DE CUPIS, Cesare
Nato a Faleria (prov. di Viterbo) il 15 luglio 1845 da Natale, appartenente ad un'antica famiglia romana di mercanti di campagna, e da Anna Mancini, combatté in gioventù per gli ideali liberali e nazionali partecipando prima alla campagna del 1866 e militando poi, nel 1867, tra le schiere garibaldine nella battaglia di Mentana. Rifugiatosi a Firenze, offrì un'apprezzata collaborazione alle autorità italiane per l'ampia conoscenza che possedeva dell'ambiente romano; ritornato a Roma, profittando della benevola indulgenza della polizia pontificia - il padre del D. era intimo amico di mons. Randi, governatore di Roma e direttore generale di polizia, riprese i collegamenti con il Comitato nazionale romano e prestò segnalati servigi al governo italiano. Dopo l'unione di Roma all'Italia si ritrasse dallo impegno politico attivo, privilegiando le cure familiari e la collaborazione all'azienda agricola paterna. Il 16 genn. 1873 si sposò con Matilde Salvati da cui ebbe sette figli.
Alla morte del padre prese in mano le redini dell'attività economica familiare proseguendo fruttuosamente nell'antico rapporto di affitto di tutti i terreni e rendite di casa Borghese situati nei comuni di Faleria. Civita Castellana, Calcata, Rignano Flaminio e Ronciglione. Tale rapporto contrattuale, stabilito fin dal 1836 dal padre del D., proseguì ininterrottamente fino al 1904 quando quest'ultimo ritenne di. non poter aderire alla richiesta della proprietà fondiaria 41 un rilevante aumento della corrisposta. Di quest'ultimo fatto, di apprezzabile interesse sotto il profilo storico-economico, il D. volle lasciare testimonianza donando nel 1919 all'Archivio di Stato di Roma copia dei contratti di affitto ed altri documenti - risalenti fino al 1610 - riguardanti la storia economica di Faleria. Agricoltore appassionato, fu socio del Comizio agrario di Roma, di cui fu anche membro del consiglio direttivo nel triennio 1884-86. Per l'importante ruolo economico svolto nella circoscrizione territoriale in cui esercitava la propria attività produttiva, fu per molti anni membro delle amministrazioni comunali di Faleria, Calcata e Rignano Flaminio.
Proprio dal legame con la sua città e la sua terra trassero origine il suo interesse per la letteratura economico-agraria ed agronomica e, successivamente, gli studi e le ricerche sulla storia economica delle campagne romane. Nell'epoca in cui anche qualificati esponenti della vita politica ed economica coltivavano effimere illusioni che al mutamento del regime politico - grazie all'unione di Roma all'Italia - avrebbe corrisposto un rifiorimento economico dell'Agro romano, il D. sceglieva la strada degli studi, diffidando, come agricoltore, dalle progettazioni improvvisate e rivendicando, come uomo di cultura, l'esigenza di.una più approfondita ricognizione dei problemi e degli ostacoli che si opponevano alla trasformazione agraria della Campagna romana -anche alla luce della passata esperienza di governo pontificia -, insieme ad una più attenta considerazione della vasta letteratura che si era già cimentata sulla questione.
Bibliofilo, prima ancora che scrittore, curò negli anni la raccolta di una vasta biblioteca privata specializzata nel problemi delle campagne della provincia romana: libri, articoli, opuscoli, ma anche manoscritti e documenti di notevole interesse storico. Strettamente connessi con questa attività erudita sono i primi lavori del De Cupis. Nel 1901 dalle colonne del Giornale degli economisti (s. 2, XXII [1901], pp. 607-15) annunciava agli studiosi il rinvenimento, tra i manoscritti della Biblioteca Corvisieri, del quarto tomo rimasto inedito della celebre opera di mons. Nicola Maria Nicolai, Memorie, leggi ed osservazioni sulle campagne e sull'Annona di Roma, pubblicata a Roma nella stamperia Pagliarini nel 1803.
