PARENZO, Cesare
– Nacque a Rovigo il 20 novembre 1842 da Moisé e Amalia Romanin.
Appartenente a una famiglia borghese di religione ebraica, dopo aver frequentato il ginnasio annesso al seminario di Rovigo, si trasferì al liceo Tito Livio di Padova, da dove nel 1859 fu espulso l’amico Carlo Tivaroni. Nel 1860 lasciò il Veneto austriaco per iscriversi alla facoltà giuridica dell’Università di Pisa, poi di quella di Pavia, dove ebbe compagni Antonio Veronese e Remigio Piva, con i quali condivise anche in seguito la militanza radicale e la passione per la poesia di Giosue Carducci. Rientrato all’ateneo pisano, rappresentò la Società degli studenti all’assemblea dei comitati di provvedimento svoltasi a Genova nel marzo 1862, mentre nell’estate successiva si unì ai volontari garibaldini che intendevano affrancare Roma. Di ritorno dalla campagna di Aspromonte, nel dicembre 1862, fondò con Alessandro Fortis, studente a Pisa in quel periodo, un Circolo democratico di ispirazione repubblicana, redigendo un indirizzo alla ‘democrazia italiana’ che inneggiava alla liberazione di Roma e Venezia. Dopo la laurea sotto la direzione di Francesco Carrara, la cui ‘penalistica civile’ influì profondamente sulla sua formazione politica, visse fra Milano e Torino, entrando in contatto con Giuseppe Mazzini e Benedetto Cairoli, presidente del garibaldino comitato centrale unitario, costituito alla fine del 1863 per promuovere l’insurrezione nelle province venete e trentine in concomitanza con la mobilitazione della nazionalità polacca.
Nel biennio 1863-64, Parenzo rientrò più volte clandestinamente nelle Venezie con il nome di battaglia di ‘Quattrocchi’ per missioni politiche e militari a favore dei comitati d’azione che tentarono invano di sollevare le popolazioni contro l’Austria, incontrando l’opposizione dei moderati che puntavano esclusivamente sull’intervento dell’esercito italiano. Su sollecitazione di Giuseppe Mazzini, nel 1865 iniziò la carriera giornalistica accettando, insieme all’ex garibaldino Medoro Savini, la direzione del quotidiano democratico L’Avanguardia di Torino. Cessate le pubblicazioni nell’autunno dello stesso anno con l’intento – fallito – di riprenderle a Milano, Parenzo si dedicò nuovamente al lavoro cospirativo nel Triveneto, culminato nell’estate 1866 con la partecipazione, a fianco del cugino Vittorio (1842-1894) ferito nella battaglia di Ponte del Caffaro, alla campagna garibaldina del Tirolo, dove si segnalò sia sul campo come caporale, sia fuori come cronista del II battaglione bersaglieri volontari. Ritornato a Milano, divenne redattore del nuovo periodico politico-economico Il Sole, ideato dall’imprenditore mazziniano Giuseppe Semenza e dall’editore Francesco Vallardi. Nel novembre 1866, dopo le dimissioni di Giuseppe Mussi, ne assunse la direzione insieme al radicale friulano Antonio Billia, conservandola fino all’aprile 1867, quando subentrò loro Pietro Bragiola Bellini.
Conclusa l’esperienza de Il Sole, Parenzo ritornò a Rovigo ormai italiana, dove aprì un studio legale che, oltre a un’ottima posizione economica, gli procurò vasta popolarità per la difesa di militanti repubblicani implicati in processi per reati politici. Non abbandonò, tuttavia, la passione giornalistica, grazie alle collaborazioni con la Rivista liberale del Polesine fra il 1870 e il 1871 e con il periodico Il Polesine a partire dal giugno 1875.
L’8 maggio 1870 si era sposato a Venezia con Estella Dalmedico, da cui ebbe quattro figli (Raffaello, Amelia, Gilda e Guido). In occasione del matrimonio, gli amici carducciani diedero alle stampe un componimento, firmato dal poeta versiliese con il nom de plume di Enotrio Romano (Nelle nozze della gentile giovine Estella Dalmedico coll’avvocato C. P. questi versi offrivano gli amici A. V., G.F. R., G. F., G. B., Rovigo 1870) e successivamente inserito nel primo libro di Giambi ed epodi (Bologna 1882).
