VASOLI, Cesare Erminio
– Nacque a Firenze il 12 gennaio 1924, da Erminia e da Sady Vasoli, la cui famiglia era originaria di Fivizzano, in Lunigiana.
«Mio padre, cancelliere di Corte d’Appello, era un funzionario, ligio ai suoi doveri e ben consapevole della delicatezza del suo ufficio; mia madre, casalinga, era una pia donna di salda fede cattolica»: questo il profilo dei genitori consegnato da Vasoli a un suo testo autobiografico (2002, p. 4).
Terminati gli studi superiori presso il liceo classico Michelangelo, se pure «ancora diviso tra il fascino della cultura umanistica e storica e il cristallino rigore delle “matematiche severe”» (ibid.), nel 1943 si iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia dell’Ateneo fiorentino, frequentando durante il primo anno i corsi tenuti, fra gli altri, da Ettore Bignone, Giuseppe De Robertis, Carlo Morandi e in seguito le lezioni di Gaetano Chiavacci e Paolo Lamanna. Ma l’incontro decisivo fu quello con Eugenio Garin, allora giovane professore incaricato di filosofia morale e storia della filosofia medievale. Con lui Vasoli si laureò il 19 novembre 1947, discutendo una tesi su Nietzsche e la crisi della morale contemporanea. A Garin Vasoli rimase sempre profondamente legato, rievocando in più occasioni e con accenti intensi il suo magistero e il lungo intreccio delle loro vite, ma soprattutto riprendendone e sviluppandone linee e temi di ricerca in forme originali e feconde, sulla base di un’idea dell’umanesimo e del Rinascimento destinata, dopo una stagione storiografica dominata dalla prospettiva burckhardtiana, a inaugurare una nuova interpretazione di questo periodo cruciale della storia e della cultura europea.
Dopo la laurea e il perfezionamento, nominato da Garin già nell’autunno del 1948 ‘assistente volontario’ e poi straordinario (1953) presso la cattedra di storia della filosofia medievale, parallelamente a quella prima collaborazione universitaria e secondo un percorso allora consueto, Vasoli cominciò a insegnare come supplente nelle scuole medie e superiori in piccoli centri della Toscana, tornando anche, da docente, al suo antico liceo, il Michelangelo. Dal marzo del 1951 all’agosto del 1954 fu borsista del Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane, entrando a far parte per i soggetti di carattere filosofico e storico del gruppo di lavoro che, sotto la guida di Emanuele Casamassima, stava realizzando presso la Biblioteca nazionale di Firenze il primo Soggettario per i cataloghi delle biblioteche italiane. Lavorò quindi per un breve periodo come archivista presso l’Archivio di Stato di Lucca. Concluse queste esperienze – che egli giudicava come assai influenti «sia sulla mai dismessa frequentazione di biblioteche e archivi, sia sul carattere delle mie ricerche e il metodo con cui le ho condotte» (Vasoli, 2002, p. 5) –, tornò all’insegnamento come professore di ruolo nei licei, prima a Montepulciano e poi ad Arezzo. Un impegno che si affiancava a quello universitario: grazie alla libera docenza ottenuta nel 1956, fu infatti incaricato dell’insegnamento di storia della filosofia medievale a Firenze, rimasto libero dopo il passaggio di Garin alla cattedra di storia della filosofia. Il 1956 fu anche l’anno del suo matrimonio con Nidia Daneloni.
Nel 1960 Vasoli poté usufruire di un ‘distacco’ presso l’Istituto storico italiano per il Medioevo presieduto da Raffaello Morghen, e alla fine del 1961 vinse il concorso per professore ordinario di storia della filosofia medievale. L’anno seguente venne chiamato all’Università di Cagliari (1962-66) e poi a quelle di Bari (1966-68) e Genova (1968-70), per rientrare definitivamente a Firenze nell’autunno del 1970. Nella facoltà fiorentina insegnò filosofia morale, prima di passare, nel 1975, alla cattedra di storia della filosofia e nel 1980 a quella di storia della filosofia del Rinascimento, che tenne fino al suo ritiro dall’insegnamento, nel 1994.
Dal 1977 consigliere dell’Istituto nazionale di studi sul Rinascimento di Firenze, nel 1988, succedendo a Garin, ne divenne presidente; mantenne la carica fino al 1996 e da allora fino alla morte fu presidente onorario dell’Istituto e condirettore della rivista Rinascimento.
