CEYLON (A. T., 93-94)
Isola dell'Oceano Indiano, separata dall'India mediante lo Stretto di Palk, appartenente, come colonia della Corona, all'Impero Britannico. È l'antica Taprobane: il nome attuale (Sēlān) è stato portato dai conquistatori arî, i Sinhala o Singalesi. Si estende fra 5°55′ e 9°50′ N. e 79°42′ e 81°53′ E.; misura da nord a sud 435 km. L'area è di 65.630 kmq.
Geologia e morfologia. - L'isola consiste in una massa montuosa centrale, circondata da larghe pianure costiere. Varie cime sorpassano i 2000 m., come il Pidurutalagala (m. 2527), sovrastante la ben nota stazione climatica di Nuwara Eliya, il Picco d'Adamo (m. 2243), il Kirigalpotta (m. 2395). Verso nord la pianura costiera è quasi piatta, altrove la sua superficie è alquanto irregolare.
I monti di Ceylon sono formati in rocce cristalline precambriche strettamente affini a quelle del grande massiccio dell'India, della quale l'isola faceva in origine parte. Queste rocce antiche hanno importanza per gli zaffiri, rubini, topazî, berilli, e le altre pietre preziose che si ricavano dalle tasche di disfacimento della roccia e dalle alluvioni depositate lungo i fianchi occidentali del massiccio montuoso. Un altro minerale importante ottenuto dalle rocce antiche è la grafite. Le stesse rocce costituiscono anche il sottosuolo della pianura costiera dove affiorano in alcuni punti, ma sono quasi dovunque ricoperte da un alto strato di laterite. Nel nord le rocce antiche sono state ricoperte da calcare tenero del Terziario. Tutto intorno all'isola si trovano dune sabbi0se formate dal mare, dietro le quali spesso si stendono lagune d'acqua dolce o salmastra. Isole e penisole sabbiose si protendono dalle coste settentrionali e riducono a 35 km. lo stretto che separa l'isola dall'India (porto di Dhanushkodi), cosparso di scogli e banchi di sabbia (v. adamo, Ponte di). Le coste di Ceylon sono in generale basse, ma non mancano promontorî rocciosi, come la punta di Galle all'ingresso dell'antico porto omonimo. Il corallo cresce intorno all'isola, gli scogli corallini sono numerosi e la sabbia stessa è formata in gran parte da minute particelle di corallo.
Clima e idrografia.- Per essere quello d'un paese tropicale, il clima di Ceylon è relativamente sano. La vicinanza all'equatore si manifesta nella temperatura alta durante tutto l'anno, ma il calore è meno opprimente che nella maggior parte dell'India, essendo mitigato dalle brezze marine. L'escursione diurna è piccola, di soli 7° in media a Colombo. Quella annuale è pure assai lieve: il gennaio è generalmente il mese più freddo e il maggio il più caldo, ma lungo la costa la differenza delle temperature dei due mesi è solo di 3°. La temperatura media annuale delle regioni costiere è di circa 27°,3. Nell'interno vi sono varie stazioni climatiche: notevole quella di Nuwara Eliya, dal clima piacevolmente mite durante tutto l'anno. La quantità di pioggia varia molto da luogo a luogo: da meno di 1000 mm. nelle regioni asciutte, a oltre 5000 mm. in località esposte. I monti e le coste sud-occidentali ricevono piogge abbondanti dal monsone di SO. (giugno-ottobre), i pendii orientali e le coste nord-orientali le hanno più tardi (novembre-dicembre) dal monsone di NE. Nella montagna le nebbie costanti della stagione delle piogge costituiscono un fenomeno assai sgradevole. Le regioni di N. e di SE. dell'isola sono piuttosto aride.
I dati seguenti mostrano i due principali tipi di clima che sono stati riscontrati nell'isola.
I fiumi di Ceylon scorrono radialmente dalla massa montuosa centrale e non sono di grande importanza: nelle pianure calcaree più aride del nord molti di essi vengono condotti ad alimentare i serbatoi per l'irrigazione, altrove sboccano in basse lagune cosparse di palme di cocco. Sono navigabili soltanto nel loro corso inferiore e solo per barche indigene che trasportano prodotti dell'interno. Poco accessibili sono anche le lagune costiere e Ceylon ha due soli porti naturali adatti a navi di qualsiasi grandezza: Trincomalee e Galle. Il fiume più lungo è il Mahaweli-Ganga (331 km.); altri quindici corsi d'acqua misurano più di 100 km. di lunghezza ciascuno.