La declinazione civile della professione forense e l’intensa attività pubblicisitica, insieme alla nomina a maestro venerabile della loggia massonica Enrico Cairoli fondata nel 1868, gli assegnarono un ruolo preminente all’interno della composita Sinistra polesana che, nel novembre 1872, rappresentò a Padova in occasione della fondazione della Lega democratica veneta, ridenominata veneto-mantovana nell’ottobre 1873. L’adesione all’iniziativa promossa da Alberto Mario e al suo programma riformatore (suffragio universale, laicità delle istituzioni, decentramento amministrativo, tassazione progressiva, abolizione della pena di morte) riflettevano l’analogo intento di mantenere unito l’universo democratico di ascendenza risorgimentale. Tuttavia, Parenzo ancorò tale prospettiva all’egemonia di un liberalismo avanzato leale alla monarchia, al quale egli stesso era approdato, e che sul piano organizzativo si tradusse a Rovigo nella fondazione del Club liberale progressista. Nel luglio 1875 l’elezione al Consiglio provinciale rappresentò la prova generale del suo ingresso alla Camera, avvenuto in occasione del voto politico dell’autunno 1876, quando batté al primo turno il moderato Romualdo Bonfadini dopo un tour oratorio culminato in un discorso al teatro Orfeo di Adria, capoluogo del collegio elettorale.
Parenzo si stabilì a Roma con la famiglia e il cugino Vittorio che si era dedicato al lavoro letterario. Il suo studio legale si specializzò nel campo civilistico e nel patrocinio in Corte di cassazione, consolidandosi grazie all’associazione con avvocati affermati in campo nazionale come Giuseppe Zanardelli, Tommaso Villa e Francesco Crispi.
Alla Camera, partecipò da protagonista al distacco del gruppo che si riconosceva nella laedership di Cairoli dalla maggioranza progressista di Agostino Depretis avvenuto nell’autunno 1877 e sancito sul piano parlamentare dalle interrogazioni rivolte da Clemente Corte e dallo stesso Parenzo al ministero dell’Interno Giovanni Nicotera sull’episodio della cosiddetta ‘gamba di Vladimiro’. Il dibattito disvelò la sistematica violazione del segreto telegrafico, provocando la caduta del primo governo della Sinistra storica, contro cui votarono compattamente i deputati lombardo-veneti. Fra il 1878 e il 1880, quando si presentò nel collegio di Chioggia, Parenzo rimase in bilico fra la fedeltà a Cairoli e l’adesione alla costellazione liberale-radicale guidata da Zanardelli. Optò, infine, per quest’ultimo, sotto la cui bandiera fu rieletto nel 1882 nel collegio plurinominale a suffragio allargato di Rovigo e al quale fu debitore della nomina a senatore nel 1889, dopo essere stato coinvolto nella disfatta della Sinistra settentrionale antitrasformista alle consultazioni generali del 1886.
L’appartenenza all’ultima generazione risorgimentale, l’essere un outsider affermatosi nel mondo delle professioni, la solida cultura giuridica, laica e garantista, facevano di Parenzo il prototipo del parlamentare zanardelliano, capace di interpretare alla Camera come al Senato la figura dello specialista della politica, chiamato a ruoli di rilievo sia nei lavori d’aula, sia negli uffici e nelle commisioni.
Nel 1879 fu relatore del disegno di legge – respinto dal Senato – sull’obbligatoria precedenza del matrimonio civile rispetto a quello religioso; nel 1882 stese una dotta relazione, pubblicata da autorevoli riviste come il Monitore dei Tribunali, sul progetto di legge sul divorzio presentato nel 1881 – senza fortuna – dal ministro di Grazia e Giustizia Villa (Atti parlamentari, Camera dei deputati, Documenti, Legislatura XV, doc. 159/A, pp. 1-13); incarichi entrambi rivelatori di un’attenzione privilegiata ai diritti civili e di cittadinanza che, con esiti alterni, caratterizzò costantemente il suo impegno e quello dei suoi amici politici. L’azione di Parenzo fu altresì segnata dalla critica alla svolta colonialista intrapresa dagli ultimi ministeri Depretis. Nel giugno 1882 si oppose all’annessione di Assab denunciando la violazione del principio di nazionalità e nel gennaio 1885 intervenne sul massacro di una spedizione commerciale avvenuto in Africa orientale, paventando le funeste conseguenze dell’avventura coloniale sull’onore del Parlamento e della nazione.
