GODEMINI, Cesare
Nacque a Pistoia da Francesco (o Girolamo: le fonti sono contrastanti) e da Maria Maddalena Marchetti l'8 (o il 16) ott. 1688. Compì i primi studi con i padri gesuiti in Pistoia, dove seguì anche le lezioni di eloquenza di Niccolò Buti. A 19 anni fu ammesso nel collegio Ferdinando di Pisa, e in quella università seguì il corso di giurisprudenza. A Pisa strinse amicizia con il padre Guido Grandi, allora docente di filosofia (lo sarà poi di matematica), e in seguito sviluppò interesse per la matematica e le scienze esatte.
Nel 1711, in due lettere che si conservano nella Biblioteca Forteguerri di Pistoia (edite da M. Losacco), indirizzate a un ignoto, il G. provò a dimostrare che nella dottrina di Cartesio non vi era nulla di contrario a quanto insegna la Scrittura circa la creazione. In origine la filosofia cartesiana, introdotta in Italia soprattutto da T. Cornelio, aveva destato interesse particolarmente tra medici e naturalisti, che spesso tentarono di accordarla con l'eredità del naturalismo rinascimentale, e si era variamente incontrata con la tradizione scientifica galileiana (il rappresentante più cospicuo di questo incontro era stato G.A. Borelli). Tra la fine del '600 e l'inizio del '700 Cartesio, bollato sia come erede dell'epicureismo sia come padre spirituale del giansenismo, era anche oggetto di attacchi da parte della filosofia tradizionale. Fu in questo contesto storico-dottrinale che si inserì la sua difesa da parte del Godemini.
Nella prima lettera, del 17 aprile, citando a proprio sostegno un ampio brano dai Principia philosophiae (III, art. 45), il G. tentò di dimostrare che Cartesio non aveva opinioni contrastanti con il testo della Genesi. A suo giudizio il filosofo aveva sostenuto che le leggi della natura, con le quali Dio conserva la sua opera, sono le stesse con cui avrebbe potuto formarla e disporla in un processo temporale, se non avesse voluto crearla in un momento con un solo atto della sua volontà. Le leggi di creazione e quelle di conservazione sarebbero quindi identiche. Di conseguenza, per la conoscenza delle cose bisogna considerare queste leggi nella loro origine. In questo senso, la conoscenza della natura è paragonabile alla conoscenza di un orologio, che deriva dall'analisi della grandezza, figura e ordine delle parti. Il G. non intese sostenere che Cartesio fosse riuscito a trovare principî con i quali si possano spiegare tutti gli effetti e tutte le proprietà dei corpi, bensì che egli, usando quel metodo, non aveva in alcun modo inteso sostenere che la creazione del mondo e la sua perfezione non fossero una cosa medesima, vale a dire un solo effetto del fiat.
Nella seconda lettera, del 21 maggio, il G. ricordò la proibizione della filosofia cartesiana da parte del re di Francia (nel 1671 con un ordine verbale; nel 1675 con un "arrêt du Conseil d'état") e la messa all'Indice da parte della omonima congregazione romana (1663), senza concedere tuttavia che essa fosse da rigettarsi come perniciosa. Richiamandosi ancora alla metafora dell'orologio, sviluppò una difesa del metodo cartesiano: se è possibile dare un'unica spiegazione delle cose naturali, non vi è bisogno di farle dipendere da più principî. L'aspirazione filosofica di Cartesio era legittima, perché aveva voluto provare che gli effetti naturali si potevano spiegare meglio con i suoi principî che con quelli adoperati da altri filosofi.
Ottenuta la laurea in giurisprudenza (12 maggio 1713) il G. tornò a Pistoia, dove si dedicò all'insegnamento di matematica e filosofia e tenne anche incarichi pubblici. Nel 1721 fu nominato operaio di S. Jacopo e nel 1725, in qualità di deputato sopra i Fiumi e Strade, ebbe modo di applicare i suoi studi di matematica: con il sostegno di B. Nelli e G. Grandi riuscì a far modificare il progetto dell'ingegnere Domenico Manni per il consolidamento del vestibolo della chiesa della Madonna dell'Umiltà.
Si occupò anche di storia patria e fu tra i primi a compiere studi sugli statuti municipali di Pistoia. Alcune lettere del senese U. Benvoglienti, curatore dell'edizione milanese delle Antiquitates Italiae Medii Aevi di L.A. Muratori, documentano che a essa collaborò anche il G. fornendo, oltre alle notizie sugli antichi statuti di Pistoia, altre informazioni storiche e materiale iconografico.
La produzione del G., in massima parte inedita, è di genere vario: poesie, discorsi accademici, studi di storia medievale, opuscoli scientifici e filosofici. V. Capponi gli attribuì la Epistola mathematica ad HieronimumTambuccium, (1711), che sostenne la parte del Grandi in una polemica, edita con lo pseudonimo di Mario Ceniga. A. Matani (De philosophicis Pistoriensium studiis, Augustae 1764) gli attribuì anche delle Istituzioni di dialettica secondo il sistema di Malebranche, di cui si sono perse le tracce. Sono noti i seguenti inediti: Mathematica varia (un tempo in Pistoia, casa Franchini-Taviani, dove si conservavano anche sue osservazioni meteorologiche compiute nella città); Discorsi detti nella sala del Comune di Pistoia alle autorità convenute per le feste del S. Iacopo, nel 1745 (Pistoia, Bibl. Forteguerri, Misc., 387); Discorso sopra i luoghi pii e laicali (Misc., 388); Discorsi detti all'Accademia dei Risvegliati negli anni 1725, 1726 e 1729 (Misc., 341); Compendio della storia di Pistoia (Misc., 378). Restano alcune lettere a G. Grandi (in Pisa, Bibl. universitaria, Mss., 92); altre a Uberto Benvoglienti dovrebbero trovarsi nella Bibl. comunale di Siena.
Nella sua città il G. fondò anche un orfanotrofio maschile, di cui fu il paterno reggitore dal 1722 alla morte. Nel 1745 assunse la direzione dell'Accademia di Varia Letteratura.
Morì a Pistoia il 29 genn. 1747; celibe, lasciò all'orfanotrofio tutto il suo patrimonio, perché si provvedesse a un ampliamento dell'istituto, come poi avvenne nel 1752.
Fonti e Bibl.: Una nota biografica sul G., di autore ignoto, si conserva in Pistoia, Bibl. Forteguerri, Misc., 341; M. Losacco, Per la storia del cartesianesimo in Italia, in Atti della R. Accademia di scienze moralie politiche di Napoli, XLII (1913), 2, pp. 305-318; V. Capponi, Bibliografia pistoiese, Pistoia 1874, pp. 246 s.; Id., Biografia pistoiese, ibid. 1878, p. 235; L. Bargiacchi, Storia degli istituti di beneficienza, d'istruzione ed educazione in Pistoia e suo circondario dalle rispettive origini a tutto l'anno 1880, II, Firenze 1884, pp. 170-178; G. Rondoni, in Arch. stor. italiano, s. 4, XV (1885), pp. 77-94 (recensione di L. Bargiacchi, Storia degli istituti…); Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, XXIV, a cura di A. Sorbelli, Firenze 1916, p. 14.