CETRA (κίϑαρις, cithăra)
Strumento musicale, a corde, di grandi dimensioni, sostanzialmente costituito da una cassa armonica da cui si ergono due bracci, anch'essi vuoti internamente e quindi sonori, riuniti da un'assicella trasversale. Tra questa assicella e la cassa armonica erano disposte le corde, la cui tensione veniva regolata da un apposito apparecchio. Un'antica tradizione attribuiva a Terpandro l'invenzione dello strumento o, per lo meno, la forma canonica di eptacordo assunta da esso, ma oggi è provato che anche nell'età micenea era conosciuto uno strumento di forma assai simile a quello che fu poi chiamato cetra, ed ugualmente a sette corde. Lo si vede infatti nelle mani d'una delle figure dipinte sul sarcofago di Hagia Triada. Con ciò non si esclude che in seguito, e forse all'epoca di Terpandro, si siano fatti dei tentativi per accrescere il numero delle corde, e a ciò potrebbero riferirsi gli aneddoti che parlano delle innovazioni del cantore eolico, nonché l'accenno a una cetra a undici percussioni, della quale parla Timoteo nella chiusa dei Persiani.
Le corde venivano pizzicate direttamente con le dita, o con il plettro o pecten, che il suonatore teneva nella destra e che, terminando in un uncino, era appeso alla cassa armonica.
In base alle rappresentazioni figurate possiamo distinguere diversi tipi di cetra e seguire le modificazioni subite col tempo da essa, sebbene vada tenuta presente l'osservazione di Aristotele che altri erano gli strumenti usati dai professionisti e altri quelli suonati dai dilettanti.
1° Tipo (fig. 1). - Nelle pitture vascolari del secolo VI-V a. C. vediamo spesso il tipo della cetra da concerto nelle mani di Apollo. Lo strumento è grande circa la metà della figura umana. La cassa armonica ha le pareti esterne armoniosamente sagomate, e curvo è il piano inferiore, quando non è provvisto di una base. Nella parte superiore della cassa s'innestavano "i corni", vuoti internamente, la cui curva esterna continuava la linea sinuosa dei laterali della cassa, mentre il loro assottigliarsi in alto, dove venivano a convergere, poteva dare ragione del loro nome. Dalla parte interna, delle appendici, forse di altra materia, semilunate, pur avendo anche uno scopo decorativo, servivano principalmente di sostegno alle "braccia", le quali si ergevano verticalmente impostandosi sulla desinenza dei "corni". Nei due bracci era incastrata orizzontalmente la traversa cilindrica (ξυγός) che, sporgendo lateralmente, terminava in due dischi metallici i quali potevano far ruotare il giogo sul proprio asse e quindi aumentare, o diminuire, contemporaneamente la tensione delle corde. Quest'ultime (γεῦρα) erano attaccate inferiormente alla "cordiera" metallica in forma di assicella (χορδοτόνον) e passavano poi sul "ponticello". (μαγάς) che isolava la parte vibrante della corda dalla cassa armonica, terminando in alto, presso al giogo, al quale erano assicurate con strisce di cuoio o con cavicchi (κόλλοπες). Le corde avevano suono più o meno grave a seconda della loro grossezza o tensione. Il numero di sette rimase fisso nelle cerimonie religiose; peraltro nel periodo alessandrino si ebbero delle cetre a 15 e a 18 corde. Nelle rappresentazioni vascolari vediamo spesso un lembo di stoffa che pende inferiormente e che serviva a ricoprire le corde e a ripararle dall'azione dell'atmosfera quando lo strumento non veniva suonato; si vede inoltre spesso la fascia o balteo che, passando traversalmente alla base dei "corni", serviva a sorreggere la cetra sospesa alla spalla del suonatore. Gli scrittori antichi parlano talora di cetre d'oro o d'argento; è però certo che questo strumento veniva spesso decorato con intarsî in materie preziose.
2° Tipo. - In talune pitture vascolari del sec. V a. C. vediamo un tipo di cetra più semplice, dalla cassa armonica di forma quasi lunata, con "corni" verticali e ravvicinati. Questo tipo manca dei "bracci".
3° Tipo. - Nel rilievo ritrovato a Mantinea (fig. 3), e assegnato all'arte prassitelica, mentre Apollo suona un tipo di cetra che corrisponde sostanzialmente al primo descritto, una delle figure di Musa protende uno strumento di forma regolarmente rettangolare, ma che di profilo doveva presentarsi alquanto ricurvo. I corni sono perfettamente verticali, nascono direttamente dalla cassa armonica, mancano dei bracci e recano inserito il giogo. Solo nella parte interna corni e cassa armonica hanno una certa sinuosità di linea. Questo tipo si riscontra anche nelle monete di Lesbo.
Poco differente da esso è quello della cetra recata dall'Apollo Musagete del Vaticano (fig. 4), in cui però la cassa armonica, rettangolare e molto sviluppata, è su uno dei lati dello strumento presso la base. Questa forma si ritrovò in monumenti dell'epoca imperiale romana, come nella stele sepolcrale della poetessa Petronia Musa, nel palazzo Borghese a Roma (Bull. arch. com., 1902, tav. 11 seg.), dove la cetra è munita di 11 corde.