Nel novembre 1891, due mesi dopo le nozze della figlia Amelia con l’avvocato Guido Praga, leader dell’Associazione radicale di Rovigo con cui a metà degli anni Ottanta Parenzo era entrato in contrasto, una grave tragedia sconvolse la sua vita familiare. Il primogenito Raffaello si suicidò al suo cospetto con un colpo di rivoltella a seguito del diniego del denaro necessario a ripianare un debito di gioco. Parenzo cercò di reagire concentrandosi sull’attività professionale e sull’impegno al Senato, dove, fra il 1895 e il 1896, fu protagonista di ripetute schermaglie con l’imprenditore cattolico-moderato Alessandro Rossi, e, nel luglio 1897, si oppose all’approvazione della normativa sul domicilio coatto e presentò un’interrogazione sul caso dell’anarchico Romeo Frezzi, ucciso in carcere dopo essere stato accusato ingiustamente di avere partecipato a un attentato contro Umberto I. In realtà, non riuscì a riprendersi dal dolore che minò la sua salute.
Morì a Nervi (Genova) il 15 aprile 1898 all’età di cinquantasei anni.
Un anno dopo, perse la vita a vent’anni anche l’ultimogenito Guido, studente di legge.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Brescia, Carte Zanardelli; Pavia, Biblioteca civica Carlo Bonetta - Archivio storico civico, Carte Cairoli; Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggi vari, N.A. 1278, I, 111; Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Fondo Luigi Luzzatti, Corrispondenza, b. 66, f. P; Torino, Fondazione Rosselli, Archivio famiglia Rosselli (corrisp. fra Estella Dalmedico Parenzo e Amelia Pincherle Rosselli). Necrologi: La morte del senatore P. a Nervi, in La Stampa, 16 apr. 1898; Il senatore C. P., in Corriere della sera, 16-17 apr. 1898.
Inoltre: Assemblea delle Associazioni liberali Comitati di Provvedimento e deputati dell’opposizione democratico-parlamentare tenuta in Genova addì 9 e 10 marzo 1862, Genova 1862, p. 10; C. Tivaroni, Mazzini e P. nella cospirazione veneta (1865). Nuovi documenti, Roma 1898; Necrologio, in La Stampa, 28 apr. 1899; C. Tivaroni, C.P. Commemorazione tenuta nella gran sala dell’accademia dei concordi a Rovigo il 22 novembre 1903, Roma 1903; G. Mazzini, Scritti editi ed inediti, Epistolario, XLIV, Imola 1936, pp. 311, 345; XLV, ibid. 1937, pp. 87, 89, 178; XLVII, ibid. 1938, pp. 198, 308; XLIX, ibid. 1939, p. 346; L, ibid. 1939, pp. 17, 32, 66, 104, 116 s., 152, 209, 227; LI, ibid. 1939, pp. 29, 131, 211, 215, 229, 276; T. Barbieri, L’editio princeps dell’ode “Per le nozze di C.P.” di Giosue Carducci, Firenze 1957; G. Monsagrati, C.P., in Il parlamento italiano 1861-1988, IV, Roma 1989, p. 311; G.L. Fruci, Alla ricerca della «monarchia amabile». La costellazione politica di Zanardelli nell’ex-Lombardo-Veneto e negli ex-Ducati padani (1876-1887), in Società e storia, XXV (2002), 96, pp. 289-349; C. Valsecchi, In difesa della famiglia? Divorzisti e antidivorzisti in Italia tra Ottocento e Novecento, Milano 2004, pp. 290, 292-303, 305, 319, 349, 351 s., 355, 364, 483; A. Nave, Garibaldini a Rovigo. C.P. da mazziniano a crispino, in Camicia Rossa, XXVIII (2008), 4, pp. 20-22; A. Brambilla - A. Nave, Rovigo carducciana, Rovigo 2008, pp. 51, 168, 172-181, 183, 191, 201 s., 207-209, 214, 233 s.; Il Veneto fra Risorgimento e unificazione. Partecipazione volontaria (1848-1866) e rappresentanza parlamentare: deputati e senatori veneti (1866-1900), a cura di P. De Marchi, Verona 2012, pp. 183, 186, 188, 198 s., 237, 261 s., 265 s., 306, 310 s., 313 s., 325, 381, 391, 393, 397, 400; A.M. Alberton, Divisi e uniti da uno stesso scopo: moderati, mazziniani e garibaldini dinanzi alla questione veneta, in La sinistra risorgimentale nel Veneto austriaco, a cura di G. Berti, Padova 2012, pp. 39, 52-54; G.A. Cisotto, Carlo Tivaroni e i fermenti mazziniani nel Veneto, ibid., pp. 130, 133, 135 s.; Camera dei deputati, Portale storico, s.v. (http://storia.camera.it/deputato/cesare-parenzo-18421120#nav); Archivio storico del Senato, Banche dati on-line, I Senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, s.v. (http://notes9. senato.it/web/senregno.NSF/A_l2?OpenPage).