DEGLI OCCHI, Cesare
Nacque a Senago, in provincia di Milano, il 12 sett. 1893 da Adamo, avvocato e parlamentare cattolico, e Maria Del Velse. Si laureò in giurisprudenza all'università di Pavia con una tesi sulla regolamentazione della materia ecclesiastica nello Stato italiano. Nel 1915 si iscrisse all'albo professionale degli avvocati iniziando l'attività forense. Nel periodo della neutralità condivise la politica di Giolitti contraria all'intervento. Prese quindi parte alla guerra 1915-1918 come ufficiale di fanteria.
Nel dopoguerra riprese a frequentare le aule del tribunale e s'impegnò nell'attività politica. Aderì al Partito popolare italiano riconoscendosi nelle posizioni della sinistra interna. Al primo congresso del partito, tenutosi a Bologna dal 14 al 16 giugno 1919, furono proprio i giovani della sinistra, tra cui il D., ad animare il dibattito reclamando una maggiore considerazione delle esigenze degli iscritti e delle associazioni sindacali cattoliche. Al terzo congresso del PPI, svoltosi a Venezia dal 20 al 23 ott. 1921, il D. intervenne a nome della frazione di sinistra, incentrando il suo discorso sul problema della collaborazione dei popolari con le altre forze politiche. Convinto che tale collaborazione fosse necessaria nel paese prima ancora che in Parlamento, il D. la condizionava tuttavia a precisi limiti, il più rigoroso dei quali doveva essere il rispetto della libertà d'insegnamento. Dalla tribuna congressuale il D. si dichiarò comunque contrario ad ogni intesa con il fascismo, individuando in esso l'eredità del "guerraiolismo" ancora diffuso nel paese. Si espresse invece a favore di una collaborazione con i socialisti, praticabile, a suo giudizio, soprattutto in materia di politica scolastica, militare ed internazionale.
Nel dicembre 1922 iniziò le pubblicazioni a Milano Il Domani d'Italia, organo della Sinistra cattolica, che s'impegnò subito in una battaglia politica ed ideologica contro ogni ipotesi di collaborazione tra i popolari e fascisti. Il D., che scrisse l'editoriale del primo numero, fu, insieme con Guido Miglioli, Francesco Luigi Ferrari ed altri, assiduo collaboratore di questo giornale.
La sinistra popolare veniva allora maturando una revisione critica della storia e delle prospettive del movimento cattolico e, di conseguenza, l'individuazione di nuove prospettive ideologiche e politiche. La proposta di questa frazione minoritaria del partito popolare era basata su una netta scelta antifascista, a favore dell'unità sindacale e per il raggiungimento di un'alleanza tra le forze democratiche e progressiste. Tutto ciò contrastava apertamente con gli indirizzi prevalenti in seno al PPI che avevano portato alla scelta di collaborare al primo governo Mussolini.
Il D. fu tra i più risoluti oppositori di queste direttive e, alla vigilia del quarto congresso popolare, tenutosi a Torino nell'aprile del 1923, venne espulso dal partito per indisciplina. In quello stesso anno egli pubblicò nella collezione Mondolfo un opuscolo dal titolo Che cosa ho pensato del fascismo quando ero popolare, dove esaminava la "genesi e la missione reazionaria" del fascismo e chiamava in causa le responsabilità della classe dirigente liberale e popolare per avere agevolato la conquista del potere da parte di Mussolini. In questo periodo le posizioni politiche del D. si fecero più radicali e G. Salvemini, in una pagina del suo diario del 3 apr. 1923 (G. Salvemini, Scritti sul fascismo, II, a cura di N. Valeri e A. Merola, Milano 1966, p. 162), qualificò il D., insieme con R. Cocchi e con G. Speranzini, come "popolari di estrema sinistra socialistoide".
Più propriamente il D. guardava, ormai con rimpianto, alla politica giolittiana. Il 23 dic. 1923 scrisse a Giolitti, rivendicando a se stesso il merito di avere a suo tempo "avvertito e denunciato tutto il danno di una opposizione che mosse dal mio partito di allora e che rese impossibile un governo da Lei presieduto, che avrebbe rappresentato la miglior garanzia ed espresso le maggiori possibilità di difesa di quei beni, perduti i quali si soffre e rimpiange" (Dalle carte di Giovanni Giolitti..., III, pp. 436 s.).
Durante il regime fascista il D. si astenne da ogni partecipazione alla lotta politica. Malgrado ciò continuò ad essere sorvegliato dalla polizia e nel 1927 ebbe a lamentarsi per questo trattamento con il questore di Milano. Tornò all'impegno politico attivo dopo la caduta del fascismo iscrivendosi alla Democrazia cristiana.
