VALLE, Cesare
– Nacque a Roma il 17 giugno 1902, da una famiglia di origine sarda, ultimogenito dei quattro figli di Tommaso, funzionario del ministero degli Interni, e di Italia Milanti. Il fratello maggiore, Giuseppe (v. la voce in questo Dizionario), capo di stato maggiore della Regia Aeronautica, grande ufficiale dell’Ordine militare d’Italia, trasvolatore atlantico, fu una figura quasi paterna per il giovane Cesare, che ebbe per lui un’ammirazione autentica. Le due sorelle Pia e Maria morirono nel 1936 in un incidente aereo.
Dopo gli studi classici presso il liceo Virgilio di Roma, Valle si iscrisse alla Regia scuola di ingegneria, laureandosi con lode nel 1924 con una tesi in architettura. I suoi docenti, Giovan Battista Milani, Arnaldo Foschini, Vincenzo Fasolo, Marcello Piacentini, Gustavo Giovannoni (del quale fu in seguito assistente), furono personalità di spicco nella Roma dei primi del Novecento, teorici dell’architetto integrale, i quali avevano superato la fase eclettica per aderire a una forma di modernismo moderato.
In questi primi anni di coinvolgimento nel dibattito culturale intorno all’architettura e alla città, Valle fece parte del comitato di redazione della rivista Architettura e arti decorative, diretta da Giovannoni e Piacentini, e in questo contesto strinse un importante legame culturale con Luigi Piccinato, del quale apprezzava il profilo internazionale e con il quale condivise una visione moderna della disciplina urbanistica.
Nel 1925 venne nominato consulente esterno permanente del Servizio tecnico architettura ed urbanistica del Governatorato di Roma, presso la V Ripartizione (diretta da Ghino Venturi), contribuendo allo studio per la soluzione di grandi opere di trasformazione di Roma Capitale, in particolare quelle intorno a piazza Venezia, che comprendevano il progetto di sistemazione dei Fori imperiali, del sepolcro degli Scipioni e della via Appia antica e l’apertura di via dell’Impero, e che coinvolsero gran parte dell’area archeologica centrale di Roma. Queste realizzazioni riguardarono la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, in ottemperanza all’impegno innovatore e celebrativo del regime fascista, che il Governatorato perseguì dotandosi di collaboratori eccellenti, coinvolti nel dibattito moderno. Quale consulente permanente Valle restò in carica fino al 1936, e successivamente prestò collaborazioni saltuarie.
Proprio sulle questioni relative a una cultura della modernità, fu tra i fondatori del GUR (Gruppo degli Urbanisti Romani), e in questo settore specifico della progettazione, tra il 1927 e il 1936, partecipò a molti concorsi per piani regolatori di città italiane, tra i quali degni di nota sono quelli di Brescia, Padova, Foggia, Cagliari, Arezzo, Pisa, La Spezia, Roma e Avellino.
Tappa fondamentale nel percorso professionale di Valle fu la stesura del piano regolatore di Addis Abeba, del 1936-38, realizzata in collaborazione con l’architetto Ignazio Guidi. Il progetto si componeva di uno studio preliminare, denominato Programma urbanistico per Addis Abeba, e di due proposte di soluzioni distinte. A dimostrazione dell’importanza di questo piano urbanistico, occorre ricordare che anche Le Corbusier aveva presentato una sua proposta, rimasta sulla carta. Questo lavoro segnò per Valle l’inizio di un periodo di attività nelle colonie italiane, ove realizzò gli ospedali di Tunisi e di Addis Abeba, la Casa del bambino a La Marsa, il Convitto femminile, il Preventorio, la Scuola del lavoro, il Comando della milizia fascista albanese a Tirana, oltre a numerosi studi riguardanti le costruzioni, la legislazione e l’urbanistica coloniale. Nelle terre d’oltremare aveva già lavorato per la partecipazione italiana alla Fiera internazionale di Tripoli (V. Testa, Il padiglione di Roma alla Fiera di Tripoli, in Capitolium, V (1929), 5, pp. 225-228), in occasione della quale si era giovato della collaborazione di Nera Minardi diplomata alla Scuola di belle arti di Roma e incaricata di seguire le opere per quella che fu una delle più importanti fiere in terra africana dell’epoca coloniale. Valle l’aveva conosciuta già da qualche anno negli uffici del Governatorato, ove Nera lavorava come progettista.
Cesare e Nera si sposarono nel 1933 ed ebbero due figli: Tommaso, architetto, e Gilberto, ingegnere, che seguirono le orme paterne fondando a Roma nel 1957 uno studio professionale al quale parteciparono anche le generazioni successive della famiglia Valle.
