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FEDERICI, Cesare

di Mario Crespi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995)
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FEDERICI, Cesare

Mario Crespi

Nato a Serravalle di Chienti (Macerata) il 9 febbr. 1838 da Francesco, medico, e da Marianna Tommasini, studiò medicina nelle università di Camerino, di Bologna e di Firenze, e si laureò nel 1860. Formatosi alle scuole di G. Brugnoli e di L. Concato (cfr. voci in questo Dizionario), eccelse nel metodo deduttivo clinico basato sull'osservazione e sul ragionamento: grazie alla perfetta conoscenza della semeiotica fu infatti in grado di rilevare con estrema accuratezza le manifestazioni dei quadri morbosi osservati, alla cui diagnosi perveniva poi con logica stringente. Segnalatosi subito come clinico di grande valore, appena un anno dopo la laurea fu incaricato dell'insegnamento della materia medica a Camerino, ove nel 1863 divenne ordinario. Sempre a Camerino, nel 1866 pervenne alla cattedra di patologia speciale medica e clinica medica propedeutica.

Trasferito successivamente all'università di Palermo, nel 1870 e nel 1871 supplì C. Maggiorani nell'insegnamento della clinica medica, del quale fu straordinario nel '72 e, in base all'articolo 69 della legge Casati, ordinario nel '73. In questa sede ebbe modo di far valere la propria formazione anatomo-clinica, grazie anche alla possibilità di eseguire le autopsie dei pazienti deceduti: poté così creare una raccolta di pezzi anatomici, che in parte trasferì poi all'istituto di Firenze. In questa sede fu chiamato nel novembre del 1883 a dirigere la cattedra di clinica medica.

Clinico di notevole valore, il F. si segnalò nei campi della semeiotica, della diagnostica e della terapia. Fu un convinto assertore e seguace del metodo anatomo-clinico. e pur aperto allo sviluppo e ai progressi delle branche emergenti della patologia e delle ricerche di laboratorio quali la chimica clinica e la batteriologia, vigilò rigidamente affinché la sua clinica non divenisse la sede di laboratori di patologia sperimentale. La sua produzione scientifica fu scarsa, ma, in relazione ai tempi, di notevole valore.

Nel settore della terapia, si possono ricordare le seguenti pubblicazioni: Principi di terapia generale, una serie di lezioni comparse su Riv. clinica di Bologna, VI (1867), pp. 266-276, 289-302; Sull'uso dell'acido salicilico. Nota terapeutica, in Gazz. clinica dello Spedale civico e delle cliniche universitarie di Palermo, XI (1879), pp. 242-245; Sulla terapia della polmonite, in Lo Sperimentale, XLVI (1892), Comunicazioni e riviste, pp. 165-171.

Tra gli studi di semeiotica va anzitutto ricordato il metodo da lui illustrato che consentiva di giudicare le condizioni dello stomaco tramite la valutazione delle caratteristiche di propagazione dei toni cardiaci sulle pareti gastriche: La propagazione dei suoni del cuore in ordine alla diagnosi fisica dello stomaco. Osservazioni, in Riv. clinica di Bologna, s. 3, I (1881), pp. 513-517. Degni di menzione, inoltre: Studi di semeiotica, in Lo Sperimentale, XLI (1887), pp. 561-568; Nuovi segni ricavati dall'ascoltazione del ventre. Saggio, in Il "Segno", I (1890), pp. 2-11; Il contorno inferiore dell'area del cuore in riscontro con le varie alterazioni di forma di questo viscere, ibid., pp. 33-37; Sulla condizione d'origine del polso bigemino, ibid., pp. 225-228; Il dicrotismo in relazione colle incipienti lesioni delle valvole aortiche, ibid., pp. 353-356.

