CESELLO
Il cesello è un piccolo strumento di acciaio che serve a scolpire finemente su metallo. Consta d'una asticciola quadrangolare lunga da 10 a 15 centimetri, una delle cui estremità, la testa, è tagliata in piano, perpendicolarmente al suo asse, e l'altra è foggiata in diverso modo secondo lo speciale ufficio che deve compiere sul metallo: tagliare, schiacciare, rialzare, impastare, bucherellare; e secondo la forma che da esso deve ricavare, o alla quale deve adattarsi per portarla a perfezione.
I principali tipi di ceselli si possono così raggruppare: Pianatori, terminanti in un piano a bordi arrotondati, normale all'asse, a forma quadrangolare, che va dal quadrato al rettangolo molto allungato. Servono per modellare, schiacciando il metallo. Profili, che sono scalpelli senza taglio, con i quali si contorna la forma. Possono essere diritti o mezzi tondi per adattarsi meglio alle curve; a scarpa, cioè col piano inclinato sull'asse per entrare negli scuri e nei sottosquadri; secchi e grassi, secondo lo spessore del bordo; a canale, detti anche a cavallo, col bordo curvato all'indentro a mo' di sella. Quest'ultima varietà è comune anche ai pianatori. Olivette o Favette, terminanti a foggia d'una mezza oliva o d'una fava. Pallini, terminanti in una mezza sfera; ce ne sono all'indentro e all'infuori, secondo che la mezza sfera è in incavo o in rilievo. Quando sono molto piccoli si chiamano puntellini, perché servono a punteggiare.
I ferri sin qui descritti servono a disegnare e modellare; per dare il colore, ossia per variare l'aspetto superficiale della forma, ci sono i ferri a pelle, pianatori a superficie lievemente scabra, che dànno al metallo un aspetto poroso; e gli zigrini, pianatori portanti una leggiera incisione a reticolato che dà un'impressione di maggior forza e di diversa apparenza. Tutti questi sono i veri e propri ceselli; ma sono indispensabili anche i seguenti ferri, comuni ad altre arti; e cioè: scalpelli di ogni dimensione; ciappole, varietà di scalpelli a taglio obliquo, retto o curvo, infissi in un manico identico a quello del bulino (v.), atte a scavare; raspini, piccole lime di varie forme, in tutto simili alle stecche per modellare, diritti o curvi, lisci nel mezzo, e col taglio alle due estremità; raschiatoi o raschietti, lame acuminate a sezione triangolare, taglienti sui tre bordi; brunitoi (v.). Ciascuno dei tipi descritti comporta parecchi esemplari di varia grossezza per corrispondere alle principali esigenze del lavoro, nel corso del quale si rende spesso necessario creare qualche nuovo ferro più idoneo a riprendere alcune particolarità del modellato. I ferri occorrenti sono, quindi, assai numerosi; ammontano a parecchie centinaia. Il buon cesellatore ne è geloso; li foggia da sé e li tempera con gran cura riscaldando al violetto quelli che hanno compito di maggior forza, e al color d'oro gli altri. Li conserva in astucci di ferro cilindrici, detti bussole, classificandoveli per averli sempre sottomano con prontezza.
A eccezione dei raspini e delle ciappole che si tengono come i bulini, essi lavorano percuotendo il metallo con piccoli colpi che vengono loro impressi mediante un martellino detto mazzetta da cesellatore, costituito da un blocchetto di ferro di forma caratteristica, terminante in basso in un piano circolare e portante in alto una piccola sfera leggermente spostata all'indietro per assicurare l'equilibrio del colpo. È fissato a un manico di legno tornito, sottile ed elastico, rigonfio all'estremità ch'è in contatto col palmo della mano. Il cesellatore prende con la destra la mazzetta e batte con essa piccoli colpi decisi a intervalli brevissimi e regolari sulla testa del cesello che tiene con la sinistra, stretto fra il pollice e l'indice, mentre il medio e soprattutto l'anulare che rimane a contatto col lavoro, lo dirigono spostandolo leggermente dopo ogni colpo. L'opera da cesellare deve esser tenuta ferma e disposta in modo da offrire facilità di spostamento. Per immobilizzarla si può stringerla in morsa, a condizione di interporre due cuscinetti di piombo per evitarle il contatto diretto delle ganasce. Oppure, se la dimensione è ridotta, la si fissa con la pece sul piano di una mezza palla di pietra poggiata con la parte curva entro un collare di grosso cuoio di diametro inferiore. Ciò permette di variare continuamente la posizione del lavoro, potendo la mezza palla girare in ogni senso e con grande facilità nel collare.
La pece da cesellatore è cosi composta: pece d'Olanda 1 kg.; polvere di mattone 2 kg.; sego 200 grammi circa (più o meno secondo la stagione). Si scioglie a fuoco lento, se ne versa uno strato sulla mezza palla e vi si infigge l'oggetto da cesellare che dev'essere prima, se vuoto, riempito della stessa pece. È bene riempime anche le figure che vanno messe in morsa, sia per impedire eventuali avvallamenti in qualche punto più sottile della parete metallica, sia perché il metallo, vibrando assai meno, acconsente molto meglio al colpo del ferro.
Il cesello si conduce in questo modo. Se si tratta di lavori fusi, dopo tagliati i getti e colmati con pernî a vite i buchi degli sfiati, e le accidentali imperfezioni di fusione, è necessario raspinarli, cioè levigarne la superficie con i raspini prsma, indi con i raschietti e da ultimo con la tela smerigliata. Ciò fatto, si comincia a disegnare con i profili, modellando poi con pianatori e scalpelli. Gli altri ferri intervengono dopo a perfezionare la forma, ciascuno secondo la sua attitudine. Si finisce con i ferri a pelle e gli zigrini, se necessario, e con qualche tocco di brunitore. Altro importante genere di lavoro che rientra nella pratica del cesello, è lo sbalzo (v.).
Cesellatura. - Si dice cesellatura la tecnica della lavorazione del metallo col cesello, ma in generale, poiché questo è lo strumento principale che serve a scolpire e a incidere il metallo, s'indica con tal nome tutta la metallotecnica. Per il sorgere e lo svilupparsi di essa nell'antichità v. toreutica; per la storia dei diversi generi di lavorazione, v. agemina; scultura; sbalzo; per particolari usi dei varî metalli, v. le singole voci.