Flora. - Ceylon ha una vegetazione esuberante e molto ricca con numerosissime specie endemiche. Prima dello sfruttamento operato dall'uomo sulla foresta per legname e prima dell'insediamento in vasti settori delle sue colture (caffè, tè, china, riso, ecc.), una giungla fitta e impenetrabile doveva coprire, come ricopre in parte tuttora, la grande isola con il suo corteo di epifite e di liane, di parassite tra cui due Balanophora, di felci umicole; foresta quanto mai eterogenea spesso con alberi giganteschi appartenenti a svariate famiglie quali Dipterocarpee, Rubiacee, Sapotacee, Euforbiacee, Guttifere, Ebenacee, Lauracee alla quale ultima appartiene l'albero della cannella (Cinnamomum zeylanicum). Ma vi sono pure parecchie palme tra cui una diecina almeno di Calamus, la Caryota urens, la gigantesca Corypha umbraculifera, l'imponente palmira (Borassus flabelliformis), questa confinata nei terreni sabbiosi che si trovano lungo la costa; indigena ma anche largamente coltivata è la noce di cocco (Cocos nucifera).
Gli alberi sono per la massima parte sempreverdi, dai fiori non di rado smaglianti e dalle foglie spesso variamente colorate e la foresta che compongono cambia con l'altitudine, in modo che al di sopra di 1500 metri si può parlare di una zona montana caratterizzata da essenze a foglie piccole, coriacee, fittamente stipate con rami spesso dilatati a ombrello per resistere ai venti e che compongono una giungla oscura e tetra nella quale prevalgono specie dei generi Eugenia, Calophyllum, Litsea, Actinodaphne, Gordonia, Elaeocarpus, Simplocos, ecc.; ma la composizione della stessa varia ancora più con la quantità di pioggia e con la ripartizione di questa nel corso dell'anno. La giungla umida, o meglio quel che rimane della stessa, si trova, specie al di sopra di 1500 metri, nelle provincie sud-occidentali. Nel resto dell'isola la foresta è più bassa, meno eterogenea, sono scarse le liane e le epifite, quasi assenti le bambusee e le palme, mentre molto ricco diventa il sottobosco. Fra le essenze arboree più importanti si ricordano il Chloroxylon swietenia che fornisce un mogano molto pregiato; il Diospyros ebenum, l'ebano, mentre il D. quaesita, altro ebano di grande valore ma oggi divenuto raro, è nella foresta umida; la Berrya ammonilla; la Mimusops hexandra: fra gli arbusti del sottobosco citiamo specie di Memecylon, Bauhinia, Phyllanthus, Croton, ecc.
Quasi dovunque lungo le coste il suolo diventa sabbioso e la foresta è sostituita da consorzî di arbusti formati da parecchie Acacia, Carissa, Eizyphus, Gmelina, attorno a cui si arrampicano numerose specie di Ipomaea, Asparagus, varie Asclepiadacee e Cucurbitacee. Lungo la spiaggia bassa intersecata da lagune e laghi salsi sono frequenti le formazioni a mangrovie di cui le specie dominanti sono Aegiceras fragrans, Thespesia populnea, Feronia elephantum, Salvadora persica, Eugenia bracteata, Elaeodendron Roxburgii, ecc. Col nome di patanas si designano gli spazî erbosi che si trovano in mezzo alle foreste e hanno una fisionomia analoga alle savane. Se ne incontrano già a 600 metri, ma sono più sviluppati nella zona montuosa e specialmente nella regione meno piovosa dell'isola. Sono formati soprattutto di graminacee crescenti così fitte e aggrovigliate che rendono faticoso e pericoloso l'attraversarli e mancano quasi completamente di alberi. In generale si può dire che la flora del piano e delle colline della giungla umida ha strette affinità con quella della Malesia; quella propria di zone elevate e piovose si ricollega alla flora dei monti Nilgiri dell'India meridionale, quella della zona secca ricorda assai da vicino la flora della costa indiana del Carnatic e del Coromandel.