Nell'articolo il D., dimostrata l'autenticità del manoscritto, offriva una sintesi del lavoro del Nicolai che aveva come titolo Dei mezzi più idonei per rendere coltivate le terre comprese nell'odierno territorio dell'Agro romano, sottolineando l'interesse e l'attualità delle indicazioni di politica agraria in esso contenute ed auspicando la sollecita pubblicazione del manoscritto. Purtroppo non solo mancò la dovuta sensibilità, anche da parte del ministero di Agricoltura, ma vi fu pure chi volle mettere in dubbio l'autenticità del ritrovamento, tanto che, nel 1922, il D. volle ritornare con un nuovo saggio sull'argomento, confortato anche dal parere positivo di Eugenio Casanova, sopraintendente dello Archivio di Stato di Roma. Anche questa sollecitazione era tuttavia destinata a rimanere inascoltata: soltanto nel 1947 Alberto Canaletti Gaudenti, in appendice al suo saggio su La politica agraria ed annonaria dello Stato pontificio da Benedetto XIV a Pio VII, diede finalmente alle stampe il quarto volume delle Memorie, leggi ed osservazioni ... del Nicolai.
Sempre direttamente legato a questa certosina attività di ricerca bibliografica e documentaria fu il suo secondo lavoro edito a cura del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (Saggio bibliografico degli scritti e delle leggi sull'Agro romano, Roma 1903), successivamente integrato ed aggiornato con la pubblicazione - a cura della Amministrazione provinciale di Roma - di un Supplemento al saggio bibliografico degli scritti sull'Agro romano e collezioni delle decisioni della Sacra Rota concernenti le tenute ed i comuni della provincia di Roma (Caserta 1926).
Si tratta dì una ricca bibliografia ragionata degli studi e della cartografia riguardanti l'Agro romano, l'Agro pontino ed il Tevere, comprendente complessivamente oltre 3.300 voci e con un'appendice documentaria sulla -legislazione agraria pontificia e la giurisprudenza del tribunale della Sacra Rota; a tutt'oggi, nonostante alcune imprecisioni, costituisce un prezioso strumento di ricerca.
Con la pubblicazione del Saggio bibliografico ebbe inizio un fruttuoso rapporto di consulenza con il ministero, di Agricoltura ed in particolare con la Commissione di vigilanza per il bonificamento dell'Agro romano. Per la Commissione il D. predispose la raccolta di una ricca biblioteca di volumi, opuscoli (molti dei quali rari) e manoscritti riguardanti i problemi agrari della provincia di Roma. Ancora oggi tale raccolta, sconosciuta o trascurata dagli studiosi, è collocata in una sala riservata della Biblioteca del Ministero di Agricoltura e dotata di un catalogo autonomo. Nell'ambito di tale rapporto di collaborazione il D. venne incaricato - come riferisce egli stesso nella presentazione del volume - di ricostruire le "vicende legislative ed economiche della Campagna romana ... partendo dai primi tempi dell'antica Roma, fino all'anno 1870" (Le vicende dell'agricoltura e della pastorizia nell'Agro romano. L'Annona di Roma. Giusta memorie, consuetudini e leggi desunte da documenti anche inediti. Sommario storico, Roma 1911, p. VII).
