FOLIGNO, Cesare
Nacque a Giussano (Milano) il 15 maggio 1878 da Decio e Margherita Sartirana. Durante il curriculum degli studi secondari e universitari si diede una solida formazione sul versante della filologia romanza, si appropriò di un metodo rigoroso di ricerca di fondamento storicistico, studiò le lingue moderne (inglese, francese, tedesco e spagnolo).
Esordi con note asciutte, perentorie, eleganti, che riguardavano codici e fonti storiche, pubblicate nell'Archivio muratoriano, e con studi e ricerche per la nuova edizione dei Rerum Italicarum Scriptores di L.A. Muratori (cfr. Per gli "Annali di Padova". Di un manoscritto della cronaca di Jacopo Malvezzi, in Arch. muratoriano, III [1906], pp. 141-145; Un codice dei commentari del Porcellio. ibid., IV [1907]., pp. 225-227).
Nel 1903, intanto, riceveva dall'Istituto italiano d'arti grafiche di Bergamo l'incarico di tradurre in italiano e di adattare il Dante di K. Fedem (Leipzig 1899), lavoro di notevole impegno, tanto più che l'autore in un primo tempo gli aveva dato facoltà di apportare modifiche e adattamenti al testo, ripensandoci poi e chiedendo che la versione italiana fosse la più fedele possibile al testo originale. Nel 1914 il lavoro era quasi giunto al termine, quando il F., che risiedeva in Gran Bretagna, venne chiamato alle armi, cosicché il lavoro restò incompleto.
Nel dopoguerra il F. cambiò infatti progetto e si dedicò a scrivere una sua monografia dantesca, Dante, Bergamo 1921. Nel volume, che è di carattere espositivo e sistematico, sono raccolti con organicità i risultati a cui era pervenuta la più recente e affidabile ricerca dantologica e insieme sono messi a fuoco i nodi irrisolti degli studi danteschi, con cui il F. si confronterà nel corso degli anni successivi con puntuali e serrate indagini.
Dal 1909 il F. si trasferì in Gran Bretagna, dove insegnò lingua e letteratura italiana ininterrottamente fino al 1940 presso l'università di Oxford.
La residenza inglese ebbe per lui un'importanza decisiva, dandogli l'opportunità di misurarsi con situazioni culturali di carattere internazionale, di rivedere i miti e le certezze giovanili, di vivere in un clima di democrazia matura, di evitare l'esperienza della dittatura in Italia fra le due guerre. Grazie alla mediazione della cultura inglese, egli scoprì limiti e pregi sia della critica storica, sia delle tendenze di gusto e di idee dell'Italia contemporanea (si vedano le osservazioni sul metodo storico, sul crocianesimo, sul dannunzianesimo in Epochs of Italian literature, Oxford 1920).
Poté così valorizzare i contributi e le intuizioni degli italianisti stranieri su autori e movimenti delle lettere italiane, soprattutto sul nostro poeta più noto all'estero, Dante. E un fitto resoconto della dantologia internazionale, ma particolarmente di lingua inglese, costituiscono gli articoli di recensione per Studi danteschi (sia per la serie diretta da M. Barbi [nn. 1-8], sia per quella diretta da M. Casella [nn. 1-131], con puntualità di informazioni coniugata con vigile senso critico dei problemi connessi con le ricerche testuali e le indagini stilistiche.
Investito dalla luce delle analisi e delle ricerche in svolgimento, Dante appare allo studioso un nodo complesso di questioni aperte, come viene proposto nelle due mappe, una in inglese, Dante (London 1929) e una in italiano, Premesse allo studio di Dante (Napoli 1945).
Non solo Dante, ma anche un altro grande poeta, Foscolo, viene conosciuto meglio attraverso l'ottica della cultura internazionale. Col passare degli anni l'autore dei Sepolcri diventa per il F. l'oggetto centrale delle indagini.
Il F. si rese sempre più lucidamente conto che non solo andava recuperata agli studi la complessità della posizione foscoliana, ma che andava disoccultata e ricostruita l'opera stessa, perché le edizioni conosciute erano lacunose, sommarie, inaffidabili, soprattutto per la parte saggistico-critica prodotta negli anni della residenza inglese del poeta. Egli cercò in archivi e biblioteche i testi e le carte del Foscolo, collazionandole con le traduzioni e le stampe inglesi e rivisse tutto il dramma sofferto dal Foscolo, il quale - non conoscendo alla perfezione l'inglese - dovette non solo affidarsi alle mediazioni dei traduttori, ma arretrare la sua posizione di fronte alla scrittura stessa, abbozzando testi e appunti per i suoi mediatori, affinché questi ne dessero poi una loro resa finale. Su questa base il F. venne ponendosi in termini nuovi una serie di problemi testuali sull'opera del Foscolo, mettendo in luce le grossolane prevaricazioni, sia nel montaggio e nello smontaggio dei testi, sia nei metodi di raccolta dei materiali, sia nelle attribuzioni, mostrando che c'erano altri testi da attribuire al Foscolo e testi a lui attribuiti che andavano ricondotti ad altra paternità, come ad esempio l'articolo sul Filicaia, attribuito al Foscolo mentre invece era del Berchet.
