MALANIMA, Cesare
MALANIMA, Cesare. – Cesare Ulivieri Torquato Malanima, figlio di Pietro, nacque a Calci (PI) nel 1736. Lo stato clericale è da accettare senz'altro anche se non comprovato dai documenti conservati presso l'archivio dell'Arcivescovado di Pisa.
Gli studi accademici di Malanima si aprirono con interessi giuridici, e proprio come legista egli si addottorò presso lo Studio pisano nel 1766, sotto la guida di Flaminio Dal Borgo (1705-1768). Subentrarono poi gli interessi orientalistici, finalizzati al riordino della Stamperia orientale medicea. Per acquisire le competenze necessarie, Malanima soggiornò a Roma dal 1767 al 1769 onde fruire degli insegnamenti di Giuseppe Luigi Assemani con il quale studiò ebraico, aramaico, siriaco, arabo.
Le mansioni ricoperte da Malanima a Pisa furono quelle di direttore della Biblioteca Universitaria, rettore del collegio La Sapienza, docente di lingue orientali. L'approdo alla Biblioteca Universitaria si verificò il 4 ottobre 1771 per sostituire momentaneamente il direttore in carica, Giovanni Del Turco. La carica di rettore del collegio La Sapienza decorse invece dal 7 gennaio 1780. La carriera di docente si articolò dapprima con lezioni private poiché in concomitanza con la funzione di bibliotecario; seguì poi il conferimento della cattedra, nel 1795.
Oltre all'attività accademica, Malanima si produsse in numerose prove poetiche che gli valsero l'aggregazione in Arcadia durante il periodo romano di studi con Assemani: nel 1768, come pastore in sovrannumero con il nome di Esperio e nel 1769 come pastore di numero con l'aggiunta del nome Ericino. È da registrare anche l'aggregazione alla Accademia Etrusca di Cortona.
Le vicissitudini del periodo d'invasione francese poco influirono sulla continuità della carriera di Malanima: rassegnò le proprie dimissioni da ogni funzione nel 1800 ma in tutte fu reintegrato l'anno seguente, sotto il regno d'Etruria del sovrano Ludovico I di Borbone. D'altro lato, pare che l'autorevolezza stessa di Malanima concorse a non cancellare l'insegnamento di lingue orientali; inoltre, durante il periodo napoleonico Malanima fu incaricato, tra il 1808 e il 1810, di inventariare i beni librari delle corporazioni religiose soppresse. Il ritorno dei Lorena, nel 1814, non comportò particolari provvedimenti punitivi per chi aveva lavorato sotto i francesi. Anzi, Malanima fu chiamato assieme ad altri a comporre una commissione atta a ripristinare lo status precedente, ma anche a mantenere i cambiamenti che fossero da giudicarsi positivi. Si spense a Pisa il 12 dicembre 1819.
La produzione di Malanima fu rivolta agli interessi di catalografia bibliografica, giurisprudenza, polemistica, esegesi biblica. Occasionale fu il suo impegno in ambito biografico: le voci Pietro Diacono, in Memorie di illustri pisani, I, Pisa 1790, pp. 1-19, e Lucio Drusi, in Memorie di illustri pisani, II, Pisa1791, pp. 40-115.
Nella sua veste di bibliotecario, fu autore del Catalogus Bibliothecae Pisanae Academiae secundum auctorum cognomina ordine alphabetico dispositus, Pisiis 1798 apud Petrum Giacomelli; una bozza preparatoria del Catalogus, autografa di Malanima, è contenuta nei manoscritti BUP (= Biblioteca Universitaria di Pisa) 388-390, mentre una Appendice, sempre di mano dello stesso, è conservata nel manoscritto BUP 399.
Malanima lasciò due opere di rilievo in ambito giuridico. La prima fu il Commentario filologico-critico sopra i delitti e le pene secondo il gius divino, Livorno 1786: sull'onda del pensiero di C. Beccaria, Malanima vi adduceva le proprie motivazioni per l'abolizione della pena capitale sulla base della legge del Nuovo Testamento.
La seconda opera di giurisprudenza discese da un'esperienza sul campo. Malanima era stato richiesto per due volte di consulenze in materia di diritto ebraico da parte della magistratura granducale. A seguito del primo caso, Malanima redasse, sotto lo pseudonimo di Rabbi Samuel Oria, il Voto per la verità nella Liburnens. Emphiteuseos quoad jus succedendi pendente in grado di appello avanti gl'illustrissimi Signori Consoli del Mare di Pisa, fra i Signori Fratelli Moscato Ebrei da una parte, e i Signori Giuseppe Pizzotti, Abram Speriello, e Rachele Coen dall'altra parte, Livorno 1787.
Il decennio di avvenimenti che seguì alla rivoluzione francese indusse Malanima a intervenire nell'abito di polemista con la Risposta di un teologo aretino alle domande di un direttore spirituale, Pisa 1799. Nell'opera, pubblicata anonima, si discuteva sull'eventuale perdono da concedere ai giacobini. Malanima – ossia il teologo aretino – si attestava su posizioni severe.
