GORIA GATTI, Cesare
Nacque a Cuneo, il 17 giugno 1860, da Giuseppe Goria ed Emilia Gatti.
Il padre - prefetto di Cuneo al momento della nascita del G. - proveniva da una famiglia di lontana origine astigiana, trasferitasi nel Monferrato fin dal XV secolo; i Goria assorbirono il cognome della madre del G., originaria di Altavilla Monferrato, il cui ceppo si estinse nel 1876, con la morte di Alessandro Gatti.
Il G. compì tutto il corso di studi a Torino: presso il ginnasio Gioberti conseguì nel 1873 la licenza ginnasiale e, nel 1876, quella liceale; nel 1880 si laureò in giurisprudenza, avendo svolto, negli anni universitari, attività di giornalista corrispondente per fogli quali il Capitan Fracassa di Roma, L'Indipendente di Trieste e Il Ravennate. Conclusi gli studi, intraprese la professione di avvocato: dopo aver frequentato da praticante lo studio legale dell'avvocato torinese E. Pasquali, entrò come collaboratore nello studio Salza & Galvano, per poi mettersi in proprio, divenendo un celebre penalista.
Sin dagli anni giovanili è possibile individuare le grandi linee su cui il G. doveva costruire la propria vita professionale e sociale: l'esercizio dell'avvocatura, indirizzata soprattutto all'infortunistica e alla normativa sulla circolazione stradale; l'agonismo sportivo; la partecipazione, anche con investimenti finanziari, a imprese industriali automobilistiche e aeronautiche. Il comune denominatore di tali interessi era costituito dalla passione per l'automobile, anche se, nell'attività sportiva, il G. si misurò con vari mezzi di locomozione, dalla bicicletta all'aeroplano. In tutti gli ambiti e le discipline egli promosse anche l'iniziativa corporativa con la creazione di enti di rappresentanza dei vari interessi sportivi (fu presidente del Club biciclettisti di Torino) e dei relativi organi di stampa.
Nel 1898 un ristretto gruppo di pionieri, capitanato dal G., promosse la fabbricazione dell'automobile modello Welleyes, primo veicolo interamente fabbricato a Torino su brevetto dell'ingegner A. Faccioli, che venne guidato personalmente dal G. il quale, in quello stesso anno, ottenne ottimi risultati nella Torino-Alessandria, prima corsa automobilistica svoltasi in Italia, e percorse, quindi, il circuito Torino-Airasca-Pinerolo-Avigliana-Torino nel tempo record di 3 ore, 10 minuti e 9 secondi.
Nella costruzione della nuova auto su modello Welleyes un importante ruolo progettuale era stato svolto dai fratelli G. e M. Ceirano: la ditta automobilistica Ceirano e Comp., che fino ad allora aveva prodotto biciclette, si era costituita a questo scopo nel 1898 su iniziativa dei Ceirano stessi, del G., del banchiere P. Fenoglio e di A. Caligaris.
Nel 1899 il G., insieme con R. Biscaretti di Ruffia, G. Ceirano ed E. Cacherano di Bricherasio, fu tra i promotori dell'Automobile Club d'Italia (ACI), della cui sede torinese venne nominato vicepresidente (ricoprì tale carica fino al 1911, e, nel 1921, ne divenne segretario generale). Erano intanto maturati i tempi per la costituzione di una società che avviasse la produzione in serie di automobili: nel luglio di quello stesso anno, su iniziativa del gruppo di imprenditori già citati - cui va aggiunto il nome di G. Agnelli - e di esponenti dell'alta borghesia e della nobiltà torinese, con il corposo appoggio di istituti di credito e ditte locali, nacque la Fabbrica italiana automobili Torino (Fiat) che assorbiva la ditta dei fratelli Ceirano.
Fu proprio del G. l'idea di battezzare il motore Faccioli della Welleyes con la sigla Fiat, formula abbreviata della ragione sociale dell'azienda ma allo stesso tempo parola latina di buon auspicio per il futuro dell'automobile e della sua industria.
Il G. - membro del consiglio d'amministrazione, di cui Agnelli fu inizialmente segretario, e azionista con una quota di 150 azioni, pari al 3,75 % del capitale sociale - fu dunque tra i fondatori della Fiat, rimanendovi fino alla fine del 1905; la liquidazione della società originaria e la sua ricostituzione secondo diversi assetti proprietari causò, infatti, la fuoriuscita di molti dei soci promotori, fra cui il Goria Gatti.
Un altro settore in cui il G. svolse una significativa attività fu quello del giornalismo sportivo e specializzato, quale direttore della rivista L'Automobile (organo dell'ACI) fondata dal G. e dal Faccioli nel 1898.
Prima testata italiana a occuparsi ufficialmente di automobilismo, nel 1901 L'Automobile si fuse con il periodico milanese Italia sportiva, diventando, nel 1902, supplemento domenicale de La Stampa col nome di La Stampa sportiva.
Nel 1900 il G. era stato nominato consulente legale del Touring Club italiano, in seno al quale, nel 1905, sorse uno specifico ufficio di consulenza legale con competenza internazionale, di cui egli venne nominato direttore generale, sviluppando specifiche competenze in materia di circolazione stradale, la cui legislazione mirò a uniformare a quella europea. Il G. si impegnò, poi, nella formazione di figure professionali in grado di sostenere lo sviluppo dell'industria automobilistica. In tale ambito rientra la fondazione della Scuola per meccanici e conduttori di automobili, di cui il G. fu ininterrottamente presidente dal 1904 al 1936.
