GHILLINI, Cesare
Nato a Bologna, da Andrea e da Carolina Gentili, il 21 luglio 1863, dopo aver superato gli studi classici si iscrisse al corso di laurea in medicina e chirurgia dell'Università felsinea. Allievo della scuola chirurgica, diretta prima da P. Loreta e poi da A. Poggi, conseguì la laurea nel 1889 discutendo una tesi sperimentale sull'emostasi mediante la cauterizzazione con il termocauterio di C.A. Paquelin: l'interesse dell'argomento era di natura essenzialmente tecnica e consisteva nella necessità di operare costantemente ad adeguata temperatura, problema non facilmente risolvibile con gli strumenti allora disponibili, ma brillantemente superato dal G. con l'impiego di un apparecchio di sua invenzione che chiamò termobaronomo (L'emostasi mediante la cauterizzazione attuale e il termobaronomo, in Bullettino delle scienze mediche, s. 7, I [1890], pp. 156-202). Dopo la laurea prestò la sua opera nell'Università di Bologna dapprima come assistente volontario presso l'istituto di patologia generale, diretto da G. Tizzoni, poi frequentando l'istituto di clinica chirurgica; cominciò allora a orientare i suoi interessi clinico-scientifici verso la chirurgia ortopedica, anche in considerazione della prospettiva che fossero compiutamente soddisfatte le disposizioni testamentarie di F. Rizzoli che aveva destinato tutto il suo patrimonio alla città di Bologna affinché vi si realizzasse un ospedale per "la cura delle ossa". Successivamente, grazie a una borsa di studio concessagli dalla fondazione bolognese Pio Istituto Bertocchi, visitò alcuni paesi europei per studiarne le attività scientifiche e cliniche.
Espose le impressioni riportate in questo viaggio nel saggio Gli istituti ortopedici in Europa, pubblicato in Archivio di ortopedia, VIII (1891), pp. 293-297, dal quale traspare quella vena polemica che sarà una caratteristica costante del suo carattere. L'occasione, come egli stesso riferisce, gli fu offerta dal francese E. Kirmisson che, nella sua prima lezione di clinica ortopedica presso l'Hôpital des enfants malades, trattando dei progressi compiuti dalle scienze ortopediche, omise di citare quelli realizzati in Italia. In realtà, affermò il G., l'Italia, ove già operavano l'Istituto per rachitici a Milano e l'Istituto ortopedico a Firenze, nulla aveva da invidiare agli altri paesi europei, nella maggior parte dei casi privi di istituti ortopedici pubblici e costretti a demandare la cura di pazienti affetti da patologie dell'apparato locomotore a strutture private non sempre a guida medica; cura, inoltre, quasi esclusivamente di tipo meccanico e basata sull'applicazione di apparecchi, solo in rari casi perseguita con tecniche chirurgiche come nel Reale Istituto ortopedico di Londra, ove però non erano scrupolosamente rispettate asepsi e antisepsi.
Rientrato in Italia, la consapevolezza delle gravi carenze gravanti sull'assistenza sanitaria alla popolazione indigente lo spinse a farsi promotore di una iniziativa per la costituzione di un aggregato di vari ambulatori specialistici destinati alla visita e alla cura dei malati poveri. Riuscito dopo alcuni tentativi a coagulare attorno a sé un gruppo di giovani medici e ottenuti i fondi necessari, nel 1894 realizzò finalmente la struttura, al cui miglioramento negli anni successivi profuse gran parte delle sue energie e che dotò, fra l'altro, di una guardia medica permanente per gli infortuni sul lavoro (La Poliambulanza felsinea: relazione alla prima adunanza dei soci, Bologna 1895).
Nominato nel 1896 assistente di P. Panzeri, primo direttore dell'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, in questa stessa città nel febbraio dell'anno successivo assunse la direzione di una sezione chirurgica dell'ospedale Maggiore. Conseguita nell'Università di Napoli nel 1899 la libera docenza in clinica ortopedica, che ben presto fece trasferire a Bologna, nell'anno accademico 1899-1900 fu incaricato del nuovo insegnamento di ortopedia, istituito dalla facoltà medica dell'università bolognese: nella lezione introduttiva rivendicò alla chirurgia ortopedica la dignità di disciplina altamente specialistica (La chirurgia ortopedica:prolusione al corso di ortopedia nella R. Università di Bologna, in Bullettino delle scienze mediche, s. 7, XI [1900], pp. 182-194). Proseguiva contemporaneamente l'attività clinica assumendo la direzione dell'ospedale della Beata Vergine Addolorata, fondazione istituita a seguito di un lascito testamentario nel 1880 per il ricovero e la cura di bambine di età compresa tra i 7 e i 16 anni. La sua ambizione di ottenere la direzione dell'Istituto Rizzoli, dopo le dimissioni dall'incarico rassegnate alla fine del 1898 dal Panzeri, fu vanificata dalla commissione amministrativa presieduta dall'avvocato G. Bacchelli, che il 1° genn. 1899 la affidò ufficialmente ad A. Codivilla.
