CESARIO da Ferrara
Nato a Ferrara nella prima metà del sec. XV, entrò nell'Ordine dei servi di Maria prima del 30 nov. 1454, data in cui appare aggregato al convento bolognese di S. Maria dei Servi.
La sua appartenenza alla famiglia dei Contughi (menzionata per la prima volta da A. Superbi, Apparato degli uomini illustri di Ferrara, Ferrara 1620, p. 46) o a quella dei Tarsoni (secondo A. Piermei, Memorabilium sacri Ordinis Servorum B. M. V. breviarium, III, Romae 1931, pp. 130 s. n. 2) è del tutto ipotetica, apparendo egli indicato nelle fonti con il solo toponimico.
Il 21 luglio 1460 si trovava presso lo Studio teologico servita di Bologna, dove aveva conseguito nel frattempo il baccellierato. Creato maestro in teologia tra il 1463 ed il 4 giugno 1467, sotto il suo decanato, nell'ottobre di quell'anno, vennero redatti gli statuti del Collegio dei teologi dell'università di Ferrara (C. Piana, Lo Studio di S. Francesco a Ferrara nel Quattrocento. Docum. inediti, in Arch. francisc. histor., LXI [1968], p. 117, che corregge l'inesatta lezione del manoscritto data da F. Borsetti, Historia ..., I, p. 62). Nell'ottobre del 1470 era di nuovo decano del Collegio. Nel 1478, il 30 agosto, era promotore della laurea in teologia del servita Antonino da Como e per l'anno successivo il suo nome risulta ancora nel rotolo dei lettori di teologia.
All'interno dell'Ordine rivestì dal 1ºapr. 1478 l'incarico di procuratore generale presso la Curia romana. In un documento dell'11 giugno 1481 viene indicato come provinciale di Venezia. Predicò a Venezia nel 1463, 1470 e 1475, e nel 1488 in S. Petronio a Bologna. Benché non sia detto direttamente dalle fonti, è lecito tuttavia supporre che abbia predicato anche a Firenze, dove risulta di passaggio nel convento della SS. Annunziata nel 1474, nel 1475 e nel 1485, e a Faenza, ove si trovava il 9 dic. 1479 e dal 22 al 26 apr. 1483. Partecipò alla pubblica disputa che ebbe luogo a Ferrara sull'Immacolata Concezione il 1º apr. 1478 (per l'esatta data: C. Piana, Saggio sull'attività francescana nella difesa e propagazione del culto della Concezione Immacolata, in Virgo Immacolata, VII, 3, Roma 1957, pp. 9-19): indetta dal duca Ercole I d'Este, alla presenza di quest'ultimo e del vescovo, il francescano conventuale Bartolomeo Della Rovere, C., il francescano conventuale Bartolomeo Bellati da Feltre e il carmelitano Battista Panetti da Ferrara sostennero con successo le tesi immacoliste contro le opinioni maculiste del domenicano Vincenzo Bandelli.
Se dobbiamo prestare fede a quanto poi ebbe a dire il Bandelli, non sembra che C. abbia avuto una parte preminente nella disputa: avrebbe invocato la autorità di Maometto a favore delle sue argomentazioni, suscitando le risa dell'uditorio da cui fu indotto al silenzio. Maggiori ragguagli sul suo atteggiamento potremmo avere nell'eventualità che venisse rintracciato il trattato polemico Pro Immaculata Virginis Conceptione et eius immunitate a peccato originali rationes contra VincentiumBandellum, edito, nel 1502 secondo A. Roskóvany (Beata Virgo Maria in suo conceptu Immaculata ex monumentis omnium saeculorum demonstrata, I, Budapest 1873, p. 350).
Uno strascico di questa polemica si ebbe più tardi, nel 1488, quando l'8 dicembre C. predicò nel duomo di Ferrara che Maria era stata concepita senza peccato originale e venne poi provocato a un contraddittorio sulla pubblica piazza dal domenicano Lodovico Stanchi da Valenza, maestro dello Studio teologico, contraddittorio che si concluse in una rissa generale con la partecipazione degli studenti dell'università.
A Ferrara il 1º giugno 1483, domenica, durante la messa solenne celebrata dal vescovo di Adria, Tito Novello, di fronte al cardinal legato, Francesco Gonzaga, al duca di Calabria, Alfonso d'Aragona, al duca di Ferrara Ercole I e agli ambasciatori della lega antiveneta, dopo il canto del Credo, C. dette lettura della bolla di interdetto scagliata contro Venezia da Sisto IV, dopo aver esortato con poche parole i presenti a continuare la lotta contro i Veneziani. Fallite le trattative di pace per porre fine alla guerra tra Ferrara e Venezia, il 22 luglio 1484 lesse dal pulpito, sulla piazza della cattedrale, la bolla del 30 giugno, con cui Sisto IV intimava a tutti i sudditi pontifici del ducato di Ferrara - allora feudo pontificio -, i quali fossero al soldo dei Veneziani, di sottrarvisi: in questa occasione C. confermò di essere un fervido sostenitore della politica papale, predicando che alla potestà pontificia si doveva obbedire per la salvezza stessa dell'anima.
Nel novembre del 1478 intervenne presso le autorità ferraresi perché costruissero una prigione per i debitori insolventi separati - contrariamente a quanto avveniva per l'addietro - dai criminali comuni, e alle spese della sua erezione contribuì con elemosine raccolte unitamente a altri due concittadini. Non trova invece conferma l'asserzione degli annalisti serviti che egli avrebbe favorito la fondazione di un lazzaretto.
Morì il 25 genn. 1490, e non il 1º febbraio 1498, come si ritenne per lungo tempo sulla base dell'erronea lettura dell'epitaffio posto sulla sua tomba nella chiesa di S. Maria dei Servi a Ferrara (demolita nel secolo XVII).
C. è ritratto in una medaglia bronzea opera di Sperandio Savelli da Mantova, coniata nel 1460-1477 o nel 1490-1495:nella prima ipotesi, l'allegorica figurazione del verso e la legenda "Inspice mortale genus: mors omnia delet" possono contenere una allusione alla tematica più insistente della sua predicazione, la morte e la vanità universale; nella seconda, ci si riferirebbe semplicemente all'avvenuta sua morte (la medaglia è riprodotta in Studi stor. dell'Ordine dei Servi di Maria, X[1960], p. 156).
Fonti e Bibl.: U. Caleffini, Diario ferrarese, a cura di G. Pardi, II, Ferrara 1940, pp. 265, 280; B. Zambotti, Diario ferrarese, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXIV, 7, a cura di G. Pardi, pp. 47, 140, 154 s., 212; F. Borsetti, Hist. almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, p. 75; A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, IV, Ferrariae 1848, p. 160; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara, Lucca 1901, pp. 46 s., 68 s.; A. Vicentini, I Servi di Maria nei docc. e codici venez., I, 1, Treviglio 1922, pp. 189 s. n. 43; II, 1, Vicenza s.d. [ma 1931], p. 60; C. Piana, Agostino da Ferrara ..., in Arch. francisc. hist., XLI (1948), p. 249; G. M. Roschini, I Servi di Maria e l'Immacolata, in Studi stor. dell'Ordine dei Servi di Maria, VI (1954), pp. 71-75; G. M. Bortone, Fra' C. da F. ..., ibid., X (1960), pp. 145-157; C. Piana, Ricerche su le Università di Bologna e di Parma nel secolo XV, Quaracchi 1963, pp. 60-62, 65, 84; Id., Nuove ricerche su le Univers. di Bologna e di Parma, Quaracchi 1966, p. 209.