Fra le piante coltivate e più altamente redditizie, sino a pochi decenni fa, il primo posto era occupato dal caffè che ha dovuto poi essere abbandonato in conseguenza dell'invasione del fungo parassita Hemileia vastatrix e sostituito dalla coltura del tè. Vengono coltivati anche il riso, il cacao, il cardamomo, la china, la vite, il cotone e il tabacco.
Fauna. - La fauna di Ceylon è molto ricca e varia. Benché i suoi caratteri generali siano quelli della fauna indiana, pure è notevole il numero delle specie proprie di Ceylon e qualche gruppo quivi ben rappresentato fa difetto nell'India. Fra i Mammiferi parecchie scimmie, come Semnopithecus cephalopterus, S. thersitas, S. ursinus, sono esclusive di Ceylon; Loris gracilis si rinviene anche nel continente. L'elefante di Ceylon si collega alla sottospecie malese (Elephas maximus sumatranus). Caratteristico è anche il topo del Malabar (Platacanthomys lesiurus) provvisto di lunga coda simile a quelle degli scoiattoli, che peraltro si trova anche nella Cocincina oltre che nell'India meridionale. A Ceylon e all'estremità meridionale della penisola indiana sono limitati gli Uropeltidae, curiosi serpenti dal corpo breve e rigido di cui esistono circa 42 specie. Abbondanti sono gli uccelli fra cui i galli e i pavoni allo stato selvatico. Mancano a Ceylon le tigri, le iene, le antilopi, i bufali, le pecore e le capre selvatiche che pure sono diffuse più o meno abbondantemente nella penisola.
Regioni naturali. - Ceylon può essere divisa in tre ben distinte regioni naturali.
1. La regione montana centrale, formata da una serie di catene con direzione NE.-SO. separate da profonde valli. Le specie arboree, quasi tutte sempreverdi, tendono a divenire sempre più basse con l'aumentare dell'altitudine e sopra i 1500 m. gli alberi sono troppo piccoli perché il legname ne possa essere utilizzato. In questa regione sono concentrate le piantagioni di caucciù e le coltivazioni di tè e di cacao. I fianchi delle valli, spesso assai ripidi, vengono accuratamente terrazzati per la coltivazione del paddy (riso). È pure in tale regione che si trovano le famose gemme di Ceylon, delle quali vi sono centinaia di piccole cave. L'antica capitale di Ceylon, Kandy, a 500 m. s. m. e a 115 km. per ferrovia da Colombo; Peradeniya, a pochi chilometri di distanza da essa, famosa per i suoi orti botanici; e Nuwara Eliya, sono i luoghi più notevoli della regione.
2. La zona pianeggiante costiera sotto i 300 m. s. m., tolta l'estremità settentrionale dell'isola. I distretti più bassi e umidi (O. e SO.) sono densamente coltivati (riso) e popolati; le regioni più elevate sono ricoperte dalle caratteristiche colture arboree miste dei Singalesi. Ogni contadino coltiva nella sua terra palme da cocco, areca, mango, insieme con igname, pepe e altre piccole piante. Lungo la costa crescono le palme da cocco. I gusci delle noci vengono posti a macerare nelle basse lagune per ottenere la fibra.
Le industrie attinenti al cocco dànno lavoro a moltissima gente per l'essiccamento dei noccioli, la preparazione dell'olio di cocco e la lavorazione delle fibre. L'areca (noce di betel) viene pure coltivata per l'esportazione. Delle spezie, per le quali Ceylon è stata tanto famosa, la più importante è ancora la cannella, che abbisogna d'un terreno leggermente sabbioso ed è coltivata nella zona marittima. Altre spezie sono il cardamomo e il garofano. L'olio di citronella, ottenuto da un'erba, viene preparato principalmente nel SO. La pesca, che sulla costa costituisce un'industria importante, viene fatta con i ben noti catamaran costruiti con tronchi di palma di cocco. Sulla costa occidentale si trova la capitale di Ceylon, Colombo (v.), la quale ha ora un buon porto artificiale. Prima che questo fosse ultimato, quello di Galle, nel SO., era il più attivo porto ditransito; esso è infatti abbastanza buono, ma l'entrata è resa pericolosa dagli scogli e riceve in pieno il monsone di SO. Trincomalee, sulla costa nord-orientale, possiede pure un buon porto naturale e va acquistando maggiore importanza.