La biografia intellettuale, gli interessi, gli assi di ricerca di Vasoli si dispongono secondo un registro di singolare ampiezza, come registra la sua bibliografia, ricca di oltre mille titoli (Fedi, 2016). Formatosi alla scuola dei grandi maestri dell’ateneo fiorentino (oltre a Garin, amava ricordare Giorgio Pasquali e Delio Cantimori), in quasi settant’anni di ricerche e di eccezionale operosità esplorò aspetti e momenti altamente significativi della storia culturale europea, pur nel progressivo delinearsi e intensificarsi del suo interesse per l’età umanistico-rinascimentale.
Storico sostenuto da una salda sapienza filologica applicata all’analisi minuziosa di documenti e testi, nelle sue indagini privilegiò costantemente le intenzioni degli autori e il loro dialogo con le fonti e fu sempre molto attento ai contesti concreti di produzione e diffusione del sapere: le condizioni storiche, gli ambienti, gli incontri, le letture. Fedele alla concezione della filosofia come ‘sapere storico’, eppure sviluppando e dilatando l’impostazione gariniana secondo una propria linea di interpretazione, concepì la filosofia come centro delle relazioni tra gli altri ‘saperi speciali’ e le tante forme ed esperienze «che sono la vita di ogni civiltà e di ogni cultura» (Vasoli, 2005, p. 12). A suo giudizio, la filosofia – e in particolare quella della prima età moderna – pur mantenendo una sua valenza specifica, di fatto, nella sua sofferta ricerca di rinnovamento «emerge dalle più diverse ‘fonti’: dall’immaginazione e dal ‘mestiere’ degli artisti, dai linguaggi poetici, dalle indagini degli storici, dalle ricerche degli scienziati e dall’espressione di profonde crisi etiche e religiose» (ibid.). Da qui il suo interesse costante per le analisi puntuali di temi, autori e testi apparentemente minori o ‘eccentrici’ rispetto ai canoni filosofici tradizionali, costruite rincorrendo un delicato equilibrio fra larghissima erudizione e acuta sensibilità storiografica (per quest’ultimo punto si vedano soprattutto Umanesimo e Rinascimento, Palermo 1969 e la prefazione a K. Burdach, Riforma, Rinascimento, Umanesimo. Due dissertazioni sui fondamenti della cultura e dell’atrte della parola moderne, Firenze 1986). E da qui anche la sua riluttanza alle dichiarazioni esplicite di metodo e alla composizione di monografie in senso ortodosso, privilegiando piuttosto una forma di riflessione e di espressione scandita intorno a interventi specifici, tasselli parziali che pure obbedivano a quadri concettuali concepiti organicamente e a linee di sviluppo nitide: i nuovi percorsi della spiritualità rinascimentale e il loro intreccio con i programmi di rinnovamento politico; la complessità del rapporto fra Rinascimento, età moderna, nuova scienza e la trasformazione delle immagini della natura; il valore dei simboli e dei miti per la fondazione e la continuità delle diverse concezioni del mondo; l’importanza decisiva dei ‘linguaggi’ e delle forme di ordinamento del sapere.
All’inizio della sua carriera, e poi lungo tutti gli anni Cinquanta, Vasoli si mostrò fortemente interessato ai problemi e agli sviluppi della filosofia contemporanea in Italia, con particolare attenzione per il marxismo e l’esistenzialismo. Tra il 1951 e il 1959 periodici come Il Ponte, Inventario, Itinerari, Problemi ospitarono alcuni suoi scritti dedicati a Sören Aabye Kierkegaard, a Nietzsche, ai ‘giovani’ Georg Wilhelm Friedrich Hegel e Karl Marx, ad alcune tendenze filosofiche dominanti nella cultura italiana di quegli anni, poi raccolti nel volume Tra cultura e ideologia (Milano 1961). Un libro dal tratto ‘militante’ e dai toni netti, ma dal quale emerge già quell’interesse per i rapporti tra cultura e politica e per quel deciso radicamento della teoria, della «varia forma delle idee» nella storia e nella molteplicità dei suoi piani che sempre definirà il metodo di indagine di Vasoli.
