DALLE VEZE (Dalle Vieze), Cesare
Figlio di Andrea, fu attivo a Ferrara nell'ultimo decennio del sec. XV e nella prima metà del XVI, come copista, miniatore, e anche legatore (Hermann, 1900, pp. 270 s.; De Marinis, 1932, p. 652); non se ne conoscono né il luogo né le date di nascita e di morte. Da una lettera che egli scrisse a Mantova, ad Isabella d'Este, il 21 marzo 1516, in cui la pregava di intercedere presso il duca Alfonso I per esser reintegrato nel suo ufficio presso la corte di Ferrara, si sa che aveva quattro figli da mantenere (Campori, 1872, p. 34). Uno di essi, Giovanni Battista, fu cartolaro e bidello dell'università di Ferrara, sposato a certa Giacoma del fu Tomeo Pelipario (Cittadella, 1868).
Il D. fu forse miglior miniatore che copista; infatti Isabella d'Este, da Mantova, scriveva ad Alfonso Trotti: "Mandiamovi lo alligato Petrarcha di stampa fiorentina, qual è molto corretto. Volemo che advertati M.ro Cesare a scriverlo a parola per parola, et littera per littera come sta questo, facendo conto di dipingere et non di scrivere: perché sapemo che esso non scrive molto corretto...", e si lamentava anche della sua lentezza nell'esecuzione (Luzio-Renier, 1899, p. 29).
A. Pezzana, nella continuazione alle Memorie degli scrittori... parmigiani (IV, Parma 1833, p. 658, F 217), riporta una lettera di G. Airenti, bibliotecario del convento della Minerva a Roma tra il 1808 e il 1819, in cui questi dichiarava di possedere "un bellissimo manoscritto della traduzione di Erodoto" fatta da Boiardo, dove nell'ultimo foglio tra l'altro si diceva che il libro era "miniato pel figliuolo de ms Andrea dalle veze... negli anni... 1491 adi 29 de Octobre": questa sarebbe la prima data riferentesi al D. che ci perviene, indiretta perché il ms. è perduto. Esso compare nel catal. di T. De Marinis (Manuscrits, autographes, incunables et livres rares, catal. XI, Florence 1911, p. 18 n. 50) e fu descritto da Frati (1917, p. 115); la decorazione si limitava al recto della c. 1, ornata ad arabeschi colorati e, nella parte inferiore, a scudi.
Gli altri lavori cui partecipò il D. sono per la maggior parte documentati. Il 28 nov. 1504 venne pagato "per carte per fare genealogia de nostra donna" (Hermann, 1900, p. 269).
Insieme con Matteo da Milano e con Tommaso da Modena lavorò, dal 1502 al 1505, alle miniature del Breviario di Ercole I (Modena, Biblioteca Estense, ms. Lat. 424).
Hermann (1900) vi ha distinto le maniere dei tre artisti, e la parte spettante al D., cioè il Proprium sanctorum e il Commune sanctorum:rivelerebbe un carattere tradizionale e, nella tavolozza luminosa, nell'incarnato rosato, nei capelli rossicci lumeggiati d'oro delle figure, ricorderebbe pittori ferraresi più tardi, come il Mazzolino e l'Ortolano. Il D. si distingue, però, soprattutto per l'ornamentazione delle cornici ricchissime, come quella a c. 429, del tipo a candelabri, decorata con cammei, emblemi, delfini. Dal Breviario, che era stato asportato nel 1859 da Francesco V d'Austria-Este, mancano quattro miniature a tutta pagina, opera di Matteo da Milano, conservate oggi nell'Accademia di belle arti di Zagabria (Hermann, 1900, pp. 221-29).
Negli anni che vanno dal 1503 al 1520 il D. lavorò ad un'altra grande opera della miniatura ferrarese, sempre con gli stessi artisti del Breviario: il Messale del cardinale Ippolito I (Innsbruck, Universitätsbibliothek, ms. 43).
La maggior parte delle miniature di questo codice gli devono essere attribuite. Sue sono, fra le altre, l'Adorazione dei Magi (c. 28), la Resurrezione (c. 170), l'Ascensione (c. 183v), Oltre ai ricchissimi fregi marginali composti di rami di pesche, nocciole, melegrane, ghiande, su fondo d'oro. In questo manoscritto il D. si ripropone ancora una volta finissimo decoratore. Alla c. 245v, inserita nella cornice, è la sottoscrizione "Philographi opus, Philographus, Φιλογραϕός", che è stata interpretata come una errata etimologia, significante "figlio dello scriba", sorta di pseudonimo riferito al D., in relazione a una delle attività svolte dal padre Andrea (Hermann, 1900, p. 229).
