CETTIGNE (sl. Cetinje; A. T. 77-78)
Città della Regione Balcanica, fino al 1918 capitale del Montenegro, ora incorporata con questo nella Iugoslavia, e capoluogo del banato della Zeta. Conta 5492 ab. (anno 1921). È a circa 42°16′ lat. N. e 18°55′ long. E. e a 672 m. s. m., al margine SE. di un vasto polje o campo carsico. circondato da ogni parte da alture calcaree, tra le quali l'Orlov Krš, ai cui piedi sorge il monastem della Madre di Dio (Bogorodičin Manastir), eretto nel 1485, poi distrutto più volte dai Turchi e riedificato alla fine del sec. XVIII. A O. si leva imponente il Lovćen (1760 m.).
La località di Cettigne era originariamente abitata solo d'estate da pastori transumanti, alcuni dei quali vi presero a poco a poco sede stabile con le loro famiglie. Ma l'originario nucleo abitato fu interamente incendiato dai Turchi nel 1685. La prima casa cementata fu costruita soltanto nel 1847; qualche anno dopo si cominciarono a fabbricare altre case in pietra e calce, in un solo ordine e tutte a un unico piano, soltanto in parte con tetto di tegole. L'acqua era provveduta solo da cisterne.
Nel 1864 sorse il primo albergo; poi, dopo il 1878, divenuto il Montenegro stato indipendente, l'abitato si accrebbe rapidamente: alla fine del sec. XIX aveva circa 800 case e aveva assunto l'aspetto di una cittadina. La strada principale è in prosecuzione della carrozzabile proveniente da Cattaro (dist. 61 km.), la quale traversa la città da NO. a SE. col nome di Njegoševa ulica; al suo termine è un vasto giardino pubblico. Tra gli edifici più notevoli è il palazzo reale eretto da Nicola I e il più vecchio palazzo, ora seminario.
Cettigne, oltre che a Cattaro, è allacciata per strada rotabile a Podgorizza (46 km.) e quindi a Scutari (104 km.); un'altra rotabile, terminata nel 1927, conduce al sanatorio di Ivanova Korita a 1255 m. s. m. e di qui, contornando a S. e a O. il Lovćen, a Kuk (1350 m.) e a Krstac. A SO. della città, sulle alture che dominano il monastero della Madre di Dio, è il monumento in onore del principe Danilo I, sormontato da una cupola dorata.
Storia. - Fu una località senza quasi alcun significato, fino al 1484, allorché il capo dei Montenegrini Ivan Crnojević, sotto l'incalzare dei Turchi, dovette abbandonare Obod e pose a Cettigne la sua residenza; l'anno prima vi aveva fatto costruire una chiesa e un piccolo monastero, residenza di un metropolita. Sotto il Lovćen venivano, d'estate, negli stazzi i pastori della Zeta e il piano, di Cettigne e quelli più piccoli di Njeguši, Čeklići, Cuce, Čevu, Bjelice ne pullulavano. A poco a poco alcune famiglie cominciarono a soggiornarvi permanentemente anche d'inverno. Nella loro prima avanzata sopra Cettigne i Turchi distrussero il monastero costruito dai Crnojević, i quali furono obbligati a rifugiarsi sotto il Lovćen, a Ivanova Korita. Cettigne non cominciò a risorgere che al tempo dei primi Petrović (fine sec. XVII), quando divenne il centro della resistenza contro i Turchi. Nel 1685 Cettigne era stata data alle fiamme dai Turchi, al tempo del metropolita Vissarione, che si era lasciato persuadere dalla repubblica di Venezia ad attaccare gli Osmanli. Fra il 1688 e il 1692, Cettigne ebbe una guarnigione veneta. Il "vladika" Danilo cominciò la costruzione dell'attuale monastero di Cettigne dopo la partenza dei Veneziani; ma esso venne subito distrutto dai Turchi (1692). Ricostruito, venne di nuovo distrutto nel 1712: riedificato fu per la terza volta incendiato nel 1785: da allora fu la residenza dei "vladika" fino a Pietro II. Nel 1766 i Turchi soppressero il patriarcato di Peć da cui dipendeva il Montenegro, e, per conseguenza, Cettigne divenne col suo monastero la sede della chiesa ortodossa autocefala del Montenegro.
Fino al 1838, Cettigne non aveva che tre o quattro casette intorno al monastero, che servivano per gli addetti alla persona del vladika e al suo piccolo governo, ed erano costruite con muri per lo più a secco e col coperto di paglia.
Pietro II nel 1847 si fece costruire la biljarda (la prima casa in pietra cementata), così detta dalla sala del bigliardo, dove il sovrano riceveva anche gli ospiti, e che servì fino al 1860 come konak (residenza) al principe Danilo I, il predecessore di Nicola, che fece costruire (1869) una nuova residenza. Il principe (poi re) Nicola, dopo il trattato di Berlino, sviluppò assai rapidamente Cettigne, la quale raggiunse ben presto 400 case e al principio del secolo quasi il doppio, assurgendo a centro d'importanza politica molto notevole per le sue relazioni internazionali. La città venne abbellita con diversi palazzi, un teatro, stabilimenti scolastici e una caserma.
Bibl.: L.C. Vialla de Sommières, Voyage historique et politique au Monténégro, voll. 2, Parigi 1920; B. Biasoletto, Relazione del viaggio fatto nella primavera del 1838 dalla Masetà del Re Federico Augusto di Sassonia, Trieste 1841; G. Chiudina, Storia del Montenegro (Crnagora), Spalato 1882; C. Yriarte, Il Montenegro, Milano 1878; B. Schwarz, Montenegro, Lipsia 1888; P. Rovinskij, Cernogorija (in russo), Pietroburgo 1888 e 1897; Popović, Storia del Montenegro (ottimo lavoro in serbo), Belgrado 1896; Tomić, Il Montenegro nella guerra di Morea (in serbo), Belgrado 1907.