3. La pianura calcarea settentrionale che occupa tutta la parte nord di Ceylon e non si eleva sopra i 100 m. s. m. La maggior parte della regione riceve circa 1000 mm. di pioggia l'anno, ma il terreno è arido e povero, in gran parte incolto e ricoperto dalla macchia. Vi fiorisce la palma. Le colture sono aiutate da numerosi serbatoi, in genere molto antichi, i quali non sono altro che piccoli laghi artificiali che nella stagione delle piogge si riempiono d'acqua, adoperata poi al principio della stagione asciutta. Jaffna, nella penisola omonima, è la città più importante della regione. Il porto di Talaimannar è in comunicazione giornaliera con l'India per mezzo di piroscafi. A sud della penisola di Mannar s'apre il golfo omonimo, famoso per la pesca delle perle.
Popolazione. - Il censimento del 1921 ha dato per Ceylon una popolazione di circa 4.500.000 ab. Predominano i Singalesi (3.016.154; 67% della popolazione totale), giunti, secondo le tradizioni locali, nel sec. VI a. C. dal nord e divisi attualmente in due gruppi principali, e cioè i Singalesi della pianura e i Singalesi di Kandy. Professano il buddhismo, introdotto dall'India nel sec. III a. C., che ha il suo centro a Kandy, sui monti, dove nel cosiddetto Tempio del Dente si dice sia conservato un dente del Buddha. La parte settentrionale dell'isola è abitata principalmente da Tamili (1.120.059; 24% della popolazione totale), di religione indù, venuti dall'India in passato come conquistatori e di recente come lavoratori nelle piantagioni di tè, caucciù e caffè. I Mori maomettani (284.964; 6,3% della popolazione totale) sono commercianti, marinai e pescatori. I discendenti degli antichi coloni portoghesi e olandesi, per quanto notevolmente incrociati con gl'indigeni, formano un gruppo ben distinto e vengono chiamati Burghers (29.000). Vi è inoltre un certo numero di Malesi (13.000). Gli Europei erano nel 1921 più di 8000. Nelle regioni montuose più selvagge vivono ancora alcune migliaia (4500) di Vedda (v.), rappresentanti un tipo umano assai primitivo e di grande interesse etnologico; ma il loro numero va rapidamente decrescendo. Il 62% della popolazione è dedito all'agricoltura, il 12% ai lavori industriali, l'8% al commercio. La popolazione urbana è il 13% della totale. Le città principali sono: Colombo, con 244.163 ab. (1921); ] affna (42.436 ab.); Kandy (32.562 ab.); Nuwara Eliya (7525 ab.); Galle (39.703 ab.); Batticaloa (10.564 ab.); Trincomalee (9414 ab.) e l'antica città di Anaradhapura (7781 ab.).
Le due principali lingue indigene sono: 1. il singalese e 2. il tamil (o tamul). Il singalese appartiene alla branca indo-ariana della grande famiglia linguistica indoeuropea, mentre il tamil è stato importato nell'isola dalle regioni meridionali dell'India e appartiene alla famiglia dravidica.
Fra gl'idiomi importati dagli Europei bisogna ricordare in primo luogo il portoghese, introdotto dopo la conquista del 1505 e continuato a parlare, sebbene in misura sempre decrescente, anche dopo la conquista olandese; il portoghese impiantato a Ceylon vi ha formato un idioma creolo interessantissimo, che conta una letteratura abbastanza ricca (v. creole, lingue). L'olandese è stato invece sostituito dall'inglese che è, dal sec. XIX, la sola lingua europea veramente diffusa a Ceylon.
L'istruzione è gratuita nelle scuole indigene (governative o autonome), è invece a pagamento in quelle inglesi. Vi sono in tutto 4000 scuole comprese le tecniche e industriali. Un'università è stata aperta nel 1921.
La tavola seguente mostra l'aumento della popolazione dal 1827.
La distribuzione della popolazione è assai irregolare. Essa si addensa nelle regioni marittime del sud-ovest e nei distretti montuosi, dove si coltivano il tè e la gomma, i quali noverano quasi tutti più di 152 ab. per kmq., ed è minima nei distretti della pianura settentrionale, nei quali è inferiore a 20, eccettuato quello di Jaffna.
