GIARRUSSO, Cesare Rosario
Nacque a Vizzini, nella Sicilia sudorientale, il 19 luglio 1887 da Gregorio e da Maria Cultrera.
Intorno ai sei anni di età (Rocchiero, 1986, p. 4) si trasferì con la famiglia a Genova dove, ai primi del secolo, frequentò per breve tempo i corsi di plastica tenuti da G. Navone presso l'Accademia ligustica di belle arti. Alla sua formazione tecnico-stilistica contribuirono, tuttavia, anche elementi diversi, tra cui vennero ad assumere importanza primaria l'attività artigianale di intagliatore in legno e, soprattutto, il rapporto con lo scultore E. De Albertis, uno dei protagonisti della cultura artistica genovese di inizio secolo.
Il G. condivideva gli ideali di rinnovamento culturale di De Albertis. I due, insieme con altri autori di rilievo quali G. Galletti, F. Messina, A. Bellebuono, A. Lucarini e A. Vassallo, fecero parte dal 1916 dell'Associazione Pro cultura artistica. Nell'ambito di questo sodalizio, dove venivano coltivati ideali di socialismo umanitario, ebbe modo di collaborare ad alcune conferenze pubbliche, all'organizzazione di una biblioteca itinerante, e altro ancora (ibid., p. 5).
Nel 1914 espose un non meglio specificato gesso a una mostra che si tenne presso il circolo Tunnel di Genova. Nel 1915 eseguì per il cimitero genovese di Staglieno la Tomba del poeta De Paoli, che presenta alla base un motivo decorativo di chiara impronta liberty secondo lo stile di De Albertis.
Sempre a Staglieno, il G. realizzò la Tomba Maccagnolo (1921), la Tomba Andrea Sanguineti (1925) e all'inizio degli anni Trenta la Tomba Portigliotti (Sborgi, 1997); a queste vanno aggiunte, secondo Rocchiero (1986, p. 7), la Cappella Sanguineti (1928), e le tombe Rosini, Vittoso, Monta-Brischi (1938).
Nel 1920, con il bassorilievo in gesso Umanità (ubicazione ignota), partecipò per la prima volta a un'esposizione della Società ligure promotrice di belle arti, presso il ridotto del teatro Carlo Felice di Genova (il G. prese parte alle rassegne annuali della Promotrice negli anni 1921-24, 1927, 1929, 1931-36, 1938-39, 1941). Nel 1924 venne inaugurato il monumento ai caduti di Genova Nervi, comprendente una Vittoria alata in bronzo eseguita dal G. ma andata distrutta durante la seconda guerra mondiale (ibid., ripr. p. 4); nell'ambito della statuaria commemorativa del G. Rocchiero (1986, p. 8) ricorda un Cippo in onore dei caduti a Trapani, mentre Cavassa (p. 23) pubblica una riproduzione del bozzetto per un monumento ai caduti da erigersi a Vizzini.
Questo periodo dell'attività del G., se da un lato non manca di opere ancora fortemente connotate in senso liberty e simbolista (per esempio, il disegno Danza macabra del 1925 conservato a Genova presso gli eredi dell'artista), è altresì caratterizzato da un progressivo emergere di elementi déco. Particolare rilievo assunse in quest'epoca l'interesse del G. per l'arte applicata, che trovò il suo sbocco più significativo con la partecipazione nel 1925 alle Esposizioni internazionali di arti decorative e industriali di Parigi e di Monza.
Per l'Esposizione parigina il G. realizzò una Lunetta decorativa in legno traforato policromo (Sborgi, 1989, ripr. p. 35). L'opera, oscillante tra liberty e déco, era collocata sulla sommità del portale d'ingresso alla sala ligure al Grand Palais, corredato da una cariatide marmorea scolpita da De Albertis. Alla Biennale monzese dello stesso anno, in sostituzione di una curiosa Colonna per pompa di benzina presente in catalogo (p. 116) ma non realizzata, espose una Coppa con figure femminili (legno intagliato) in cui reminiscenze liberty non escludono un certo recupero della tradizione classico-barocca (Sborgi, 1989, p. 37). Alla successiva edizione della rassegna biennale monzese (1927), il G. partecipò con alcune sculture, chiaramente orientate in senso déco, e con elementi decorativi lignei per l'ingresso della "Bottega delle due Riviere". Da segnalare in questo contesto una Lunetta decorativa con frutti in legno intagliato, risalente al 1923, che Rocchiero (1986, pp. 9 s., ripr. p. 12) ipotizza sia stata realizzata per la prima Biennale di Monza, ove tuttavia, stando al catalogo, non fu esposta. Del 1926 è la statua lignea Pomona con frutti, in cui il G. procede nella direzione di una più spiccata geometrizzazione delle forme.
Nel 1927 e nel 1928 il G. soggiornò a Parigi, dove frequentò G. Cominetti, lo studio di Giuseppe Mazzei e prese parte ad alcune esposizioni. Nel 1928 fu presente al Salon d'automne con Romantisme (maschera in marmo), che gli valse commenti positivi sulla Revue moderne illustrée des arts et de la vie (Morro); del resto, secondo Rocchiero (1986, p. 8), nello stesso periodo la critica parigina aveva espresso giudizi favorevoli anche sul monumento ai caduti di Nervi.
