FIORI, Cesare
Figlio di Girolamo, nacque intorno al 1636 (Orlandi, 1704; Arese, 1975, p. 182 n. 10), probabilmente a Milano, città nella quale operò come pittore, incisore ed architetto. Fu anche "schermidore, ballarino e alfiere della milizia urbana", come scrive l'Orlandi che lo ricorda autore, a soli otto anni, del ritratto del padre defunto. I parenti, considerata la precoce inclinazione del ragazzo verso l'arte, l'avrebbero posto sotto la guida di C. Cane, per quanto concerne la pittura, e, per l'architettura, di P.P. Caravaggio (Orlandi, 1740); l'alunnato presso questi due maestri non è tuttavia sufficiente a spiegare le future scelte stilistiche del Fiori.
Le sue prime opere note risalgono al sesto decennio: nel 1655 ricevette 36 lire per aver dipinto l'arma del pontefice Alessandro VII, oggi dispersa, per il duomo di Milano; nel luglio del 1660 ricevette pagamenti dal tesoriere della fabbrica del duomo per aver colorito la "nivola" del Ss. Chiodo, che ancora oggi si espone. Al 1660 circa (ma per Bellini, 1988, p. 21, al periodo 1678-1686) è databile inoltre la Natività di s. Carlo nella rocca d'Angera del duomo di Milano; mentre del 1671 è la Cardinalizzazione di Federico Borromeo (Milano, Pinacoteca Ambrosiana, depositi), eseguita in collaborazione con G.A. Besozzi. Sempre nel 1671 fu pubblicato a Milano il volume Teatro de la gloria consagrado a la Excellentissima Señora Doña Felice de Sandoval Enriquez Duquessa de Viceda difunta, con tre illustrazioni del F. riproducenti l'apparato funebre da lui stesso progettato in quell'anno in occasione delle esequie della nobildonna.
Precedenti al 1674, anno in cui sono ricordate dal Torre (III, p. 334), sono inoltre le tele, perdute, raffiguranti Il battesimo di Cristo, già nell'oratorio di S. Giovanni Decollato, detto "alle case rotte", e la Beata Vergine incoronata con s. Bernardino in ginocchio, eseguita per l'oratorio di S. Bernardino alle Ossa.
Il F. fu anche ritrattista, come è testimoniato dai dipinti conservati nella quadreria dell'ospedale Maggiore di Milano, quali il Ritratto di Giovanni Battista Comerio del 1667 oppure quello di Giovan Battista Ferrari Bianchi (1676), nonché Ritratto dell'abate Boisot (Besançon, Musée du Palais Granvelle) realizzato a Venezia nel 1676 (per altri ritratti del F., vedi Bellini, 1988, pp. 20 s.). All'ottavo decennio risalgono anche la maggior parte delle medaglie eseguite su disegno del F. che vi rappresentò, tra gli altri, il Caravaggio, suo maestro, e M. Settala (1677). Per le esequie di quest'ultimo, che si tennero nel 1680 nella basilica di S. Nazaro Maggiore, il F. eseguì alcuni dipinti allegorici, perduti, esaltanti la figura e le opere del Settala, scienziato e canonico della basilica (Fogolari, 1900). Sempre nel 1680 il F. datò gli affreschi del coro della chiesa di S. Francesco a Trecate (Novara), ove raffigurò S. Girolamo nel deserto, Le tentazioni di s. Antonio, Davide e Mosè.
Al nono e all'ultimo decennio del XVII secolo risalgono le opere architettoniche del F.: l'altare, perduto, dell'oratorio dedicato all'Immacolata Concezione posto accanto alla chiesa di S. Antonio Abate a Milano (1686-1689), l'altare (ante 1691) della chiesa di S. Maria Assunta a Trecate e quello della cappella intitolata alla Madonna di Loreto nella chiesa di S. Gaudenzio a Novara.