L'altra grande passione del G., complementare a quella per l'automobilismo, fu l'aviazione: in questo campo promosse competizioni e manifestazioni di propaganda e turismo sportivo, che egli sostenne anche ricoprendo le cariche di vicepresidente della Società aviazione di Torino, del Congresso internazionale dell'aviazione, svoltosi a Torino nel 1910, e dell'Aereoclub d'Italia. Nel 1912 fu promotore di una sottoscrizione volta a finanziare l'offerta di aeroplani all'Esercito italiano e fu nominato presidente del comitato di propaganda. Lo stesso anno venne costituita la Società italiana transaerea (SIT) per la fabbricazione di aeroplani, con sede in Torino, di cui il G. fu amministratore e condirettore. Nel 1913 fu chiamato a presiedere il Sindacato industriale aeronautico italiano, organo di rappresentanza delle società operatrici nel settore dell'industria aeronautica.
Anche in campo aeronautico, come già in quello automobilistico, il G. promosse la qualificazione professionale, organizzando, su incarico del ministero della Guerra, corsi per motoristi d'aviazione e corsi preparatori per aspiranti piloti militari.
Sindaco del Comune di Corio Canavese dal 1910 al 1919, in questa veste, negli anni del primo conflitto mondiale, fu a capo di un comitato di assistenza civile che si occupava del sostegno alle famiglie dei soldati e ai poveri, mentre, nel 1917, fu a capo dell'Ente autonomo delle valli di Lanzo e Corio, responsabile dell'approvvigionamento di 23 comuni nella fase più dura del conflitto; eletto rappresentante degli enti autonomi della provincia di Torino nel 1918, il G. venne chiamato a far parte del consorzio provinciale per gli approvvigionamenti.
Nella fase finale del conflitto il G. si impegnò ulteriormente in appoggio e sostegno dello sforzo bellico, svolgendo conferenze per promuovere il quinto prestito nazionale di guerra.
Risale al 1919 la sua iscrizione ai fasci di combattimento di Ciriè e Torino e l'avvio dell'attività di propaganda a favore del nascente movimento fascista, che egli svolse in tutto il Piemonte, e specialmente nel Canavese, a fianco dell'amico M. Gioda; nel 1920 prese parte alla seconda adunata nazionale dei Fasci di combattimento quale delegato del fascio di Ciriè.
Dal 1919 al 1926 offrì la propria consulenza legale a difesa di esponenti del fascismo piemontese: tra le cause che ebbero maggior risonanza vi fu, nel luglio del 1920, quella intentata da Gioda contro il giornale Il Maglio, in cui il G. assistette l'amico.
Nel dicembre del 1922, su incarico del segretario del Partito nazionale fascista, il G. costituì il Gruppo aviatori fascisti Gino Lisa e l'anno successivo fu tra i promotori della Federazione nazionale dei gruppi auto-moto fascisti; lo stesso anno propose la creazione di una corporazione automobilistica fascista che riunisse industriali, commercianti e utenti dell'automobile e che ne tutelasse gli interessi di categoria.
Nel 1925 fu membro del comitato esecutivo dell'Esposizione internazionale di turismo e sport svoltasi a Torino, della commission du droit della Federazione aeronautica internazionale e della commissione per lo studio delle questioni relative alle strade e alle opere pubbliche costituita presso la torinese Società promotrice dell'industria nazionale.
L'impegno sul versante normativo e giuridico lo portò a intraprendere, sempre nel 1925, un'altra impresa giornalistica collegata alla legislazione e alla giurisprudenza in materia automobilistica, con la fondazione del periodico La Giustizia automobilistica, prima rivista del genere. Nel 1927 fu nominato presidente della commissione giuridica e dell'ufficio di consulenza legale dell'ACI (dal 1928 al 1934 Reale Automobile Club d'Italia), carica confermatagli nel 1929.
Il 25 ott. 1932, in occasione dei festeggiamenti per il decennale dell'avvento del fascismo, il G. andò incontro al capo di governo, B. Mussolini, in visita a Torino, a bordo della prima auto costruita dalla Fiat nel 1900 e al duce presentò una relazione sulla storia dell'automobile.
La relazione si concludeva con un appello, sottoscritto dagli esponenti del mondo dell'automobilismo torinese, in favore della scelta della città di Torino come sede del costituendo Museo nazionale dell'automobile.
Ricevuto l'assenso del governo, il Municipio di Torino deliberò l'istituzione del museo al quale nel 1939, in occasione di una nuova visita di Mussolini a Torino, il G. stesso donò la propria collezione di documenti, oggetti, modelli, pubblicazioni e memorie personali.
Il G. morì a Torino il 25 ott. 1939.
Il 17 ag. 1892, aveva sposato Mary Twerembold, da cui, l'anno successivo, aveva avuto il figlio Alessandro.
Fonti e Bibl.: In memoria di C. G., note biografiche raccolte a cura del figlio Alessandro, Torino 1940; V. Castronovo, G. Agnelli. La Fiat dal 1899 al 1945, Torino 1971, pp. 8, 10, 11, 18, 223, 302 n.; Fiat: le fasi della crescita. Tempi e cifre dello sviluppo aziendale, Torino 1996, p. 19; A. di Ricaldone, Monferrato tra Po e Tanaro. Guida storico-artistica dei suoi comuni, Cavallermaggiore 1998, pp. 65-76; La capitale dell'automobile. Imprenditori, cultura e società a Torino, a cura di P. Rugafiori, Venezia 1999, pp. 70, 126 s.; Grande impresa e sviluppo italiano. Studi per i cento anni della Fiat, a cura di C. Annibaldi - G. Berta, I, Bologna 1999, pp. 244 s. Informazioni sulla vita e l'opera del G. sono state fornite dal pronipote, G. Bertini.