In Ceylon ha luogo un'immigrazione di lavoratori dall'India meridionale, che nel periodo 1911-20 ha dato una media annua di 160.190 immigranti; l'emigrazione invece, formata da coolies che tornavano in India, fu di 142.532 individui l'anno.
I Singalesi sono una razza alta, a testa lunga, fattezze regolari e pelle non molto scura, che somiglia alle razze dell'India settentrionale più che ai Dravida dell'India meridionale. L'origine della loro divisione in Singalesi della pianura e Kandyani è oscura. La distinzione può essere dovuta in parte all'infusione di sangue Vedda fra i Singalesi kandyani e alla prevalenza dell'influenza straniera fra gli abitanti della costa. La differenza pratica più importante è che i Singalesi kandyani seguono un particolare diritto consuetudinario, che comprende molte clausole caratteristiche di matrimonio e di successione ancora strettamente osservate. Secondo una di esse, il divorzio, oltre che per adulterio o diserzione, è ottenuto anche per reciproco consenso. Vi sono inoltre due tipi d'unione: nel matrimonio diga il marito accoglie la moglie nella sua propria casa ed essa perde i suoi diritti ai beni dei genitori; nel matrimonio binna il marito vive nella casa dei suoceri. I Singalesi hanno un costume caratteristico: tanto gli uomini quanto le donne portano una sottana simile al lungyi della Birmania; le donne indossano anche una camicetta attillata di cotone e un ampio giacchetto di tessuto chiaro e leggiero, e gli uomini delle classi più elevate una giacchetta bianca di taglio europeo con un alto colletto. Gli uomini della vecchia generazione portano i capelli lunghi e annodati sulla nuca, e sulla sommità della testa un curioso pettine formato da un pezzo di tartaruga piegato in forma di tre quarti di cerchio, con i denti molto corti e le estremità terminanti a punta; viene posto sul capo come una corona con le punte in avanti. La generazione attuale preferisce i capelli corti, e l'uso del pettine va divenendo più limitato. L'86,3% dei Singalesi della pianura sono buddhisti (1921), ma non meno del 13,7% sono cristiani (in prevalenza cattolici romani); mentre il 99% di quelli di Kandy sono buddhisti e solo il 0,7%, cristiani.
Le provincie settentrionali e orientali sono le regioni proprie dei Tamili, che differiscono dai Singalesi per l'aspetto, le abitudini e il sistema di vita. Sono infatti di pelle scura, tratti più rozzi, e parlano una lingua dravidica. Dai Tamili indigeni si distinguono, come si è già detto, i Tamili immigrati recentemente dall'India, che si trovano specialmente nelle piantagioni della parte sud-occidentale dell'isola. Fra le sotto-tribù dei Tamili di Ceylon sono i Mukkuvar di Batticaloa e i Waggai, buddhisti, i quali parlano una lingua mista di singalese e di tamilo.
I Mori di Ceylon sono generalmente ritenuti come discendenti dai commercianti arabi, i quali pare abbiano regolato fra il sec. X e il XV il commercio marittimo con l'Oriente e dai quali i Mori hanno ereditato l'abilità nel commerciare; come tali si trovano attualmente in molti punti dell'isola. Anche per i Mori si fa distinzione fra quelli che col volgere del tempo sono divenuti indigeni e i Mori indiani che si spostano fra l'India e Ceylon. I Malesi viventi attualmente nell'isola si crede siano i discendenti delle truppe malesi importate dagli Olandesi da Giava, o dei principi giavanesi e loro scorte deportati in Ceylon. I Burghers sono eurasiani, cioè di discendenza mista olandese (o, comunque, europea) e indigena. Essi seguono usanze e sìstema di vita europei, parlano l'inglese, e non solo occupano in gran parte gli uffici governativi ma hanno dato a Ceylon alcune delle sue personalità più eminenti. Vedi inoltre vedda.
Produzione. - I tre milioni di acri, che costituiscono la superficie coltivata, si ripartiscono nel modo seguente fra le principali colture (in migliaia di acri): cocco, 883; riso, 834; altri cereali, 104; tè, 442; gomma, 475; cacao, 35; cannella, 25.
I bovini contano quasi 1 milione e mezzo di capi, mentre le pecore sono scarse. Le piantagioni di cocco sono in gran parte nelle mani degl'indigeni. Il valore dei prodotti del cocco esportati nel 1926 (noci di cocco fresche, copra, cocco essiccato, olio, poonac, fibra e filati di fibra) raggiunse quasi 79 milioni di rupie.
