SARDI, Cesare Giuseppe
– Figlio di Bartolomeo e di Maria Benedetta di Giacomo Cittadella, nacque a Lucca, cadetto del gemello Giovanni, il 19 aprile 1777 e fu battezzato in S. Giovanni.
Dei dieci tra fratelli e sorelle, Giovanni (morto nel 1856) si sposò nel 1803 con la nobile lombarda Adelaide Archinto e proseguì il ramo principale della famiglia, tuttora in vita; la progenie di Francesco (1787-1848), accasato con Giulia Saladini, in difficoltà economiche si estinse a fine Ottocento. Il padre Bartolomeo, dopo la chiusura della compagnia mercantile di Amsterdam, nel 1773, rimase impegnato nel «Negozio di Livorno», assieme ad altri membri del casato e in collegamento con numerose ditte operanti nel porto labronico.
La famiglia Sardi, originaria di Varese Ligure, si era trasferita a Lucca per esercitare l’attività della tessitura di velluti serici nei primi decenni del Cinquecento. Nel XVII secolo l’attività principale era divenuta quella mercantile e di mutuo (sempre legata alla seta); al successo economico seguì quello di status, con la concessione della cittadinanza originaria (che dava accesso alle cariche di governo) nel 1652. Il grande fallimento del 1664 di Lorenzo (1609-1677) rischiò di far tracollare l’intera famiglia; i figli Bartolomeo (1645-1719) e Cesare (1654-1731), con la loro attività in Polonia, e poi Cesare, ad Amsterdam, portarono il casato al lustro che lo caratterizzò nel Sei-Settecento: un alto tenore di vita – nel palazzo cittadino, come nelle ville di Brancoli e San Martino in Vignale – che però, soprattutto nel XVIII e XIX secolo, non sarà disgiunto da una spiccata sensibilità sociale e da un’ampia attività benefica (Nelli, 2000, pp. 165 s.).
Nel 1789 l’arcivescovo di Lucca Filippo Sardi, cui spettava il diritto di scelta, individuò il destinatario del fidecommesso Benassai nel nipote Cesare, che quindi aggiunse al proprio anche quel cognome (Archivio di Stato di Lucca, Archivio Sardi, 8, n. 5).
A sedici anni, nel novembre 1793, Cesare (assieme al gemello Giovanni) venne inviato a Roma, a frequentare il Collegio Nazareno, con il viatico di un lungo elenco di precetti e consigli stilato dalla madre (ibid., 203, n. 40). Li accompagnava nel viaggio il precettore che aveva curato a Lucca la loro preparazione, l’abate Nicola Felice Tomeoni, dei cui multiformi interessi rimane documentazione tra le carte dell’archivio di famiglia (ibid., 207, nn. 1-43), oltre che in due opuscoli a stampa (Metodo pratico per la costruzione ed uso del frollo..., Lucca 1810; Dissertazione [...] sopra le due più antiche pergamene dell’archivio arcivescovile di Lucca..., Lucca 1829).
Non abbiamo documentazione per seguire Sardi nei tumultuosi anni successivi all’ingresso, nei primi giorni del 1799, delle truppe francesi a Lucca e alla fine della Repubblica aristocratica, con l’alternanza di brevi governi provvisori francesi o austriaci e poi l’istituzione del Principato di Elisa Bonaparte e Felice Baciocchi (1805-14). Una breve Necrologia a stampa, non datata, siglata G.M., parla di una sua stretta collaborazione con i Baciocchi (Archivio Sardi, 205, n. 11), di cui però non si rinviene traccia nella documentazione ufficiale, anche se Carlo Massei (1878, II, p. 11) scriveva che era stato nominato «scudiero» e la cognata Adelaide Archinti (moglie di Giovanni) dama di corte di Elisa.