Anche grazie alle indicazioni e suggestioni di Garin, già dai primi anni Cinquanta l’asse della sua ricerca cominciò ad aprirsi, e poi a spostarsi progressivamente, verso la filosofia del tardo Medioevo e del primo Rinascimento. Ne nacquero la monografia Guglielmo d’Occam (Firenze 1953), i lavori su Alano di Lilla (Due studi per Alano di Lilla, Roma 1961) e sul platonismo del XII secolo, la prima traduzione italiana del Defensor pacis di Marsilio da Padova (Torino 1960; la versione del Defensor minor sarà invece pubblicata a Napoli, nel 1975), fino all’imponente lavoro di sintesi La filosofia medievale (Milano 1961). Alla cultura due-trecentesca Vasoli continuò, negli anni, a dedicare ricerche significative, concentrate – anche sulla scia della grande attenzione per il lavoro di Bruno Nardi – in particolare su Dante, e destinate a culminare nel ricchissimo commento al Convivio (Milano-Napoli 1988), preceduto da vari contributi (raccolti in Otto saggi per Dante, Firenze 1995). Ancora a Dante è dedicato uno dei suoi ultimi lavori (si veda C. Vasoli, Dante Alighieri, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2012, pp. 43-54).
Connessa agli studi medievali, un’ulteriore linea di ricerca indagava le polemiche umanistiche contro le dialettiche tardoscolastiche: fra i primi esiti, il saggio Retorica e dialettica in Pietro Ramo, incluso nel 1953 nella raccolta di Testi umanistici sula retorica, curata da Garin, insieme a Paolo Rossi e allo stesso Vasoli, per l’Archivio di filosofia di Enrico Castelli: un saggio pionieristico, come del resto tutto il volume che lo ospitava, e che fu all’origine delle lunghe indagini di Vasoli sulla dialettica di tradizione umanistica e sul dibattito intorno alle arti del discorso e all’organizzazione dei saperi.
I primi anni Sessanta videro la pubblicazione di alcuni lavori di sintesi sulla filosofia e la cultura del Rinascimento, di un saggio importante su L’ecumenismo di Niccolò da Cusa (in Archivio di filosofia, 1964, n. 3, pp. 9-51) e di un altro su L’attesa della nuova era in ambienti e gruppi fiorentini del Quattrocento (in L’attesa dell’età nuova nella spiritualità medievale, Todi 1962, pp. 370-432), all’inizio di un nuovo e decisivo filone di ricerche, improntato alla ricostruzione delle forme in cui si erano coagulate le inquietudini spirituali di fine Quattrocento, dai filoni di religiosità profetica e apocalittica all’attenzione per il mondo ebraico e il deposito sapienziale custodito nella qabbalah, dalle ‘teologie’ ermetiche e neoplatoniche alle vicende di Savonarola e dei suoi seguaci.
Nel 1968 uscì, per Feltrinelli, uno dei testi di maggior rilievo nella sua produzione, frutto di oltre un decennio di ricerche: il volume dedicato a La dialettica e la retorica dell’Umanesimo. Invenzione e metodo nella cultura del XV e XVI secolo (nuova edizione, Napoli 2007, con una Premessa dell’autore).
Si tratta di indagini che ricostruivano le linee del denso dibattito cinquecentesco intorno alla selezione e riorganizzazione delle conoscenze, presentando i profili intellettuali e le proposte di metodo di autori particolarmente interessati al carattere probabilistico dei procedimenti dialettici, al valore persuasivo delle tecniche retoriche, così come agli strumenti logici della ricerca, ordinamento ed esposizione di un sapere che si veniva rinnovando e moltiplicando. La prospettiva inaugurata in Italia da Angelo Poliziano e Lorenzo Valla veniva così messa in dialogo con il lavoro svolto dagli umanisti di area riformata, da Filippo Melantone a Johannes Sturm, a Pietro Ramo.
Nello stesso anno uscì anche la raccolta Studi sulla cultura del Rinascimento, ove è riproposto il contributo, assai innovativo, del 1958 dedicato a Immagini e simboli nei primi scritti lulliani e mnemotecnici del Bruno. Del 1974 è poi un altro volume capitale come Profezia e ragione. Studi sulla cultura del Cinquecento e del Seicento.
Il testo, composto da nove saggi, era presentato da Vasoli come parte «di una più vasta indagine storica sull’incontro, la partecipazione e il conflitto tra antichi e nuovi ‘sogni’ magici [...] e il progressivo ‘disincantamento’ del mondo» (p. 7). Qui egli affrontava, impiegando come filo rosso le vicende intellettuali di autori diversi, il tema – a suo giudizio sottovalutato in primo luogo dagli storici della scienza – della «tensione dialettica», caratteristica dei secoli centrali della modernità, fra «le tradizioni profetiche, escatologiche, magiche e il contemporaneo sviluppo dei processi di razionalizzazione della conoscenza e della vita» che porteranno alla costruzione della scienza moderna (ibid.). Al centro del volume i due ampi saggi sullo scotista Giorgio Benigno Salviati e su Francesco Giorgio Veneto, il teologo francescano platonico e cabbalista che costituisce uno degli ‘autori’ di Vasoli e una delle sue più suggestive e interessanti riscoperte. Se questi due pensatori rientrano a pieno titolo nell’orizzonte della ‘profezia’, lo spazio della ‘ragione’ insiste in primo luogo sulle origini della concezione moderna del metodo e sulla figura del giurista e logico padovano Giulio Pace, diffusore delle dottrine metodologiche di Jacopo Zabarella nel mondo protestante.