Probabilmente alla fine del settimo decennio risale il matrimonio del F. con Maria Elisabetta Ignazi, dalla quale ebbe quattordici figli, il primo dei qualì, Giambattista, nacque nel 1672 e l'ultimo, Giuseppe Antonio Cesare, nel 1694; alcuni di essi furono battezzati nella parrocchia di S. Nazaro Maggiore mentre gli ultimi cinque, a partire da Eleonora Antonia Paola (1687), in quella di S. Giovanni in Conca. Dai registri di battesimo delle due chiese (Milano, Archivio parrocchiale S. Alessandro, Parrocchia di S. Giovanni in Conca, Battesimi 1592-1787; Ibid., Archivio parrocchiale S. Nazaro Maggiore, Battesimi 1651-1683, 1683-1715) si ricava che spesso i padrini dei figli del F. furono importanti personaggi della cultura e della politica dello Stato milanese come J. Enriquez de Cabrera conte di Melgar, dal 1678 al 1686 governatore dello Stato di Milano, o il marchese C. Pagani, senatore e ministro dell'elettore palatino del Reno, oppure come il pittore A. Lanzani, uno dei capiscuola del barocchetto lombardo.
Il F. fu probabilmente tra i fondatori, nel 1669, della seconda Accademia Ambrosiana, alla quale risulta iscritto dal 1673 (Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms. L. 25). Il 2 sett. 1696 presenziò al primo raduno dell'Accademia di S. Luca di Corconio (oggi frazione di Orta San Giulio, Novara), sorta sul modello di quella omonima di Roma, della quale divenne consigliere. Nello stesso anno progettò gli apparati per i funerali di C. de Landas in S. Maria della Pace (Bellini, 1988, p. 43, per le stampe che ne furono tratte). Nel 1698 fu tra gli artisti che approntarono i disegni per la statua di S. Ambrogio, realizzata in argento dall'orefice P. Sparoletti per fl duomo di Milano.
Il F. morì a Milano il 3 giugno 1702 (Orlandi, 1704; Milano, Archivio parrocchiale S. Alessandro, Parrocchia di S. Giovanni in Conca, Morti 1693-1742).
Tra i dipinti di soggetto sacro del F., la Natività di s. Carlo nella rocca d'Angera è un'opera manierista che trae spunto da modelli lombardi dei primi decenni del Seicento, come quelli forniti da C. Procaccini; e la sua datazione precoce al 1660 (Rosci, 1965) è confermata dalla scarsa chiarezza compositiva e, soprattutto, dalle limitate capacità d'esecuzione. Gli affreschi del 1680 in S. Francesco a Trecate sono invece opera originale nel panorama della pittura del Ducato milanese: i contrasti cromatici, il dinamismo, la predilezione per la linea ondulata, l'abbondanza di elementi decorativi, reperibili alcuni anche in area veneta, rivelano che il F. aderì pienamente alla poetica barocca.
I due ritratti maschili dell'ospedale Maggiore di Milano, come gli altri ritratti seicenteschi di questa raccolta, mirano, con scritte e stemmi, a facilitare il riconoscimento immediato del personaggio raffigurato. Più innovativo è il Ritratto di Isabella Gambarini, dipinto dal F. nel 1685 e conservato nella medesima collezione, per l'accostamento di chiari e di scuri, disposti lungo due diagonali, d'ascendenza barocca.
L'altare progettato tra il 1686 e il 1689 per l'oratorio dell'Immacolata Concezione, oggi noto attraverso una stampa del 1701 conservata nella raccolta Bertarelli di Milano, è il più barocco tra gli altari del F., come dimostrang lo slancio dinamico del frontone spezzato, le lunghe colonne nere, l'esuberante decorazione statuaria, compiuta da G. Rusnati, e i motivi nastriformi dall'andamento capriccioso, che sono uno stilema tipico del Fiori. Una citazione dal baldacchino dei Bernini in S. Pietro si ritrova sia nell'altare di Trecate, anteriore al 1691, sia in quello di S. Gaudenzio a Novara, eseguito negli anni Novanta, sebbene le colonne tortili del modello berniniano abbiano nel F. una funzione semplicemente ornamentale. Potrebbero spettare al disegno del F. anche le colonne tortili di marmo nero facenti parte dell'altare maggiore della basilica di S. Nazaro Maggiore, che il Latuada (1737-38) dice genericamente essere frutto del talento di F. Prina, di G. Ruggeri e del Fiori.