Nacque da questa circostanza una polemica che si trascinò a lungo e aspramente tra i due chirurghi, attestati su posizioni contrastanti anche su argomenti clinico-scientifici; in particolare il G. riteneva il Codivilla, cultore ed esperto soprattutto della chirurgia viscerale, privo dell'esperienza e della competenza specialistiche idonee al conferimento dell'incarico, e dubitava fortemente dell'imparzialità della commissione che era stata incaricata di esaminare i titoli dei concorrenti in quanto contava tra i suoi membri A. Paci, la cui priorità nell'introduzione nella pratica clinica del metodo di riduzione della lussazione congenita dell'anca il G. aveva esplicitamente messo in dubbio (v. Per la cronistoria dell'ortopedia italiana, Bologna 1907).
Nel 1908 si recò in viaggio di studio negli Stati Uniti, ove ottenne una licenza provvisoria per l'esercizio professionale: poté così eseguire alcuni interventi chirurgici, tra i quali, a Denver, una achillectomia con operazione di Phelps in un bambino portatore di una gravissima forma di piedi torti congeniti, problema clinico che aveva già brillantemente affrontato (Piede valgo paralitico: nuovo processo di tenoplastica, in Bullettino delle scienze mediche, s. 7, V [1894], pp. 610-613; Trattamento del piede torto, relazione presentata al XIV Congresso internazionale di medicina - sez. pediatria del 23-30 apr. 1930 a Madrid, ibid., s. 8, III [1903], pp. 524-530).
La visita gli offrì l'occasione di apprezzare in tutto il loro valore l'organizzazione, le strutture, la professionalità e la capacità tecnica di apparati e operatori messi a disposizione dei pazienti: particolare ammirazione espresse per il New York post-graduate Medical School and Hospital, fondato nel 1822 per l'aggiornamento costante dei medici (Operazioni eseguite negli Stati Uniti: chirurgia eortopedia in America, ibid., XI [1911], pp. 65-76).
Allo scoppio del primo conflitto mondiale fu chiamato a dirigere le sezioni chirurgiche degli ospedali militari di Bologna e di Ravenna.
Nel campo dell'ortopedia il G. recò importanti contributi sia all'attività clinica sia a quella di ricerca.
Valente chirurgo, vantò al suo attivo una serie di interventi di vario tipo per il trattamento di cifosi, scoliosi, coxiti, torcicolli (per es.: Rechseitiger Schiefals, offene Durchschneidung, in Zeitschrift für orthopädischeChirurgie einschliesslich der Heilgymnastik und Massage, III [1893-94], pp. 18-21; Due casi di torcicollo operati mediante tenotomie all'aperto, in Bullettino delle scienze mediche, s. 7, V [1894], pp. 69-72; Rendiconto clinico di chirurgia ortopedica, ibid., VIII [1897], pp. 282-302; Resoconto clinico della sezione chirurgica dell'ospedale della B. V. Addolorata, ibid., s. 8, VI [1906], pp. 143-174). Tra i suoi lavori vanno in particolare ricordati quelli relativi al raddrizzamento del ginocchio valgo, per il quale adottò il metodo di raddrizzamento forzato di Delore-Trillaux che riteneva il più sicuro (Casi di chirurgia ortopedica, ibid., s. 7, IV [1893], pp. 511-518; Ginocchio valgo destro e macrosomia corretto mediante osteotomia del femore e del perone e resezione della tibia, ibid., VII [1896], pp. 131-140; Il ginocchio valgo, ibid., s. 8, V [1905], pp. 331-338; Perché si corregge il ginocchio valgo mediante raddrizzamento forzato, ibid., VII [1907], pp. 447 s.); e quelli relativi al trattamento delle lussazioni congenite dell'anca per la cui riduzione preferì adottare il metodo incruento di A. Lorenz (Rendiconto clinico…, cit.; Unblutige Behandlung der angeborenen Hüftgelenksverrenkung, in Archiv für klinische Chirurgie, LVI [1898], pp. 443-446; Trattamento incruento della lussazione congenita dell'anca, ibid., s. 7, IX [1898], pp. 34-38, e in Arch. e atti della Soc. italiana di chirurgia, XII [1898], pp. 91-94). Al G. si debbono anche alcune innovazioni di ordine tecnico, come la modifica delle forbici chirurgiche atta a rendere lo strumento di più facile impugnatura e in grado di tagliare con tutta la lama e non con la sola punta (Una nuova forbice, in Bullettino delle scienzemediche, s. 7, I [1890], pp. 742-744) e l'introduzione di due nuovi apparecchi: uno per misurare le curvature della colonna vertebrale (Nuovo apparecchio per misurare le curvature della colonna vertebrale, ibid., X [1899], pp. 77-80), l'altro, il "goniometro di Ghillini", per misurare gli angoli delle articolazioni (Profilassi delle deformità per trauma dell'apparecchio locomotore, ibid., s. 9, V [1917], pp. 129-133); nonché la proposta di una modifica del cinto erniario onde renderlo idoneo non solo al contenimento, ma anche all'arresto dell'accrescimento e della discesa ulteriore dell'ernia (Cinto erniario, ibid., VI [1918], pp. 349-352).