La quantità di tè nero esportata annualmente supera i 200 milioni di libbre (1925-1926), e quella di tè verde i 13 milioni di libbre per un totale di 200 milioni di rupie, cioè quasi 15 milioni di lire sterline. Nel 1926 il valore della gomma esportata (184 milioni di rupie) fu quasi pari a quello del tè. Le piantagioni di gomma si trovano nelle pianure e nella parte più bassa dei versanti montuosi, più che altro nel sud-ovest. Il cacao dà due raccolte, una in primavera e una in autunno, il valore totale delle quali è in media di 2 milioni di rupie. Tende a diminuire l'area coltivata a cacao, al quale si vanno sostituendo le piantagioni di gomma. Non si crederebbe che Ceylon sia stata in passato famosa per il caffè, poiché tale coltura è quasi scomparsa: le malattie distrussero le vecchie piantagioni e la concorrenza del caffè brasiliano e giavanese ne impedisce la rinascita. Il riso è nell'isola il principale cereale usato come alimento, ma non viene prodotto in quantità sufficiente al consumo locale. Nel sud-ovest si osservano numerosi esempî di accurato terrazzamento delle colline, cosi caratteristico dei versanti più fertili di Giava; nell'est e nel nord la coltura si vale largamente dell'irrigazione per mezzo dei ricordati serbatoi.
Oltre alla cannella e alla citronella, piante essenzialmente caratteristiche dell'isola, vanno notati il cardamomo, l'areca, il tabacco e le piante tessili quali il sisal, il capok, il cotone; questo coltivato quasi interamente nell'arido distretto di Hambantota.
Un interesse speciale si collega alla pesca. Sebbene le acque costiere siano assai pescose, i catamaran e i bilancieri indigeni hanno scarsa efficienza e vi è quindi una notevole importazione di pesce secco dall'India meridionale e dalle Maldive. Una società ha iniziato nel 1927 la pesca con sistemi moderni al largo della Punta Pedro e del Capo Comorin. La pesca delle perle nel Golfo di Mannar è sotto il controllo del governo. La raccolta si fa in certi anni soltanto, quando cioè è accertato che vi sia un numero sufficiente d'ostriche mature. Le ostriche vengono pescate a profondità fra 10 e 20 m. da abili pescatori tamili, si lasciano poi decomporre e le perle vengono ricuperate col lavaggio. Nel lago Tamblegam (baia di Trincomalee) si esercita un tipo di pesca che fornisce piccole perle irregolari, piuttosto ricercate sul posto per quanto non abbastanza buone per il mercato europeo. Quivi le ostriche si trovano a piccola profondità, e la raccolta, che si fa in media ogni tre anni, è molto abbondante (2 milioni d'ostriche nel 1926). Interessante è nello Stretto di Palk anche la pesca dei chank, molluschi univalvi molto ricercati nell'India per la fabbricazione dei monili. Le manifatture indigene hanno commercialmente scarsa importanza e comprendono la lavorazione della madreperla - principalmente a Galle -, i lavori d'intaglio, la tessitura, la fabbricazione di cesti e il taglio delle gemme.
Comunicazioni. - Le ferrovie dell'isola hanno il loro centro a Colombo, dal quale una linea si dirige verso sud lungo la costa fino a Galle e Matara, mentre la linea principale corre verso nord per l'antica Anaradhapura a Jaffna con diramazioni per Talaimannar e Batticaloa. Un'altra linea porta da Colombo a Kandy e gira tra i monti fino a Badulla e Nuwara Eliya. Il valore totale del commercio di Ceylon con l'estero, nel periodo 1921-25, fu in media di 677 milioni di rupie l'anno (= L. st. 45.000.000) e raggiunse, nel 1926, 911 milioni di rupie. In quest'ultima cifra le esportazioni (escluso il combustibile fornito alle navi) figuravano per 503 milioni, le importazioni per 408 milioni di rupie. Il commercio viene condotto principalmente su navi britanniche. Nel 1926 sono entrate nel porto di Ceylon 4053 navi con 11.875.500 tonn. e 2936 di esse, con un tonnellaggio di 7.155.500 tonn., erano britanniche. Le olandesi e giapponesi raggiunsero un tonnellaggio di un milione di tonnellate, quelle francesi e tedesche di 750.000 tonn. Circa il 40% delle esportazioni sono dirette all'Inghilterra, e il 30% agli Stati Uniti. Nel 1921-25 circa il 2% fu inviato all'Italia. Il tè, la gomma e il cocco formano quasi il 95% dell'esportazione totale. Vengono in seconda linea il cacao, la cannella, le noci d'areca, l'olio di citronella e la grafite. I quattro prodotti principali importati (per il 50% dell'importazione totale) sono: riso, cotonate, carbone e zucchero; i 2/3 provengono dall'India, dall'Inghilterra e dalla Birmania.