I migliori lavori del F. furono comunque quelli riguardanti la patologia e la clinica medica, vertenti sulla descrizione di casi e sull'illustrazione della fisiopatologia in relazione a vari apparati, dal respiratorio al circolatorio, al digerente, al nervoso. Si ricordano, oltre al bel volume Letture cliniche, edito a Bologna nel 1868, i lavori: Sopra un caso di echinococco del polmone e intorno le varie forme di questa malattia, in Riv. clinica di Bologna, VII (1868), pp. 321-329, 353-372, in cui è trattata la diagnosi differenziale tra questa affezione e la tubercolosi polmonare; Sopra un caso di perdita parziale del linguaggio. Saggio clinico, ibid., VIII (1869), pp. 263-273; Istoria di una peritonite, ibid., IX (1870), pp. 113-120; Angionevrosi isterica, ibid., pp. 286 s.; Oligoemia acuta, grave e primitiva. Trasfusione del sangue, in Gazz. clinica d. Spedale civico di Palermo, IV (1872), pp. 11-29; Imorbi dell'aorta, le conseguenze sul cuore e l'origine di alcuni segni fisici. Saggi di medicina, in Riv. clinica di Bologna, s. 2, V (1875), pp. 33-61; Il cervelletto-Storia clinica e commento fisiologico esposti in tre lezioni, in Gazz. clinica d. Spedale civico e d. cliniche universitarie di Palermo, XI (1879), pp. 205-242; Di un solo aneurisma sviluppato dalle arterie celiaca e mesenterica. Storia e osservazioni, in Riv. clinica di Bologna, s. 3, I (1881), pp. 577-598; Istoria di una rara oppilazione dell'intestino, ibid., III (1883), pp. 81-93; Sulla febbre miliare di Palermo: lettera... ai suoi allievi ora medici in Sicilia, in Lo Sperimentale, XXXIX (1885), pp. 229-240; Su di una forma insolita di alterazione del respiro, in Il "Segno", I (1890), pp. 65-70; Su di un caso di dilatazione di stomaco secondaria a stenosi pilorica per tessuto cicatriziale da antica ulcera, in Lo Sperimentale, XLVI (1892), Comunicazioni e riviste, pp. 41-46.

Il F. appartenne a numerose società scientifiche e ricoprì vari incarichi: fu membro del consiglio superiore della Pubblica Istruzione, presidente della facoltà medica di Firenze, direttore e ispettore delle terme di Montecatini, consigliere del Comune di Firenze, membro del consiglio amministrativo dell'arcispedale di S. Maria Nova e del consiglio sanitario provinciale. Di vasta cultura, nel 1891 lesse al Consiglio comunale di Firenze una prolusione agli studi dal titolo "Sopra una massima di G. B. Vico. Commento di un naturalista", nella quale illustrava il suo metodo di studio della vita morale dell'uomo con il lume della moderna fisiologia.

Morì a Firenze il 29 maggio 1892.

Fonti e Bibl.: Necrol., in Bull. delle scienze mediche, s. 7, LXIII (1892), 3, pp. 496 ss.; in R. Ist. di studi superiori e di perfezionamento in Firenze, Annuario per l'anno acc. 1892-93, pp. 120 s.; I. Del Lungo, Pagine letter. e ricordi, Firenze 1893, pp. 343-346; U. Gabbi, C. F. (1838-1892), in Lo Sperimentale, LXXVIII (1924), pp. 257-260, e in Riv. di terapia moderna e di medicina pratica, XIV (1926), pp. 14 s.; G. Bilancioni, Alla memoria di C. F., Pisa 1929; G. Natalucci, Medici insigni italiani, antichi moderni e contemp., nati nelle Marche, Falerone 1934, pp. 167 s.; A. Ferrannini, Medicina italica, Milano 1935, p. 96.

Vedi anche
patologia Lo studio dei problemi relativi alle malattie dell’uomo (patologia umana) e degli animali (patologia veterinaria; ➔ veterinaria); comprende diverse specializzazioni, e denominazioni, con riferimento alla natura dei problemi, agli elementi anatomici che sono oggetto di studio, all’eziologia delle alterazioni, ... anatomia Scienza biologica che studia la forma e la struttura degli esseri viventi: deve il suo nome al metodo di indagine, la dissezione, che ancora oggi, pur integrato da moderni e perfezionati metodi di ricerca, ha fondamentale importanza nello specifico campo di studio. Secondo che abbia per oggetto l’uomo, ... cuore Organo muscolare, cavo, che costituisce il centro motore dell’apparato circolatorio. 1. Anatomia comparata Il cuore è l’organo muscolare propulsore del sangue dei Vertebrati Cranioti (fig. 1). Si origina da un abbozzo mesodermico ventrale (Ciclostomi, Selaci, Ganoidi e Anfibi) in corrispondenza della ... tubercolosi (TBC) Malattia infettiva, contagiosa e ubiquitaria, che deve il nome alla caratteristica formazione anatomopatologica (tubercolo elementare) prodotta, nei tessuti dell’organismo umano e animale, dall’agente patogeno. medicina Nota probabilmente già alle grandi civiltà orientali, la tubercolosi fu ...
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Céṡare
Cesare Céṡare s. m. – 1. Titolo distintivo degli imperatori romani, derivato dal cognome del generale, triumviro e dittatore Gaio Giulio Cesare (100 o 102 - 44 a. C.). 2. Nell’Impero bizantino, in origine titolo dell’imperatore associato...
cèṡio¹
cesio1 cèṡio1 agg. [dal lat. caesius «grigio azzurro, verdastro»], letter. – Azzurro chiaro, celeste, detto per lo più degli occhi: gli occhi tuoi cesii (D’Annunzio); come s. m., il c., il colore cesio.
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