Nel luglio 1937 il F. partecipò alla fondazione degli Italian studies, diventandone condirettore. L'8 giugno 1940, due giorni prima della dichiarazione di guerra dell'Italia, il F. rientrò precipitosamente in Italia con la moglie inglese. Il ritorno lo salvò da gravi traversie, ma gli impose un doloroso scotto: dovette lasciare, infatti, in Inghilterra tutto il corpo foscoliano, raccolto e acquistato soprattutto negli ultimi anni, con i suoi appunti e schedari riguardanti la vita e l'opera del poeta.
Dal 1940-41 fino al 1952-53 tenne la cattedra di lingua e letteratura inglese all'università di Napoli, facendo anche supplenza per due anni accademici (1943-44 e 1944-45) di letteratura italiana. Nuclei privilegiati del suo discorso sono il dramma inglese e Shakespeare (Sussidi alla interpretazione con riferimento all'"Otello" shakespeariano e altr opere, Napoli 1948;Penonaggi shakespeariani, ibid. 1949; Note sul dramma inglese, ibid. 1951) egli autori del XVII secolo (Prosatori inglesi del Seicento, ibid. 1946).
Sul piano didattico, il F. non disdegnò di pubblicare un manuale per traduzioni (1951). Né più tardi, ormai fuori ruolo per anzianità, si rifiutava di annotare e commentare per il grande pubblico il Julius Caesar (Milano 1960) e il Macbeth (ibid. 1963) di Shakespeare. Nel 1949, insieme con C. Chiarini, curò una magistrale traduzione de I racconti di Canterbury (Firenze) di G. Chaucer, per la quale scrisse anche l'introduzione.
Ma tornava anche su Foscolo, l'irrinunciabile amore di tutta la vita. Le ricerche avviate in Inghilterra sin dall'inizio, e condotte avanti programmaticamente e con dedizione totale dal 1934 al 1940, non potevano essere lasciate senza conclusione. Così il F. dalla liberazione di Napoli (1943) in poi si dedicò interamente allo studio dell'opera saggistica e critica del Foscolo. Nell'estate del 1950, poté rientrare in possesso dei testi e delle carte foscoliane lasciati in Inghilterra, disponendo del materiale per attendere alla stesura del testo per l'edizione critica dei saggi foscoliani.
Nel 1953 pubblicò a Firenze il X volume dell'edizione nazionale delle opere dei Foscolo, diretta da M. Fubini (Saggi e discorsi critici, Firenze). Seguì nel 1958 la pubblicazione del volume XI, Saggi di letteratura italiana, in due tomi, dove egli documentava, con vasto apparato di note, dopo un'esauriente e puntuale introduzione (che è un vero e proprio testamento intellettuale), la vicenda sofferta ed esaltante del Foscolo in Inghilterra, profondamente teso a definire i percorsi della letteratura e della civiltà italiane.
Conclusi i lavori di editor foscoliano, il F. trascorse gli ultimi anni a Napoli, impegnandosi in lavori di dettaglio su autori inglesi e in letture di classici medievali e moderni e di monografie storiche.
Il F. morì a Napoli l'8 nov. 1963.
Vanno segnalati i seguenti altri scritti del F.: The story of Padua, London 1910 (poi Nedeln 1970); The transmission of the legacy, in The legacy of Rome, a cura di C. Bailey, Oxford 1923; Latin thought during the Middle Ages, ibid. 1929; Italia e paesi di lingua inglese, in Un cinquantennio di studi sulla letteratura italiana dedicati a P. Rossi, Firenze 1937; Note su Foscolo critico, Napoli 1945; Foscolo e Manzoni, ibid. 1951; Note sulla letteratura italiana con bibliografia aggiornata, ibid. 1952.
Bibl.: M. Santoro, C. F., in La Brigata degliAmici del libro italiano, IX (1964), pp. 1-5; J. Lindon, Studi sul Foscolo inglese, Pisa 1974, passim; M. Santoro, Un "foscolista" dell'Ateneo napoletano, C. F., in Foscolo e la cultura meridionale (Atti del convegno foscoliano, Napoli 1979), a cura di M. Santoro, Napoli 1980, pp. 291-297.