V. tavv. CCXXXII-CCXXXV.
Governo. - I primi Europei a stabilirsi nell'isola furono i Portoghesi nel 1505, i quali si insediarono sulle coste meridionali e occidentali. Verso la metà del secolo seguente le colonie furono a essi tolte dagli Olandesi. Antiche fortezze olandesi si osservano tuttora a Galle e altrove e lo stesso centro di Colombo mantiene sempre il nome di "Forte" sebbene del forte non rimanga più traccia. Nel 1796 le colonie straniere dell'isola furono annesse dal governo britannico alla presidenza di Madras, ma nel 1802 Ceylon veniva separata dall'India per formare una colonia a sé della Corona. Nel 1815 furono annessi anche i distretti interni. In materia politica Ceylon è completamente separata dall'India. A capo dell'amministrazione sta il governatore, nominato dall'Ufficio coloniale britannico; egli è assistito da un consiglio esecutivo di 7 membri e da un consiglio legislativo di 49 membri, 12 dei quali sono ufficîali, 3 nominati dal governatore a rappresentare interessi speciali e i rimanenti sono eletti dal popolo. L'isola è divisa in nove provincie, ciascuna delle quali è amministrata da un agente governativo e divisa in varî distretti. L'unità monetaria in corso è la rupia divisa in 100 centesimi. Il cambio, assai variabile in passato, è stato ora stabilizzato a 1 scellino e 6 denari (r. 13.13 = L. 1).
Bibl.: Tennent, History and Topography of Ceylon, Londra 1859; Oxford Survey of British Empire, II, Londra 1914; G.E. Mitton, The lost Cities of Ceylon, Londra 1916; A.F. Toulba, Ceylon, Londra 1926; F.M. Trautz, Ceylon, Berlino 1926; L.J.B. Turner, The Handbook of commercial and general information for Ceylon, Colombo 1926; A. Macmillan, Seaports of India and Ceylon, Londra 1928; v. inoltre le guide turistiche (Baedeker, Murray, Plate) e le numerose pubblicazioni governative annuali, statistiche e commerciali. Il Survey Department di Colombo ha pubblicato carte generali (1 : 506.880) e topografiche (1 : 63.360), quest'ultime in corso d'esecuzione. Sulla flora, v. in particolare H. Trimen, A Handbook to the Flora of Ceylon, Londra 1893-1900; id., On the Flora of Ceylon, especially as effected by climate, in Journal of Botany, XXIV (1886); Annals of the R. Botanic Garden, Peradeniya, Colombo e Londra (varî volumi) dal 1902 in poi); O. Penzig, Note di alcune escursioni botaniche nell'isola di Ceylon, in Archivio botanico, II (1926).
Storia. - Fu nota già agli antichi col nome di Ταπρονάνη (Taprobăne). Nel Medioevo il primo a darne notizia in Occidente fu Marco Polo, nei capitoli cl e clv del Milione. Più tardi Ibn Baṭṭüṭah e Ludovico da Varthema parlarono dell'isola. Della storia dell'isola durante il nostro Medioevo si sa che, conquistata prima dalla dinastia singalese, fu poi perduta, ripresa, riperduta, nuovamente sottomessa dalle varie dinastie regnanti lungo la costa del Malabar.