Gli anni successivi furono ancora densi di indagini sull’arte della memoria, sulle topiche universali e sui modelli enciclopedici di età moderna (L’enciclopedismo del Seicento, Napoli 1978); sulla crisi religiosa, i suoi protagonisti e i suoi esiti spesso eterodossi; sulla fortuna dell’ermetismo e della prisca theologia, e punteggiati dalla pubblicazione di numerose raccolte (Immagini umanistiche, Napoli 1983; Filosofia e religione nella cultura del Rinascimento, Napoli 1988, ove spiccano gli importanti saggi ficiniani di apertura e i contributi su Veneto, Giulio Camillo Delminio, Guillaume Postel; Tra «maestri», umanisti e teologi. Studi quattrocenteschi, Firenze 1991; «Civitas mundi». Studi sulla cultura del Cinquecento, Roma 1996, ancora ampiamente dedicato a temi astrologico-profetici e retorico-linguistici).
Nell’ultima fase della sua vita Vasoli scelse come terreno privilegiato di ricerca tre autori a suo giudizio esemplari della cultura rinascimentale: Marsilio Ficino (cui sono dedicati Quasi sit Deus. Studi su Marsilio Ficino, Lecce 1999 e Ficino, Savonarola, Machiavelli. Studi di storia della cultura, Torino 2006, Francesco Patrizi da Cherso (su cui si vedano Francesco Patrizi, Roma 1989, e i numerosi saggi pubblicati fra il 1953 e il 2011) e Jean Bodin (Armonia e giustizia. Studi sulle idee filosofiche di Jean Bodin, Firenze 2008). Di quest’ultimo in particolare Vasoli intese rivendicare e illustrare lo spessore filosofico e la dimensione di autentico protagonista del Rinascimento europeo: per la molteplicità degli interessi e dei campi di indagine – dalla teoria della sovranità alle discussioni sulla storia e l’ordine dell’universo, alla prospettiva della tolleranza –, ma soprattutto per il suo confronto costante con i problemi posti dalla dissoluzione di un sistema organico del sapere e con gli esiti di una crisi religiosa destinata a segnare drammaticamente tutto il Cinquecento.
Accademico dei Lincei dal 1988 e professore emerito dell’Università di Firenze dal 2006, Vasoli pubblicò numerosi lavori nelle principali lingue europee ed ebbe anche all’estero diversi riconoscimenti della sua autorevolezza di studioso: su tutti, le lauree honoris causa delle quali fu insignito dall’Université Paris-Sorbonne (Paris IV) e dal Centre des études supérieures de la Renaissance dell’Università di Tours.
Morì a Firenze il 16 aprile 2013.
Fonti e Bibl.: C. Vasoli, Filosofi italiani allo specchio. C. V. (Università di Firenze), in Bollettino della Società filosofica italiana, n.s., 2002, n. 176, pp. 4-8; C. Vasoli, Ricordi per un maestro, in Bruniana & Campanelliana, XI (2005), 1, pp. 11-25; M. Ciliberto, C. V. interprete del Rinascimento, in Nuovi maestri e antichi testi. Umanesimo e Rinascimento alle origini del pensiero moderno. Atti del Convegno internazionale di studi in onore di C. V., a cura di S. Caroti - V. Perrone Compagni, Firenze 2012, pp. 1-17; M. Maggi, C. V., un ricordo, in Annali del Dipartimento di filosofia, n.s., XVIII (2012), pp. 255-261; S. Gentile, V., Ficino e il mito dei ‘prisci theologi’, in Rinascimento, n.s., LIV (2014), pp. 69-84; S. Miglietti, Al di là dell’‘auteur d’un seul livre’: C. V. lettore di Jean Bodin, ibid., pp. 133-146; M. Cambi, C. V. (1924-2013), in Atti della Accademia Pontaniana, n.s., 2016, n. 3, pp. 11-33; L. Fedi, Bibliografia di C. V., con un Ricordo di M. Ciliberto, Pisa 2016; A.L. Puliafito, C. V., 1924-2013, in Rivista di storia della filosofia, LXXI (2016), 2, pp. 243-261.