Cet obscur objet du désir
(Francia 1977, Quell'oscuro oggetto del desiderio, colore, 103m); regia: Luis Buñuel; produzione: Serge Silberman per Greenwich Films; soggetto: dal romanzo La femme et le pantin di Pierre Louÿs; sceneggiatura: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière; fotografia: Edmond Richard; montaggio: Hélène Plemiannikov; scenografia: Pierre Guffroy; costumi: Sylvie de Segonzac.
Mathieu, un ricco vedovo di mezza età, parte da Siviglia diretto a Parigi. Mentre in strada piovono le bombe di un invisibile Gruppo Armato del Bambin Gesù, sul marciapiede della stazione una giovane dal volto livido e tumefatto scongiura l'uomo di non abbandonarla: Mathieu le rovescia senza pietà un secchio d'acqua addosso. Poi comincia con calma a spiegare ai viaggiatori scandalizzati il proprio comportamento. Il lungo racconto inizia a Parigi, dove Mathieu si innamora della ragazza allora diciottenne, Conchita, giunta in casa sua come cameriera. Conchita accetta la sua corte senza concedersi, ma senza neanche sottrarsi al gioco. Poi all'improvviso scompare. Dopo qualche mese Mathieu la incontra di nuovo, insieme a un gruppo di malviventi. Conchita gli lascia l'indirizzo e l'uomo va a trovarla nella modesta abitazione dove la ragazza vive con la madre; le due accettano senza imbarazzo un aiuto in denaro, e Conchita si comporta in modo provocante. Mathieu comincia a coprirla di regali, finché un giorno la trova a ballare il flamenco con un amico, El Morenito. Quando questi se ne va, Conchita bacia Mathieu, per poi respingerlo affermando di essere ancora vergine. Ormai ossessionato dall'idea di iniziarla al sesso, Mathieu riesce a entrare nelle grazie della madre a furia di doni, ma Conchita lo evita esibendo un freddo disprezzo. Quando si ritrovano, lei, cameriera in un caffè parigino, si licenzia per seguirlo e accetta di andare con lui in campagna. Una volta a letto, Conchita gli si nega di nuovo. I due cominciano a convivere, ma la ragazza continua a rifiutare ogni contatto sessuale, finché Mathieu una sera la scopre a ospitare nella sua camera El Morenito. Dopo aver cacciato di casa gli amanti, Mathieu parte per Siviglia, dove incontra di nuovo Conchita, ora ballerina di flamenco in un locale. La ragazza si dice pronta a smettere su due piedi per tornare a vivere con lui, ma poco dopo Mathieu scopre che in realtà si esibisce come spogliarellista dietro un separé. Di fronte alle sue proteste, Conchita lo scongiura di trovarle una casetta in cui poter andare a vivere; Mathieu ne compra subito una con un giardino intorno, ma ogni sera, quando si reca da lei, trova il cancello chiuso. Infine, Conchita gli si mostra attraverso la grata di ingresso mentre amoreggia con El Morenito. Il giorno dopo la ragazza torna da Mathieu, sostenendo che si trattava di una recita per metterlo alla prova. Mathieu reagisce picchiandola a sangue, mentre lei continua a parlare del loro amore. I passeggeri del treno, a racconto finito, solidarizzano con Mathieu: ma all'improvviso arriva Conchita, che gli rende la secchiata d'acqua sulla testa. Una volta giunti a Parigi, l'uomo e la ragazza passeggiano felici per le strade devastate dagli attentati, come se nulla fosse stato, finché una grande esplosione improvvisamente invade lo schermo.