I Portoghesi vi posero piede nel 1305, sotto la guida dell'Almeida, e trovarono che l'isola era divisa tra sette re, il principale dei quali dominava a Kotta. Con lui i Portoghesi trattarono e ne ebbero la concessione di aprire un fondaco, a cui a poco a poco aggiunsero terre e che nel 1520 misero sotto la protezione d'una robusta fortezza, a Colombo (il Kolambu degli Arabi). Da quel punto i Portoghesi tentarono di spingersi nell'interno con le armi e con le missioni, di cui fu guida principale nel quinto decennio del sec. XVI S. Francesco Saverio. La dominazione portoghese fu però di breve durata, poiché sul principio del sec. XVII anche a Ceylon gli Olandesi si sforzarono di sostituirsi a loro, trovando un alleato nel re di Kandy, che aveva già guerreggiato a lungo con i Portoghesi. La lotta durò quasi mezzo secolo, poiché Colombo, che fu l'ultima fortezza a cadere, fu perduta nel 1654: quattro anni dopo si può dire che la dominazione del Portogallo scomparisse completamente. Ma frattanto sul continente la Compagnia inglese faceva rapidi progressi. Essa tentò di farsi amico il sovrano di Kandy e col suo aiuto stabilirsi nell'isola; non trascurò neppure di tratto in tratto qualche attacco di sorpresa agli stabilimenti olandesi. Ma nessun risultato politicamente considerevole ottenne fino allo scoppio della rivoluzione francese.
Quando l'invasione della Francia repubblicana in Olanda ebbe trasformata questa in Repubblica Batava, gl'Inglesi assalirono tutte le sue colonie; e a Ceylon riuscirono, dopo un anno di guerra (1795), ad abbattere la dominazione olandese. Alla pace di Amiens del 1802 Bonaparte sacrificava la colonia olandese di Ceylon, che venne ceduta all'Inghilterra: ma questa fu obbligata a una lunga e sanguinosa spedizione contro il regno di Kandy con risultati molto scarsi. Solo dopo la caduta di Napoleone, in seguito ad accordi con gl'indigeni, poté stabilirsi sull'isola il dominio inglese.
Bibl.: Roberts, History of the British India, Oxford 1923.
Organizzazione ecclesiastica. - Secondo il censimento del 1921, la popolazione di Ceylon, quanto a religione, è così ripartita: buddhisti, 2.770.391; indù, 982.733; cristiani, 445.045; musulmani, 303.863; diversi, 2547; totale 4.504.579.
È dunque il buddhismo che occupa il primo posto, e non solo per numero di aderenti, ma anche per antichità. Al momento in cui esso in tutta l'India andava decadendo, qui si conservò in piena efficienza. L'induismo, o piuttosto il sivaismo, importatovi da Malacca, e l'islamismo da Giava vi si diffusero e consolidarono durante il primo periodo della dominazione olandese.
Il cristianesimo giunse a Ceylon con i Portoghesi, ai quali nel 1518 si erano accompagnati alcuni francescani che fin dalle prime vi avrebbero convertito alcune migliaia di pagani. Anche l'apostolo delle Indie, S. Francesco Saverio, per qualche tempo vi lavorò. Con la conversione poi e l'assunzione al trono dell'isola del principe singalese Dharmapala (1542-1597), la nuova fede ebbe modo d'irrobustirsi in guisa da resistere poi alle raffiche d' intolleranza religiosa e di vera persecuzione, a cui si trovò esposta durante l'occupazione olandese.
Ceylon cristiana si mantenne una dipendenza della Chiesa di Goa, o più precisamente di Cochin, fino al 1836; poi Gregorio XVI la costituì in vicariato apostolico e finalmente Leone XIII, con la costituzione Humanae salutis Auctor del 1° settembre 1886, vi stabilì, come in tutto il resto dell'India, la gerarchia regolare, elevando a dignità di metropoli Colombo e a sue suffraganee le diocesi di Jaffna e di Kandy. A queste più tardi, nel 1893, furono aggiunte altre diocesi, quelle di Galle e di Trincomalee. Di queste cinque diocesi Colombo e Jaffna sono amministrate dagli Oblati di Maria Immacolata; quella di Kandy dai padri Silvestrini, e le altre due dai padri gesuiti. Kandy, grazie alla magnanimità di Leone XIII, è anche sede d'un grande seminario pontificio affidato ai padri gesuiti e destinato all'educazione del clero indigeno di Ceylon e dell'India.
La Chiesa anglicana ha fin dal 1845 organizzato nell'isola una diocesi con residenza a Colombo e suffraganea di Calcutta.