Alla fine degli anni Venti il linguaggio dello scultore appare dunque orientato in senso decisamente déco, come dimostrano il Ritratto di Carlo Otto Guglielmino del 1927 (Genova, eredi Giarrusso); La carità (ibid.); il bassorilievo in marmo Risveglio, eseguito nel 1931 ed esposto alla Promotrice genovese dell'anno seguente; soprattutto, le quattro statue allegoriche (Arte, Musica, Storia, Geografia) e i due bassorilievi realizzati nel 1929 per il palazzo ai numeri 91 e 92 di corso Sardegna a Genova. Sempre nel 1929 partecipò alla prima mostra del Sindacato fascista di belle arti che si tenne nel capoluogo ligure esponendovi la scultura Testa del violinista Martelli e il dipinto Alba di dolore (ubicazione ignota).
Negli anni Trenta l'opera del G. appare più incline ad accogliere esperienze realiste, che vengono tuttavia fuse o alternate con riprese linguistiche déco - come si nota nelle Danzatrici (1930; ripr. in Contemporanea, 1933) e nel Ritratto della poetessa Piccardo, esposte alla Promotrice genovese del 1934 - e occasionali echi ottocenteschi (Donna ligure con scialle, 1937). In altri casi il G. cede a una certa monumentalità di regime, come nei bassorilievi con Studenti e Atleti (Genova, Casa dello studente), o in quello con Costruttori (gesso esposto alla Promotrice del 1932, poi realizzato per la sede genovese dell'Italsider). A questo tipo di linguaggio appartiene anche l'Italia imperiale (esposta alla Sindacale interprovinciale di Genova del 1938 insieme con una più sciolta Testa di Vittoria), mentre maggiormente legato a una ripresa storicista di matrice ottocentesca è il bassorilievo del 1932 con L'incontro tra Dante e Bartolomeo Della Scala che si trova nell'atrio di un palazzo al numero 19 di corso Gastaldi a Genova. Di questo periodo è pure il bassorilievo con la Madonna del Perpetuo Soccorso (Roma, chiesa di S. Alfonso). Nelle sue frequenti presenze alle Sindacali genovesi degli anni Trenta (Sborgi, 1989, p. 279), il G. riuscì tuttavia a trovare spesso momenti di più fresca ispirazione e soluzioni linguistiche più originali, come nella Testa (di ubicazione ignota, esposta nel 1934 e riprodotta in catalogo) o nella Coppa dei calciatori (presentata alla mostra del 1937 e conservata presso la Galleria d'arte moderna di Genova).
Negli anni Trenta il G. diede sempre maggior spazio alla produzione pittorica e, in occasione di diversi appuntamenti della Promotrice di Genova (1929, 1936, 1938-39), espose dipinti. Raggiunse risultati particolarmente apprezzabili in quadri quale Nudo in lettura, esposto alla Sindacale interprovinciale tenutasi a Genova nel 1935 (Rocchiero, 1986, ripr. p. 12).
Nel 1938 il G. fu nominato accademico di merito dell'Accademia ligustica di belle arti nella classe di ornato. Nel 1942 pubblicò un articolo (La Pro cultura artistica, in Genova, XXII [1942], pp. 26-28) nel quale rievocò gli anni del sodalizio genovese dimostrando tra l'altro di aderire, sebbene senza eccessiva enfasi, alla politica culturale del regime. Il G. fu autore anche di uno studio (rimasto inedito) sul processo creativo in arte e sulla funzione dell'arte come fattore di civiltà (Rocchiero, 1986, pp. 11 s.).
Il G. morì a Genova il 12 sett. 1945.
Fonti e Bibl: A. Pastore, La tomba di Giuseppe De Paoli, in Liguria illustrata, 1915, n. 6, pp. 284-288; C. Morro, C. G., in La Revue moderne illustrée des arts et de la vie, 1930, n. 14, p. 18; C. G., Danzatrici, in Contemporanea, 1933, n. 2, p. 298; V. Rocchiero, Arti liberali genovesi, C. G., in La Voce di Genova, VII (1964), 23, p. 17; U.V. Cavassa, Uno scultore genovese degli anni Venti: C. G., in Genova, XLV (1965), 11, pp. 21-24; L. Balestreri, Lo scultore C. G., in Liguria, XXXIII (1966), 3, pp. 21-24; V. Rocchiero, C.R. G., in Arte stampa (Savona), n. speciale, novembre 1986; F. Sborgi, La scultura a Genova. Il Novecento, Genova 1989, pp. 13, 36-38, 44, 85-87, 116, 120, 129, 275, 277, 279; G. Beringheli, Dizionario degli artisti liguri, Genova 1991, p. 150; F. Sborgi, Staglieno e la scultura funeraria ligure tra Ottocento e Novecento, Torino 1997, p. 395.