Oltre a trattare argomenti essenzialmente pratici, il G. fu anche autore di alcuni studi clinici e sperimentali sulla patogenesi di alcune forme morbose di interesse ortopedico (Experimentelle Untersuchungen über die mechanische Reizungdes Epiphysenknorpels, in Archiv für klinische Chirurgie, XLVI [1893], pp. 844-854; Experimentelle Knochen Deformitäten, ibid., LII [1896], pp. 850-882; Deformità ossee sperimentali, in Archivio di ortopedia, XIII [1896], pp. 225-252; La patogenesi delle deformità ossee, in Il Policlinico, sez. chirurgica, V [1898], pp. 556-564; Experimentelle und angeborene Hüftgelenksvorrenkung, in Zeitschrift fürorthopädische Chirurgie einschliesslich der Heilgymnastik und Massage, XIX [1908], pp. 415-428; Lussazione congenita e sperimentale dell'anca, in Bullettino dellescienze mediche, s. 8, IX [1909], pp. 15-26; La patogenesi del piede piatto-valgo, in Il Policlinico, sez. chirurgica, XX [1913], pp. 21-24; Meccanismo delle fratture; fratture da sforzo di taglio, in La Chirurgia degli organi di movimento, VI [1922], pp. 12-16). Fra tali ricerche meritano una particolare menzione lo studio che condusse in collaborazione con S. Canevazzi sulla biomeccanica del femore, per il quale non era tuttavia ancora in possesso di un valido modello matematico che gli consentisse una esauriente formulazione teorica del fenomeno fisico, ma il cui successivo sviluppo avrebbe aperto in anni a noi molto più vicini la strada alla realizzazione delle condizioni ottimali per l'artroprotesi totale dell'anca (Sulle condizioni statiche del femore, in Il Policlinico, sez. chirurgica, IX [1902], pp. 47-52, 483 s.; Ueber die statischen Verhältnisse des Oberschenkelknochens, in Zeitschrift für orthopädische Chirurgie einschliesslich der Heilgymnastik undMassage, XI [1902-03], pp. 273-276; Sulle condizioni statiche dell'osso del femore, in Memorie chirurgiche pubblicate in onore di E. Bottini, I, Palermo 1903, pp. 349-355).
Il G., che nel 1892 era stato uno dei fondatori della Società italiana di ortopedia, abbandonò ogni attività nel 1918.
Probabilmente colpito da un tumore a una gamba, morì suicida nella notte tra il 30 sett. e il 1° ott. 1926 a Bologna.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. storico dell'Università: fascicolo personale; La Poliambulanza felsinea e le sue funzioni di opera pia, Bologna 1908; necr., in Bullettino delle scienze mediche, s. 10, IV (1926), p. 392; Riv. sanitaria siciliana, XIV (1926), p. 1250; D. Giordano, Chirurgia, II, Milano 1938, p. 205; L. Bader, L'Istituto Rizzoli e la scuola bolognese di chirurgia ortopedica, Bologna 1965, pp. 54-57, 347 s.; A. Villa - S. Arieti, La statica del femore tra ingegneria e medicina: considerazioni sui contributi di S. Canevazzi e C. G., in La Chirurgia degli organi di movimento, LXXVI (1991), pp. 93-96; Diz. biogr. degli Italiani, XXVI, s.v.Codivilla, Alessandro, pp. 591-595.