La fede barocca del F. appare evidente nella linea ondulata, nel panneggio stropicciato e nei contrasti chiaroscurali che caratterizzano i ritratti eseguiti, su suo disegno, in nove medaglie, conservate a Milano (Biblioteca Ambrosiana; Castello Sforzesco; collezione privata), realizzate nell'ottavo decennio (Arese, 1975). La ritrattistica è, d'altro canto, la parte predominante del corpus di stampe, tratte da disegni o da dipinti del F. e, in minima parte, in tutto una quindicina, da lui stesso incise, che ci forniscono indicazioni importanti sul suo iter, dal momento che coprono un ampio lasso di tempo: dal 1655, quando sarebbe stata incisa la Madonna di Concesa, sino agli inizi del XVIII secolo (Bellini, 1988, p. 44). Accanto alle semplici riproduzioni di ritratti eseguiti dal F. in precedenza spiccano alcuni esemplari in cui affiorano elementi compositivi d'ascendenza barocca, ad esempio nel ritratto di condottiero (forse Antonio Trivulzio: ibid., ripr. p. 73), che sporge il bastone del comando oltre la cornice centrale, oppure in quello del Cardinale Federico Visconti (ibid., ripr. p. 93), dell'ultimo decennio, dove figure allegoriche invadono l'ovale di mezzo.
Sebbene il F. non abbia raggiunto livelli qualitativi preminenti sia nel campo architettonico sia in quello della ritrattistica, egli si distinse nel panorama milanese per aver adottato sin dagli esordi il linguaggio barocco, che a Milano, tutto considerato, ebbe un impiego abbastanza ristretto.
Fonti e Bibl.: C. Torre, Il ritratto di Milano, III, Milano 1674, pp. 304, 334; P.A. Orlandi, Abcedario pittorico, Bologna 1704, p. 121; G.A. Prina, Il trionfo di S. Gaudenzio, Milano-Novara 1711, p. 36; A.G. Santagostino, Catalogo delle pitture insigni che stanno esposte al pubblico nella città di Milano, Milano 1728, p. 151; S. Latuada, Descrizione di Milano, Milano 1737-38, II, p. 306; IV, p. 247; V, p. 429; Annali della Fabbrica del duomo di Milano, V, Milano 1883, p. 253; VI, ibid. 1885, p. 50; G. Fogolari, Il Museo Settala, in Arch. stor. lombardo, s. 3, XIV (1900), pp. 118 s.; P.S. Pasquali, Due antiche iscrizioni perdute già esistenti nella chiesa di S. Antonio Abate, ibid., s. 6, IX (1932), p. 241; G. Nicodemi, La pittura lombarda dal 1630 al 1706, in Storia di Milano, XII Milano 1958, p. 509; G. Rossi, Notizie su Antonio Busca, in Arte lombarda, IV (1959), 2, p. 316; E. Arsian, Le pitture del duomo di Milano, Milano 1960, pp. 55, 109 s.; M. Rosci, in A.M. Brizio - M. Rosci, I quadroni di S. Carlo nel duomo di Milano, Milano 1965, p. 112; F. Arese, Nuove schede per C. F. medaglista, in Arte lombarda, n.s., nn. 42-43, 1975, pp. 182-194 (con bibl.); S. Coppa, L'oratorio teatino dell'Immacolata a Milano: profilo storico e artistico, in Regnum Dei, XXXIV (1978), 104, pp. 83-101; M. Bona Castellotti, in La Ca' Granda. Cinque secoli di storia e d'arte dell'ospedale Maggiore di Milano (catal.), Milano 1981, pp. 134 ss., 139, 367; A. Temporelli - D. Tuniz, San Gaudenzio e la sua basilica, Borgosesia 1984, pp. 44, 104, 212, 218, 221, 223; S. Colombo, C. F. e Andrea Porta pittori milanesi della fine del Seicento, tesi di laurea, Milano, Università Cattolica, a.a. 1985-86; C. Mossetti, in Restauri a S. Francesco di Trecate, Trecate 1988, p. 13; S. Zuffi, in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Milano 1988, pp. 741 s.; P. Bellini, Le incisioni tratte da soggetti di C. F., in Rass. di studi e di notizie, XIV (1988), pp. 19-52 (con bibl.); A. Brejou de Lavergnée - N. Volle, Musées de France, Repertoire des peintures italiennes du XVIII siècle, Paris 1988, p. 148; G. Garzoli, Trecate. Storia delle chiese, Trecate 1990, pp. 32, 38 ss.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 1.