MARIANI, Cesare
Pittore, nato a Roma il 13 gennaio 1826, morto ivi il 21 febbraio 1901. Fu fervido affreschista della cosiddetta "scuola romana" iniziatasi con l'insegnamento di Tommaso Minardi, in franca opposizione alle tendenze derivate dall'accademismo francese, sui primi del sec. XIX. Mostrò presto qualità di facile e spontanea inventiva nella decorazione della vòlta di Santa Maria in Monticelli di Roma, dove dipinse anche i due quadri ai lati dell'altare. Il suo stile, nutrito di gusto nel comporre i grandi spazî, che talvolta riecheggiano il Seicento bolognese o i chiarori tiepoleschi, si affermò poi (1869) nella continuazione degli affreschi di San Lorenzo fuori le mura a Roma, iniziati dal Fracassini. Decorò per intero le chiese romane di Santa Lucia del Gonfalone (1865), di S. Salvatore in Onda e gran parte di S. Maria in Aquiro (1871). Dipinse con tonalità più morbide e raffinate, sempre a buon fresco, le chiese di San Giuseppe de' Falegnami e di S. Maria di Loreto al Foro Traiano (1873). Assai più importanti sono i due grandi affreschi in San Rocco di Roma (1883) con S. Martino che donna il mantello e San Rocco che cura gli appestati. Ma i cicli pittorici più vasti di lui sono ad Ascoli (1890), nella chiesa di Sant'Emidio, dove svolse solenni e luminose scene della vita e dei miracoli del Santo, e a Teramo, in Santa Maria delle Grazie (1899) dove irrobustì la tavolozza e rese nell'affresco (appesantito dalla vecchia manualità dei decoratori di maniera) gruppi figurati di fortissimo spicco. Affrescò nel 1879 a Roma anche il soffitto del salone del Ministero delle finanze, dove, rifacendosi agli esempî tiepoleschi, pose entro loggiati in prospettiva i personaggi principali di casa Savoia e dell'Italia risorta, mentre nel vastissimo spazio di cielo distese una "gloria" di ardito effetto scenografico. Gli studî e gli abbozzi per le sue opere migliori si conservano presso la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, presso il provveditorato generale dello stato e in molte collezioni private. Le grandi pitture murali non lo distrassero tuttavia dalle tele da cavalletto in cui raggiunse raro gusto compositivo, senza cadere nel lezioso o nel piccino, difetto di molti pittori del suo tempo.
Fu insegnante di storia dell'arte di Vittorio Emanuele III e professore in varie accademie.
Bibl.: R. Oietti, Cenni biografici di C. M. pittore e delle sue opere, Roma 1872; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIV, Lipsia 1930. Inoltre: G. de Sanctis, Tommaso Minardi e il suo tempo, Roma 1900, p. 164; E. Ovidi, Tommaso Minardi e la sua scuola, 1902, p. 125; E. Luzi, Pitture del duomo di Ascoli Piceno, Firenze 1889; A. Palombi, C. M., in Riv. d'Italia, IV (1901), p. 356 segg.; P. L. M., C. M., in Cosmos Catholicus, III (1901), p. 631 segg.; F. Hermanin, C. M., in L'Arte, IV (1901), p. 112 segg.; Lettere di C. M., a cura di C. Novelli, Ravenna 1902; C. Mariotti, Ascoli Piceno (coll. Italia artistica, n. 69), Bergamo 1913, p. 135 (con illustrazioni); V. Mariani, C. M. pittore romano (1826-1901), in Roma, II (1924), fasc. 11.