sensibile specialmente nel II-III sec. d. C.: l'esistenza di un fiorente monastero di monaci buddisti singalesi nella località di Nāgārjunikonda, presso Amarāvatī, favori indubbiamente la penetrazione religiosa e artistica indiana nel C., che può quindi a ragione venir considerato come una regione periferica dell'arte buddista. Il più caratteristico degli edifici sacri singalesi, il dàgoba (v.), è una semplice versione locale dello stūpa (v.) indiano, il reliquiario cupoliforme, ed i vihāres (monasteri) riprendono anche il nome dei modelli indiani.
La maggior parte degli edifici sacri singalesi del periodo più antico si trovano ad Anurādhapura (v.): tra i dàgoba sono da ricordare il Thūpārama (v. vol. i, fig. 615), che la tradizione vuole consacrato nel 244 a. C., il Ruwanweli, il Lohapāsāda (questi due costruiti dal re Duttha Gāmani: 101-77 a. C.), il Miriswetiya; tra i vihāres il Mahā vihāra, l'Īnsurumuniya (presso la città), il Vessagiri. Al di fuori della capitale va ricordato il dàgoba Māhanāga di Tissāmahārāmā: costruito verso il III-II sec. a. C., fu rifatto nel III sec. d. C., e nel XII subì ancora un rifacimento. Presso Mihintale fu scavato, negli anni 1934-35, lo stūpa Kantaka Chetiya, nsalente oltre il I sec. a. C., ma con la cupola rivestita di pietre intorno alla metà del I sec. a. C. e con ritocchi nel II-IV sec. d. C. A Deliwara, presso Rambokkano, sono stati iniziati nel 1957 scavi nel Kotavihāra, il cui stūpa fu ricavato, nel I sec. a. C., da una collina naturale poi rivestita di mattoni e circondata da tre terrazze; all'interno del dàgoba di tale monastero sono stati ritrovati due reliquarî in granito, uno dei quali conteneva una cassetta d'oro a forma di dàgoba, simile allo stūpa di Sanchi, forse nascosta dal re Devānam-Piyātissa.
Tra le più antiche sculture, provenienti quasi tutte da Anurādhapura, sono diverse statue del Buddha molto simili a quelle trovate ad Amarāvati: contrò la teoria corrente che vede in queste opere un influsso indiano, è stata recentemente emessa l'ipotesi (Gunasinghe) che siano stati gli artisti singalesi a introdurre in India il tipo di statua a tutto tondo. Elementi stilistici più originali si riscontrano invece nei bassorilievi che ornano le cosiddette "lunette" poste sopra l'ingresso dei santuari, di cui le più antiche risalgono al III sec. a. C.; anche la specie di frontespizio, detto vāhalkaāa, che costituisce la parte avanzata dello stūpa, trova a C. forme abbastanza originali.
I limiti cronologici della presente enciclopedia non consentono la trattazione della pittura singalese, i cui più antichi esemplari, e cioè il ciclo di affreschi che orna le grotte di Sīginya, risalgono al VI sec. d. C.
Bibl.: H. Parker, Ancient Ceylon, Londra 1909; A. K. Coomaraswamy, Arts and Craft of India and Ceylon, Edinburgo 1913: id., The Stupa in Ceylon, Colombo 1947; H. Zimmer, The Art of Indian Asia, New York 1955, p. 363 ss.; B. Rowland, The Art and Architecture of India2, Harmondsworth 1956, p. 197 ss. - G. de Coral Rémusat, in Revue des Arts Asiatiques, X, 1936, pp. 211-214 (scavi di Mihintale); S. Paranavitana, The Significance of Sinhalese "Moonstones", in Artibus Asiae, XVII, 1954, pp. 197-231; S. Gunasinghe, Ceylon and the Buddha Image in the Round, in Artibus Asiae, XIX, 1956, pp. 251-258. Cfr. inoltre l'Archaeological Survey of Ceylon.