Opera finale di Luis Buñuel (il progetto risaliva però agli anni Cinquanta), Cet obscur objet du désir prende le mosse dal mediocre racconto di Pierre Louÿs già portato sullo schermo quattro volte: la prima da Reginald Barker (The Woman and the Puppet, 1920), la seconda nel 1928 da Jacques de Baroncelli (La femme et le pantin), la terza da Josef von Sternberg (The Devil Is a Woman ‒ Capriccio spagnolo, 1935, con Marlene Dietrich) e la quarta da Julien Duvivier (La femme et le pantin ‒ Femmina, 1958, con Brigitte Bardot). Il soggetto originario, sebbene contenga luoghi tematici della crudeltà sentimentale cara a Buñuel (l'amour fou che rende marionette in balia della persona amata), viene fatto esplodere con caustica ironia in molteplici piani di delirio narrativo. La confusione dei tempi del racconto (passato, presente e sogno non hanno tratti distintivi l'uno dall'altro) e la rottura della logica consequenziale (scene spesso interrotte e riprese, che non sembrano avere influenza sulle successive né lasciare memoria di sé) trovano coronamento in un capolavoro di scrittura automatica che esalta la capacità di captare il contingente essenziale al metodo surrealista. Infatti, il licenziamento dell'attrice prescelta Maria Schneider dopo quattro settimane di riprese portò allo sdoppiamento dell'immagine della protagonista Conchita in due attrici differenti, la raffinata francese Carole Bouquet e la sanguigna spagnola Angela Molina (doppiate da un'unica voce). Le due interpreti, intercambiabili nel ruolo, non rappresentano aspetti diversi di una sola personalità, ma si alternano casualmente nella parte diabolica e in quella angelica: la mutevolezza e l'imprevedibilità generate dai passaggi di staffetta divengono il correlato oggettivo della volubilità del personaggio letterario, acuendone il senso di irrazionalità e inafferrabilità.
Il tema buñueliano dell'amore di un uomo maturo e facoltoso per una giovane di modeste condizioni (qui basato su un meccanismo di frustrazione che accomuna il protagonista e lo spettatore, cui non è dato possedere il nesso tra le diverse situazioni) è disseminato di segnali tipicamente surrealisti: l'uso degli oggetti quotidiani come allusioni sessuali, le continue esplosioni degli attentati, fino al misterioso sacco di iuta ricorrente nel film che alla fine il protagonista porta sulle spalle e che rimanda al fardello dell'amore e ai suoi meccanismi regressivi. L'oscuro oggetto del desiderio del titolo è la sintesi perfetta delle componenti del rapporto amoroso secondo Buñuel: imperscrutabilità delle motivazioni, fantasia di origine sadiana di oggettificazione della persona amata, spinta del desiderio acuita dalla consapevolezza dell'impossibilità del suo compimento. Con una narrazione costantemente in bilico tra gag comica e messa in scena grottesca dei codici morali e dei luoghi comuni della borghesia, Buñuel realizzò un'opera paradigmatica del suo cinema, dove il consueto gioco con l'irrazionalità si scioglie nella semplicità cristallina delle intenzioni. Il film ebbe l'immediato plauso della critica e riscosse un notevole successo di pubblico.
Interpreti e personaggi: Fernando Rey (Mathieu), Carole Bouquet e Angela Molina (Conchita), Julien Bertheau (il cugino Edouard), Milena Vukotic (viaggiatrice), Valérie Blanco (sua figlia), Jacques Debarry (magistrato), Piéral (psicologo), Claude Jaeger (direttore del bar), André Weber (Martin, il maggiordomo), David Rocha (El Morenito), Maria Asquerino (Incarnación), Muni (portinaia), Ellen Bahl (Manolita), Isabelle Sadoyan (giardiniera), Bernard Musson (ispettore), Augusta Carrière (ricamatrice), Antonio Duque (controllore), André Lacombe (portiere), Rita Lluch Peiro (ballerina), Jean-Claude Montalban (cliente al bar), Isabelle Rattier (segretaria), Jean Santamaria (impiegato).
R. Benayoun, Forêt d'indices, délicate balance, in "Positif", n. 198, octobre 1977.
J.-P. Oudart, Un homme, une femme et quelques bêtes, in "Cahiers du cinéma", n. 281, octobre 1977.
D.L. Overbey, Cet obscur object du désir, in "Sight & Sound", n. 1, winter 1977/78.
D. Robinson, Buñuel et Louÿs, in "Sight & Sound", n. 3, summer 1978.
A. Sánchez Vidal, Luis Buñuel: obra cinematográfica, Madrid 1984.
M. Aub, Conversaciones con Buñuel, Madrid 1985.
Buñuel por Buñuel, a cura di J. De La Colina, T. Pérez Turrent, Madrid 1993 (trad. it. Milano 1994).
A. Farassino, Tutto il cinema di Luis Buñuel, Milano 2000.
Sceneggiatura: Quell'oscuro oggetto del desiderio, a cura di A.M. Tatò, Torino 1981; in "L'avant-scène du cinéma", n. 344, novembre 1985.