È questo indubbiamente il lavoro più importante del D., frutto di lunghi anni di ricerche appassionate presso biblioteche ed archivi pubblici e privati. La parte di maggior impegno del volume è quella dedicata ad un esame dettagliato, talvolta minuto, dell'evoluzione della politica agraria e delle condizioni dell'agricoltura nell'Agro da Martino V a Pio VII; segue una seconda parte dedicata alla "Storia dei luoghi già abitati nell'Agro romano, nella zona della bonifica obbligatoria", che sostanzialmente ripropone quel filone di ricerche già avviate nei primi decenni del sec. XIX dal Nicolai e da Antonio Coppi e tendente a dimostrare, in via indiretta, la fattibilità del ripopolamento dell'Agro; chiude il volume una ricca appendice documentaria contenente essenzialmente i più significativi provvedimenti in materia agraria ed annonaria adottati dai governi pontifici. L'intreccio tra spopolamento e malaria, i guasti e gli abusi della proprietà assenteista, l'esigenza di un equilibrato rapporto città-campagna sono i grandi temi che fanno da sfondo all'analisi del D. che si sviluppa, tuttavia, più sul filo della cronaca degli avvenimenti che non della loro critica storica. Ma al di là di questo limite va sottolineata la fedeltà documentaria del lavoro programmaticamente assunta dal D.: "non possiamo mancar di raccomandare ai veri studiosi della Campagna romana, che usino la maggior pazienza nello esame sottile e minuzioso dei documenti, se vogliono, con maggior relativa facilità, formarsi un criterio esatto ed un giusto concetto dei tempi, degli uomini e delle cose di allora" (p. X). Di questa onesta e minuziosa opera di ricerca il D. ha lasciato ampia testimonianza legando in dono alla sua morte all'Accademia romana di S. Luca circa 40.000 transunti e copie di documenti, principalmente inediti, tratti in larga parte dagli archivi Colonna, Orsini, Santacroce e riguardanti la storia di Roma e dell'Agro dall'Alto Medioevo fino all'età contemporanea. Tale fondo si trova oggi in deposito presso la Società romana di storia patria, di cui il D. era divenuto socio effettivo nel 1926.
Il D. morì a Roma il 2 febbr. 1928.
"Non Accademico, né Professore - ebbe a scrivere di se stesso alla vigilia della morte (Supplemento al saggio bibliografico ..., p. IV) -ma soltanto appassionato cultore di studi sulla Campagna romana, anche adesso - alla mia età ultraottuagenaria - espongo volentieri, quando lo possa, al sole dei campi i miei capelli bianchi e le molte rughe della fronte, testimoni, gli uni e le altre, della mia vita, ch'ebbe pure i suoi triboli, di onesto lavoratore nell'arte agraria". Ed è proprio nel nesso profondo tra attività erudita e professione di mercaitte di campagna che va letta l'opera del De Cupis. Fu il desiderio di vedere avviata la redenzione della Campagna romana che lo sollecitò nelle sue ricerche storiche, perché era in lui radicata la convinzione che dalla conoscenza storica potevano derivare una più larga comprensione del presente e utili indicazioni per il futuro. Sebbene non storico di professione il D. offrì, agli inizi del Novecento, insieme agli studi di Giuseppe Tomassetti - con cui intrattenne un intenso rapporto scientifico e una devota amicizia - un contributo di rilievo alla storia del Lazio medievale e moderno.
Altri scritti del D. sono: Regesto degli Orsini specialmente per quanto si riferisce al loro dominio feudale negli Abruzzi e dei conti Anguillara secondo documenti conservati nell'Archivio della famiglia Orsitti e nell'Archivio Segreto Vaticano, Sulmona 1903; Per gli usi civici nell'Agro romano e nella'provincia di Roma. Contributo storico, in Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie, XIV (1906), 157, pp. 34-61; Relazione storico-economica degli usi civici esistenti nel territorio di Mentana, Foligno 1912; La caccia nella Campagna romana secondo la storia e i documenti, Roma 1922; La lana e la sua industria in Roma, Roma 1923.
Fonti e Bibl.: Necrol. in La Tribuna, 3 e 4 febbr. 1928; L'Opera di C. D., in Il Messaggero, 8 febbr. 1928; Ceccarius [G. Ceccarelli], Romani che scompaiono, in La Tribuna, 8 febbr. 1928; Un lutto per la classe venatoria romana, in L'Impero, 10 febbr. 1928; R. E., C. D., in Archivio d. R. Società romana di storia Patria, LI (1928), pp. 145 ss.; Roma, Arch. d. Accademia di S. Luca, Fondo De Cupis (in deposito presso la Soc. romana di storia patria), in particolare, bb. 1-2; Arch. di Stato di Roma, Collezione acquisti e doni, bb. 2-14; Arch. Segr. Vat., Archivio Borghese, nn. 896-898, 900; Roma, Museo centrale del Risorgimento, Volumi manoscritti, n. 582; Riv. agricola romana, XII (1881), p. 4; XV (1884), p. 20.