Dal 1511 il D. lavorò anche per i Gonzaga di Mantova, ed in particolare per Isabella d'Este. Dal carteggio intercorso fra i due, sappiamo che il suo arrivo a Mantova avvenne il 30 apr. 1511. Il motivo fu probabilmente la commissione di un Breviario da parte di Isabella. In una lettera dell'11 dic. 1511 indirizzata a quest'ultima, infatti, il D. si scusa, causa un'infermità, di non avervi potuto lavorare. Solo il 10 apr. 154 il Breviario verrà spedito a Mantova e, per giustificare il lungo ritardo, egli rende conto ad Isabella dei lavori cui ha dovuto attendere nel frattempo: completare di scrivere e miniare un Antifonario e un Graduale lasciati "imperfecti" dal padre in seguito alla sua morte; fare un "offitiolo de M. Ant.0 de Costabili" ed un messale del fratello di questo, monsignor Beltramo (Campori, 1872, p. 34).
L'8 genn. 1516, Isabella, come già si è detto, gli commissionò un Petrarca, di cui il D. dovette essere esclusivamente copista, come risulta dalla stessa lettera e da un'altra successiva, in risposta alla richiesta di altra carta, spaziata giustamente, da parte di Cesare (Bertolotti, 1885; Luzio-Renier, 1899, p. 30).
Nello stesso anno, il 21 marzo, il D. fu allontanato da Alfonso I dal suo ufficio forse di miniatore e copista presso la corte di Ferrara: l'intercessione che egli chiese ed ottenne da Isabella dovette però aver buon esito (Campori, 1872, p. 34). Infatti il 26 ag. 1516 rivevette "cinquanta peze de oro macinato" da certo Vincenzo Laudadio, per miniare "uno calendario de sua signoria", e tra il 1517 e il 1518 vi sono numerosi pagamenti per lavori eseguiti per il duca: per miniatura, legatura e copertura di quattro libri di canto, dono del duca per il figlio del viceré di Napoli Ramon Folch de Cardona, e per miniature di altri libri di canto Hermann, 1900, pp. 270 s.).
L'ultimo lavoro del D. che si conosca è un manoscritto delle Lamentazioni di Geremia, per Sigismondo d'Este, eseguito nel 1528 (Fava, 1952, p. 86).
Un Breviarium Dominicanum (Modena, Biblioteca Estense, ms. Lat. 922) è stato attribuito al D. nella parte in cui "la tendenza che fa capo a Matteo da Milano, caratterizzata da una certa sproporzione nelle figure, da un contorno nettamente segnato e da una colorazione arrossata nelle carni, ma non fusa, è modificata e appesantita" (Fava-Salmi, 1950, p. 206 n. 96).
Non è stato possibile rintracciare né identificare la maggior parte dei manoscritti citati dai documenti; la stessa biblioteca di Isabella a Mantova è andata dispersa.
Fonti e Bibl.: L. N. Cittadella, Notizie amministrative... relative a Forrara..., Ferrara 1868, I, p. 488; G. Campori, Notizie dei miniatori dei principi Estensi, Modena 1872, pp. 33 s.; A. Bertolotti, Artisti in relaz. coi Gonzaga..., in Atti e mem. d. RR. Deputazioni di storia patria per le prov. modenesi e Parmensi, s. 3, III (1885), pp. 38 s.; A. Luzio-R. Renier, La coltura e le relazioni letter. di Isabella d'Este Gonzaga, in Giorn. stor. d. letter. ital., XXXIII (1899), pp. 29 s.; L. Venturi, La miniatura ferrarese nel sec. XV... in Le Gallerie nazionali ital., IV (1899), p. 7; H. J. Hermann, Zur Geschichte der Miniaturmalerei am Hofe der Este..., in Jahrbuchder Kunsthistor. Samml. des allerhöchsten Kaiserhauses, XXI (1900), p. 219-29, 236 s., 269 ss.; G. Fumagalli, L'arte della legatura alla corte degli Estensi..., Firenze 1913, p. XXI; C. Frati, Il volgarizzamento di Erodoto di Matteo Maria Boiardo..., in La Bibliografia, XIX (1917), 4-7, pp. 114-17; G. Bertoni, Notizie sugli amanuensi degli Estensi nel '400, in Archivum Romanicum, II (1918), pp. 29, 44; D. Fava, La Biblioteca Estense nel suo sviluppo storico... (catal.), Modena 1925, pp. 88 s.; T. De Marinis, La legatura... a Ferrara e Modena, in Tesori delle Biblioteche d'Italia. Emilia e Romagwa, a cura di D. Fava, Milano 1932, p. 652; M. Salmi, La miniatura, ibid., pp. 364 ss., 368; D. Fava, IlBreviario di Ercole I d'Este, in Accademie e Biblioteche d'Italia, XIII (1939), p. 417; D. Fava-M. Salini, I manoscritti miniati della Biblioteca Estense di Modena, Firenze 1950, pp. 206 ss.; D. Fava, La miniatura ferrarese e i suoi capolavori, in Studi riminesi e bibliogr. in on. di C. Lucchesi, Faenza 1952, pp. 86, 88; Mostra storica nazionale della miniatura (catal.), Firenze 1958, pp. 371 s.; Diz. encicl. Bolaffi, III,p. 277 (s. v. Cesare delle Vieze); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 307 s. (s. v. Cesare dalle Vieze).