Nei lavori dedicati alle Sacre Scritture si può finalmente riconoscere il reale filone metodologico di Malanima, ossia un'analisi saldamente fondata sull'interpretazione letterale dei testi. Questo indirizzo è espresso in due opere che videro la stampa e in un'abbondanza di materiale rimasto manoscritto. La prima pubblicazione consiste nella traduzione latina del commento dell'autore provenzale David Kimchi (c. 1160 - 1235) al libro di Isaia: Rab. Davidis Kimchii Commentarii in Jesaiam prophetam quos ex Hebraeo in Latinum idioma vertebat, notulisque illustrabat Caesar Malanimeus J.U.D. Praeter nonnullas confutationes Jehudaicorum errorum inserta est post Vers. 15. Cap. VII. Diatriba in explicationem totius Prophetiae de Partu Virgineo, Florentiae apud Cajetanum Cambiagi Typographum Regium 1774. Malanima mostrò di apprezzare l'utilità del commento, ove vengono analizzate anzitutto le parole del testo e vengono addotti luoghi paralleli per le spiegazioni.
Nella prefazione al Davidis Kimchii Commentarius in Jesaiam, Malanima annunciava (p. VIII) la futura pubblicazione delle versioni latine dei commenti dello stesso Qimki ai libri di Geremia ed Ezechiele. Il primo lavoro fu compiuto, il secondo rimase parziale e comunque non vi fu pubblicazione alcuna: del tutto, ci rimane la stesura del manoscritto BUP 580. Ulteriori numerosissime carte manoscritte con annotazioni non solo agli scritti biblici, ma anche alle traduzioni di questi in lingue antiche sono testimonianza di un impegno più che ragguardevole sull'esame dei testi. Nel manoscritto BUP 446 sono conservate annotazioni a Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, I Samuele, al testo della Genesi nelle versioni siriaca, targumica (Onqelos), ebraico-samaritana e araba - un tipo di ricerca che vi è esercitata, ove sia possibile, anche per Giosuè, per i libri profetici e per Giobbe; seguono annotazioni al Corano e ad altri testi arabi. I manoscritti BUP 447, 449, 450 contengono poi annotazioni su testi di autori classici.
Il manoscritto BUP 447 contiene quelli che Malanima titolò Psalmi illustrati: si tratta dell'abbozzo delle Notationes in primam et secundam decadem Psalmorum auctore Caesare Malanima in Pisano Athenaeo pub. prof. et bibliothecae curatore, Pisis apud Nicolaum Capurro 1818. L'opera consiste in una traduzione ampiamente commentata dei primi venti salmi, corredata da un indice delle voci ebraiche e uno di cose e parole.
Risale al 1793-94 una Disquisitio philologico-biblica de parvulorum jure sine circoncisione vel baptismo vita functorum, quae Ecclesiae judicio expendendam proponit C.M. nella quale Malanima sostenne una posizione assolutoria nei confronti dei fanciulli deceduti senza battesimo o circoncisione. A noi rimane l'autografo, conservato nel manoscritto BUP 515, ff. 1r-448r, con Addizioni, ai ff. 425r-515r; il testo non aveva ottenuto a suo tempo dai revisori granducali l'autorizzazione di stampa a Firenze per cui, dietro interessamento di Angelo Fabroni, fu ottenuto di richiedere all'arcivescovo di Pisa Angelo Franceschi (1735-1806) il parere sull'opera, così da poterla pubblicare a Pisa o a Livorno. Tuttavia, quegli indirizzi di metodo che nel Davidis Kimchii Commentarius in Jesaiam e nelle Notationes avevano trovato non solo teorizzazione, ma anche applicazione, vennero censurate: anzitutto, il ricorso alle osservazioni di studiosi della tradizione riformata, ai quali furono aggiunti gli ebrei e gli autori classici. L’opera non ottenne quindi il permesso di pubblicazione.
Fonti e Bibl.: A. Lombardi, Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII, t. 4, libro 3, Venezia 1832, p. 265; A. De Gubernatis, Matériaux pour servir à l'histoire des études orientales en Italie, Paris 1876; E. Micheli, Storia dell'Università di Pisa dal MDCCXXXVII al MDCCCIX scritta da Everardo Micheli scolopio in continuazione dell'altra pubblicata da Angiolo Fabroni, in Annali delle Università toscane. Parte prima. Scienze nosologiche, t. 16, Pisa 1879, pp. 1-79; N. Zucchelli, Appunti e documenti per la storia del Seminario Arcivescovile di Pisa, Pisa 1906, pp. 103 s.; Carte dell'Archivio Arcivescovile di Pisa. Fondo luoghi vari, a cura di L. Carratori - G. Garzella, Pisa 1988; S. Rotta, Un avversario della pena di morte: Cesare Malanima, in Studi in memoria di Giovanni Tarello, I, Saggi storici, Milano 1990, pp. 467-540; D. Barsanti, L'università di Pisa dal 1800 al 1860. Il quadro politico e istituzionale, gli ordinamenti didattici, i rapporti con l'Ordine di S. Stefano, Pisa 1993; Storia dell'Università di Pisa, II, 1737 - 1861, Pisa 2000, pp. 699-732; R.P. Coppini, Dall'amministrazione francese all'Unità (1808-1861), ibid., pp. 135-267; M. Moretti, Le 'Lettere': appunti su insegnanti ed insegnamenti, ibid., Pisa 2000; E. Panicucci, Dall'avvento dei Lorena al Regno d'Etruria (1737-1807), ibid., pp. 3-134; A. Catastini, Cesare Malanima e Abraham ibn Ezra. Atti della Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche. Memoria, s. 9, 2003, vol. 17, n. 2; Id., Le lettere di Cesare Malanima a Gian Bernardo De Rossi (1775 - 1781). Rivista degli Studi Orientali, LXXVII (2003), pp. 23-54;