Da allora le posizioni del D. si caratterizzarono sempre più in senso conservatore, da apparire - pur tenendo conto del mutato contesto politico - ben distanti da quelle che negli anni tra il primo dopoguerra e l'avvento del fascismo lo avevano portato a militare nelle file della Sinistra cattolica.Convinto fautore della monarchia, il D. intervenne al congresso democristiano dell'aprile 1946 per sostenere le ragioni di casa Savoia di fronte alla prospettiva del referendum istituzionale. Allorché in seno al partito prevalse l'orientamento favorevole alla repubblica, il D. abbandonò la Democrazia cristiana. Aderì quindi al Partito nazionale monarchico, nelle cui file ricoprì le cariche di vicepresidente e poi di vicesegretario generale. Rappresentò il partito monarchico al Consiglio comunale di Milano. Mantenne fermo il suo atteggiamento antifascista e nel 1952, allorché si profilò una possibile intesa elettorale tra i monarchici e il Movimento sociale italiano, si pronunciò contro questa ipotesi.
Nel 1953 il D. s'impegnò nella battaglia politica contro la legge maggioritaria sollevando dubbi circa la costituzionalità di quel progetto. Nelle elezioni del 7 giugno 1953 il D. venne eletto alla Camera dei deputati, riportando 9.592 voti nella circoscrizione Milano-Pavia. Fu riconfermato nel seggio parlamentare nelle successive elezioni del 1958 con 3.472 voti ottenuti nella medesima circoscrizione. Nel 1960 si espresse a favore del governo Tambroni, ritenuto dal D. l'estremo tentativo di contrastare l'apertura a sinistra. L'attività politica e parlamentare non distolse il D. dall'esercizio della professione forense. Penalista di fama e consigliere dell'Ordine degli avvocati, il D. legò il proprio nome ad alcuni dei più celebri processi, come quelli Bonvecchiato, Fontana, Cesaroni, Inzolia, Pisenti, Rolandi Ricci, Bonomi. Nel giugno 1971 chiese polemicamente di essere cancellato dall'albo degli avvocati.
Morì a Milano il 21 nov. 1971.
Opere: Che cosa ho pensato del fascismo quando ero popolare, Bologna 1923;insieme con P. Operti, Il partito nazionale monarchico, Milano 1958; Dal nobile De Montel al conte di Sarre. Documenti sulla vita scomoda di Cesare Degli Occhi, ibid. 1969.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Corriere della sera, 22 nov. 1971; Camera dei Deputati, Resoconto gener. dei lavori legislativi della Camera e delle Commissioni nella III legislatura, IV, Roma 1963, p. 2621; G. De Rosa, Storia del partito popolare, Bari 1958, p. 324; Dalle carte di G. Giolitti. Quarant'anni di politica italiana, III, Dai prodromi della grande guerra al fascismo 1910-1928, a cura di C. Pavone, Milano 1962, pp. 436 s.; M. G. Rossi, F. L. Ferrari. Dalle leghe bianche al partito popolare, Roma 1965, pp. 382, 433, 458 n.; F. Malgeri, Il partito popolare ital. attraverso i suoi congressi, in Saggi sul partito popolare ital., Roma s. d., pp. 31, 61, 70; G. Rossini, Il movimento cattolico nel periodo fascista, Roma 1966, pp. 30, 190; G. De Rosa, Storia del movim. cattolico in Italia. Il partito popolare ital., Bari 1966, p. 327; Gli atti dei congressi del partito popolare italiano, a cura di F. Malgeri, Brescia 1969, pp. 266, 279, 352 s., 422, 528 n., 684; R. Colapietra, La lotta politica in Italia dalla liberazione di Roma alla Costituente, Bologna 1969, p. 535; G. Galli, I partiti politici, Torino 1974, pp. 345, 350, 451; G. Ignesti, F. L. Ferrari e "l'Observateur", Roma 1975, p. 167; U. Alfassio Grimaldi-F. Lanchester, Principi senza scettro. Storia dei partiti politici ital., Milano 1978, p. 210; Storia del movimento cattolico in Italia, diretta da F. Malgeri, III, Roma 1980, p. 142; D. De Napoli, Il movimento monarchico in Italia dal 1946 al 1954, Napoli 1980, pp. 28 n., 88 s., 159, 172 n., 181 n., 199, 214, 257; Chi è? Diz. biogr. degli italiani d'oggi, Roma 1957, s.v.; I deputati e i senatori del terzo Parlamento repubblicano, Roma 1958, s.v.