4° Tipo. - Nell'epoca ellenistica troviamo ancora adottato il tipo della grande cetra che era stato in uso nell'epoca classica, sebbene nel rilievo dell'apoteosi di Omero scolpito da Archelao di Priene si veda una delle muse sorreggere uno strumento dalla cassa armonica alquanto sviluppata; ma un tipo caratteristico di questa età sembra sia dato dalla nota suonatrice rappresentata in uno degli affreschi della villa di Fannio Sinistore a Boscoreale (fig. 5). La cetra è a cinque corde, allungata, di poco spessore, diritta e munita di un breve braccio che sovrasta il giogo.
5° Tipo. - Nella statua di Apollo che è al Museo Capitolino troviamo un tipo di cetra che per la forma rettangolare e ricurva richiama quello che abbiamo detto essere stato in vigore nel sec. IV a. C., ma che per il minimo spessore ricorda lo strumento della citareda di Boscoreale. Un grosso giogo, desinente in due dischi, sormonta i corni che sporgono appena da questa traversa e che sono riuniti da due altre assicelle orizzontali. Tuttavia in questo monumento l'imitazione delle singole parti della cetra non sembra avere interessato lo scultore quanto la linea decorativa e gli eleganti ornati.
Fonti: Polluce, IV, 62; Plut., De mus., 28, Timoteo, Persiani, 237; Strabone, p. 618; Arist., De mus., II, 16; id., Polit., VIII, 67, 1341.
Bibl.: L. Stella, Echi di civiltà preistoriche nei poemi d'Omero, Milano 1927; Daremberg e Saglio, Dictionn., s. v. Lyra.
Il nome di cetra (ted. Zither) si dà oggi anche a un altro strumento che è specialmente usato nei paesi tedeschi meridionali.
Questo strumento a corde pizzicate è toccato dalle dita, alcune delle quali munite di uno speciale plettro in forma di anello uncinato, altre no. È costituito da una cassa armonica piatta, da un lato diritta e dall'altro ricurva. Nel lato diritto è collocata una tastiera su cui vengono tese cinque corde, sotto le quali sono segnate le divisioni dei tasti. Immediatamente dopo sono poste da 27 a 40 corde destinate a essere toccate a vuoto e senza plettro. Le cinque corde poste sulla tastiera servono per la melodia e vengono pizzicate col plettro. Di esse alcune sono d'acciaio, altre di rame, o rivestite di rame o d'argento. Le cetre usate in Italia e in Francia potevano avere le seguenti accordature (oltre una corda all'unisono o all'ottava):
Diversa è invece l'accordatura delle cetre usate nella Stiria, dove essa deve essere adattata all'esecuzione di tipici canti popolari della regione.
Le corde che si devono toccare a vuoto, e che sono destinate all'accompagnamento con accordi, hanno una disposizione irregolare e al quanto complicata:
Le dodici o tredici più prossime alla tastiera (parte dì budello e parte di seta ramata) sono chiamate corde d'armonia; le corde più lontane sono accordate con le prime in ottava.
Il suonatore si serve della mano sinistra per premere con le dita le corde della tastiera, e col pollice della mano destra, che è munito dell'anello uncinato, esegue la melodia mentre con le altre tre dita successive (il mignolo è escluso) tocca le corde d'armonia eseguendo l'accompagnamento.
Numerose sono le varietà delle cetre oltre quelle sopra indicate. Così vi è la cetra da concerto che possiede un numero di corde molto maggiore, la cetra ad arco (Streichzither) ove al plettro è sostituito l'archetto, il che esige una modificazione nella forma: varietà piuttosto rara.
Singolare è l'effetto della sonorità di questo strumento, sonorità che procede dal contrasto fra il timbro delle corde metalliche che eseguono la melodia e quello delle corde alle quali è affidato l'accompagnamento, le quali corde sono di budello o di seta. Il loro insieme si fonde gradevolmente per l'emissione dei suoni concomitanti suscitati dalle corde vuote.
Sul tipo della cetra tedesca è stato costruito da Giuseppe Guerrisi di Bologna un nuovo strumento che presenta la possibilità di essere suonato sia da solo, sia unitamente ad altri. L'autore lo ha chiamato corintia. È costruito sulla base della scala cromatica con una estensione di quattro ottave. Può dare tutti gli accordi maggiori e minori, ognuno di sette suoni. La sonorità dello strumento è dolce, pastosa e di notevole intensità. Mantiene a lungo l'accordatura ed assomiglia esteriormente alla cassa di un vecchio cembalo.
Un altro strumento nuovissimo, che dal nome dell'ideatore si chiama cetra Madami, ha la forma caratteristica di doppia ascia con uno dei lati più grande dell'altro, e, sonandosi con un plettro ed essendo fabbricato su quattro diverse grandezze, deve servire a formare il quartetto a plettro da sostituire a due mandolini, mandola e chitarra, anche in virtù di una sonorità più robusta e meglio amalgamabile.