La vita professionale di Valle risulta inscindibile dalla sua persona, e le opere realizzate per conto delle istituzioni di cui fu componente e dirigente si sovrappongono all’attività per i committenti privati, dimostrando un comune pensiero progettuale. Egli ebbe una connaturata tendenza per quello che all’epoca era definito stile moderno, e che a Roma ebbe alcuni importanti interpreti, i quali cambiarono l’immagine della città, delineandone il carattere in continuità con la storia. La sua partecipazione al rinnovamento di Roma si declinò fin dall’inizio in ambiti molto diversi, dal confronto con la storia e i suoi ruderi, alla pianificazione, alla nuova costruzione. Il linguaggio moderno fu per Valle l’unica risposta, particolarmente evidente negli edifici che realizzò nel centro di Roma. È del 1932 la casa Viola sul lungotevere Marzio a Roma, un intervento tutt’altro che mimetico in un contesto fortemente caratterizzato da edifici storici, che si innesta con la sua facciata cartesiana e il suo definitivo arco vuoto, stretto e allungato in posizione dissimmetrica, nella sequenza del fronte urbano rimodellato. Questo intervento era parte delle previsioni del piano regolatore del 1931, per il quale Valle stesso aveva prestato la sua consulenza nella commissione governatoriale istituita nel 1930, e che in questo tratto del lungotevere prevedeva una serie di demolizioni di vecchi edifici per allargare la strada adeguandola alle mutate esigenze urbanistiche. Valle inserì con decisione la stretta casa d’affitto nella sequenza del prospetto affacciato sul Tevere.
Degli stessi anni sono un complesso in via Poma progettato per la cooperativa ALA II, i progetti realizzati per conto delle istituzioni governative, associative e assistenziali su tutto il territorio nazionale, tra i quali di particolare interesse la Casa del balilla di Forlimpopoli (1933), quella di Mercato Saraceno (1936), quella di Predappio (1935-37) e il collegio aeronautico Bruno Mussolini (1936). Esemplare la casa-stadio per l’Opera nazionale Balilla di Forlì, del 1932-33, dedicata ad Arnaldo Mussolini, che affronta un programma complesso e molto articolato organizzato da Valle come sequenza di volumi decisamente razionalisti, riferibili all’immagine dell’architettura di Walter Gropius e del Bauhaus.
Altre importanti realizzazioni che affermarono un suo linguaggio moderno consolidato sono il liceo-ginnasio Giulio Cesare, del 1937, un puro esempio di razionalismo romano, con un alto porticato regolare sul fronte urbano aperto su un primo cortile che risulta tangente alla strada e una successione alternata di volumi regolari che distribuiscono le funzioni didattiche intorno a un secondo ampio cortile retrostante; la nuova sede centrale dell’Opera nazionale maternità infanzia sul lungotevere Ripa a Roma (oggi sede del ministero della Salute), del 1938-39, che ricalca il perimetro del lotto affacciato sul lungotevere e presenta un carattere austero e monumentale, in virtù di un solido basamento rivestito in mattoni scuri, contrapposto al corpo dell’edificio di colore chiaro, in conformità con molti edifici a carattere istituzionale che si andavano costruendo in quegli anni; il rigoroso palazzo dell’Anagrafe nell’odierna via Petroselli a Roma (1936-39), realizzato originariamente con Guidi e poi con Fasolo; il ponte della Magliana, realizzato con lo stesso Guidi e con Carlo Cestelli Guidi tra il 1939 e il 1948.
Fa parte di questa ricerca dello spazio architettonico e urbano moderno anche la partecipazione nel 1935, insieme con Ignazio Guidi e Pier Luigi Nervi, al primo concorso per la realizzazione del nuovo Auditorium di Roma. I concorsi banditi negli anni Trenta, da quelli per il palazzo Littorio a quelli per l’Auditorium, fino a quelli per gli edifici permanenti dell’E42, furono terreno di sperimentazione dell’identità architettura-modernità voluta dal regime, che utilizzò la città come un potente mezzo comunicativo. La proposta di Guidi-Nervi-Valle, caratterizzata dalla corrispondenza forma-struttura della sala ovale definita da grandi travi curve contrapposte alla curvatura delle gradinate, che conferiva una non comune fluidità allo spazio interno, risultò vincitrice ex aequo insieme a tutti i sei gruppi partecipanti.
Di grande importanza sono gli interventi eseguiti in Sardegna, in particolare il piano di fondazione e le opere per la nuova città di Carbonia. Il piano fu redatto con Guidi e con la collaborazione di Gustavo Pulitzer Finali. Fu in seguito necessario un ampliamento che venne affidato a Eugenio Montuori, dal momento che Valle e Guidi erano in Etiopia, impegnati nel piano di Addis Abeba.
A Cagliari realizzò anche il cimitero Monumentale (1933), la sede della Banca d’Italia (1936), le palazzine per ufficiali e sottufficiali della Regia Marina (1937), la facoltà d’ingegneria mineraria della R. Università (1941).