Nella fase che portò alla costituzione del Ducato di Lucca, affidato a Carlo Ludovico con la reggenza della madre Maria Luisa di Borbone-Spagna (1815-47), Sardi si recò a Parigi in compagnia di Giacomo Cittadella per perorare – in un primo momento in maniera informale – la causa del ripristino del passato governo repubblicano. Il 4 maggio 1814 si era riunito il Senato, presieduto dall’arcivescovo Filippo Sardi, ed era stata nominata una commissione provvisoria di governo, della quale nelle settimane successive entrò a far parte anche Giovanni Sardi. Il 19 maggio il Senato trasformò in ufficiale missione diplomatica l’impegno privato di Cesare e di Cittadella e inviò a Parigi Raffaele Giannini, con la funzione di segretario di legazione. Da Parigi, la delegazione lucchese si spostò poi a Vienna, seguendo i rappresentanti delle potenze europee che l’avevano scelta come sede del congresso di Restaurazione. Il governo provvisorio allargò allora la delegazione inserendovi Ippolito de’ Nobili e, come personaggio di maggior rilievo, Ascanio Mansi. Il momento politico assai confuso, del quale abbiamo la ricostruzione ottocentesca di Salvatore Bongi, vide anche una forte disparità di opinioni all’interno del gruppo diplomatico, che si aggiungeva al comportamento inconcludente del governo provvisorio (Tori, 2000, pp. 233-239): Cesare Sardi fu solo un comprimario – su posizioni diverse da quelle di Mansi, che in qualche momento sembrò addirittura propenso all’unione con il Granducato di Toscana –, ma le sue lettere e quelle direttegli, se non gettano una luce definitiva su una vicenda dai contorni ancora sfuocati, aggiungono indubbiamente qualche informazione utile. Con un decreto del 20 aprile, il governo provvisorio del tenente colonnello Joseph von Werklein dichiarò esaurita la missione a Vienna; Sardi aveva già comunque deciso di rientrare a Lucca. La sua aspettativa di un ritorno alla forma repubblicana era stata delusa, ma non si era neppure avverata la temuta immediata inclusione dentro il Granducato di Toscana: la soluzione del ducato manteneva ancora per qualche decennio l’autonomia dell’antico piccolo Stato.
A Cesare non mancarono riconoscimenti durante il trentennio borbonico: eletto consigliere di Stato onorario il 3 novembre 1824, fu promosso ‘in attività’ il 29 marzo 1826; fu solerte commissario direttore di Acque e Strade dal 1821 fino alla morte. La Necrologia ne ricorda l’impegno sociale e filantropico. Dignitario di corte di Carlo Ludovico fu anche il fratello Giovanni.
Morì di idropisia a Lucca il 14 dicembre 1843.
Nel testamento olografo vergato il 25 novembre 1841 nella villa di Vallebuia e pubblicato dal notaio Francesco Bertocchini il 18 dicembre 1843 (Archivio di Stato di Lucca, Archivio notarile, Testamenti, 637, n. 264) aveva designato proprio erede il nipote Luigi di Giovanni.
Fonti e Bibl.: Il pur ampio archivio gentilizio, conservato presso l’Archivio di Stato di Lucca, non fornisce – oltre una serie di lettere – documentazione abbondante a suo riguardo e non vi sono studi a lui dedicati. Archivio di Stato di Lucca, Archivio notarile, Testamenti, 637 (ser Francesco Bertocchini, n. 264, 18 dicembre 1843); Archivio S., 8, 58, 154 (nn. 215-227), 156 (nn. 202-219), 158 (nn. 201-205), 159 (nn. 390-462, 1816-1836), 161 (nn. 325, 327, 328, 330-344, 345, 357-361, 368-372, 373-387), 203 (n. 40), 204 (n. 2), 205 (n. 11), 208; Lucca, Biblioteca statale, ms. 1131: G.V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi (anni Settanta-Ottanta del secolo XVIII), c. 252.
A. Mazzarosa, Storia di Lucca dalla sua origine fino al MDCCCXIV, I-II, Lucca 1833; C. Massei, Storia civile di Lucca dall’anno 1796 all’anno 1848, II, Lucca 1878, pp. 159 s., 422 s.; [S. Bongi], Inventario del R. Archivio di Stato in Lucca, III, Lucca 1880, pp. 22, 35 s.; C. Sardi, Lucca e il suo Ducato..., Firenze 1912 (edd. anast. Lucca 1966, Bologna 1972), pp. 3-6; R. Mazzei, Traffici e uomini d’affari italiani in Polonia nel Seicento, Milano 1983, pp. 64, 67, 145, 158; S. Nelli, Archivio Sardi. Introduzione, in Inventario del R. Archivio di Stato in Lucca, VIII, a cura di L. Giusti - S. Nelli, Lucca 2000, pp. 153-176 (in partic. p. 167); G. Tori, La diplomazia lucchese al Congresso di Vienna: il ruolo di Ascanio Mansi, in Fine di uno Stato: il Ducato di Lucca (1817-1847), I, Lo Stato e la società, Lucca 2000, pp. 201-244 (in partic. pp. 233-239).