Una svolta nel percorso professionale di Valle si verificò nel 1942, quando fu chiamato a dirigere il Servizio urbanistico presso il ministero dei Lavori pubblici, che lo portò a optare per la conclusione dell’attività professionale progettuale in favore di una totale dedizione all’opera di rinnovamento normativo dell’intervento pubblico, conseguente all’approvazione della nuova legge urbanistica del 17 agosto 1942 n. 1150, alla redazione della quale aveva partecipato in prima persona. Inizialmente fu ispettore generale, poi presidente della I e poi della VI Sezione (urbanistica) e infine presidente generale del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. In questi ruoli si preoccupò di perseguire una politica urbanistica unitaria, strettamente coordinata con l’attività edilizia, promuovendo i piani territoriali di coordinamento e sollecitando la formazione dei piani regolatori comunali, per i quali i suoi uffici offersero alle amministrazioni locali ogni assistenza.
In questi anni si ammalò gravemente la moglie Nera, che morì nel 1942. Qualche tempo dopo, in seconde nozze, Valle sposò Luigia Rabascini e nacque il terzo figlio, Raniero, avvocato.
Nel 1955, con l’allora ministro dei Lavori pubblici Giuseppe Romita, organizzò la visita di studio ai quartieri residenziali e agli uffici del piano regolatore di Stoccolma, Göteborg, Copenaghen e Amsterdam, che determinò alcuni cambiamenti nell’impostazione e nel coordinamento degli uffici da lui diretti. Dopo questa esperienza decise per la costituzione del Comitato di coordinamento dell’edilizia popolare (CEP) e promosse la realizzazione dei quartieri coordinati, secondo un regolamento che può definirsi anticipatore della legge n. 167 del 1962 sull’edilizia popolare.
È parte di questo periodo dell’attività di Valle il coordinamento del quartiere INA-Casa di Acilia (Roma), del 1958-60, appartenente al secondo settennio del piano per la ricostruzione varato con il Piano Fanfani nel 1949.
Parallelamente all’attività di progettista e agli altri incarichi istituzionali, Valle collaborò con diverse università italiane, dapprima come assistente a Roma e Napoli. Nel 1936 conseguì la libera docenza in urbanistica e nel 1938 in architettura tecnica, materie che insegnò rispettivamente a Napoli e a Pisa, per essere poi nominato nel 1941 professore incaricato di tecnica urbanistica presso la facoltà di ingegneria dell’Università di Roma. Nel triennio 1944-47 fu sospeso dagli incarichi di insegnamento presso l’Ateneo romano, nel quale fu reintegrato nel dopoguerra, per proseguire fino al 1970, data della sua messa in quiescenza.
Morì a Roma il 10 settembre 2000.
Sono in gran numero le pubblicazioni relative agli edifici di cui Valle è autore, presentati nelle riviste di settore, e quelle curate da lui stesso nel suo ruolo di dirigente ministeriale, nonché i suoi contributi e scritti dedicati agli studi e agli indirizzi normativi, di cui resta un’ampia testimonianza nel suo archivio. Quest’ultimo il 21 gennaio 1999 è stato dichiarato di notevole interesse storico dal ministero per i Beni e le Attività culturali a seguito del censimento degli archivi privati della Soprintendenza archivistica per il Lazio.
Fonti e Bibl.: C. V., in 50 anni di professione (catal.), a cura di R. Bizzotto - L. Chiumenti - A. Muntoni, Roma 1983, p. 147; F. Capolei, C. V.: decano 1990, Roma 1990; C. V., in Architectonicum. Vite professionali parallele, 1920-1980, a cura di G. Latour, Roma 1992, pp. 235-238; A. Muntoni, C. V.: architettura, urbanistica, istituzioni, in Studio Valle, 1957-2007. Cinquant’anni di architettura, a cura di P. Ciorra - A. D’Onofrio - L. Molinari, Milano 2007, pp. 17-30; C. V., in Guida agli archivi di architettura a Roma e nel Lazio, a cura di M. Guccione - D. Pesce - E. Reale, Roma 2007, p. 175; F. Canali, Architetti romani nella ‘città del Duce’. C. V., razionalista dell’avanguardia e ‘classicista latino’ della modernità a Forlì (1932-43), in L’architettura dell’‘altra’ modernità, Atti del XXVI Congresso di storia dell’architettura... 2007, a cura di M. Docci - M.G. Turco, Roma 2010, pp. 290-299; C. V. Un’altra modernità: architettura in Romagna (catal., Forlì), a cura di U. Tramonti, Bologna 2015; M. Giacomelli, C. V. in Albania, in Architettura e urbanistica nelle Terre d’oltremare. Dodecaneso, Etiopia, Albania (1924-1943) (catal., Forlì), a cura di U. Tramonti, Bologna 2017, pp. 92-103.