DAL FABBRO, Cesare
Nacque a Verona il 21 apr. 1870 da Francesco e da Sofia Stefani. Compiuti gli studi medi nella città natale, dal 1888 frequentò i corsi dell'Accademia militare di Torino e, successivamente, la scuola di applicazione del genio, da cui uscì nel 1892 col grado di tenente di artiglieria. Subito dopo fu assegnato alla brigata specialisti del genio, con l'incarico di progettare e sperimentare materiali e apparecchiature per gli aerostati militari.
Nel 1894, col cap. M. Moris, il D. compì la prima ascensione in Italia con un pallone militare non vincolato al suolo. L'ascensione avvenne l'11 giugno, al termine di una cerimonia indetta per solennizzare l'ultimazione della costruzione del primo pallone italiano, realizzato a Roma dal cap. M. Moris, dal D. e dal ten. G. Fucci. Il pallone, dal volume di 500 m3, fece un volo regolare e toccò terra senza danni a qualche km da Roma. Poiché l'ascensione era avvenuta senza autorizzazione, che non avrebbe potuto essere concessa essendo tanto il D. che il Moris sprovvisti di brevetto, ci fu per i protagonisti uno strascico disciplinare che fu però superato senza gravi conseguenze. Nello stesso anno i due protagonisti conseguirono il brevetto di pilota di sferico e, a conclusione di numerose ascensioni, divennero esperti istruttori.
Il D. iniziò ad occuparsi scientificamente di aerostati nel 1901 e diede un importante contributo al miglioramento della relativa tecnologia: suggerì di proteggere i tessuti che avvolgevano i palloni con vernice a base di alluminio, al fine di ridurre gli effetti dannosi della radiazione solare (questa tecnica è di largo uso oggi nei settori più svariati); studiò degli apparecchi per l'indicazione e la registrazione della temperatura e della pressione dell'aria; sperimentò con scarso successo un sistema di due eliche coassiali, ma controrotanti, destinate a dirigere il pallone e a smorzarne le oscillazioni; fece infine esperienze sulla resistenza dei recipienti contenenti idrogeno sotto pressione, progettando due tipi di serbatoi cilindrici, uno adatto a resistere a pressioni di 200 ate e un altro con cerchiatura per pressioni di 325 ate. Nel 1901, dopo la nomina a capitano a scelta speciale, ci fu una svolta importante nella vita del Dal Fabbro. L'ing. E. Forlanini gli propose di trasferirsi a Milano per collaborare alla costruzione di un dirigibile (i due si erano conosciuti qualche tempo prima, quando l'ingegnere milanese, di passaggio per Roma, fece un'ascensione su un pallone condotto dal D., rimanendo fortemente colpito dalla perizia e dalla competenza del pilota).
Il D. così nel 1901, accettando l'invito del Forlanini, lasciò Roma per Milano. Chiese pertanto un periodo di aspettativa di due anni all'amministrazione del genio militare; al termine di questo periodo, poiché la costruzione del dirigibile andava per le lunghe, il D. ebbe dal generale ispettore del genio Durand de La Penne, in segno di stima e amicizia, il distacco presso il genio di Pavia con sede a Milano.
Dopo anni di prove e perfezionamenti, il dirigibile del Forlanini (sernirigido, cubatura 3265 m3, navicella addossata all'involucro per ridurre la resistenza dell'aria, motore a carburazione "Antoinette" da 40 CV), recante la sigla F1 e denominato "Leonardo da Vinci", fece la prima ascensione il 27 nov. 1909. Subito dopo il Forlanini, sempre con la collaborazione del D., costruì un altro dirigibile, l'F2, denominato "Città di Milano" (cubatura 12.000 m3, due motori Isotta-Fraschini da 85 CV ciascuno, altre caratteristiche come il precedente), che fu inaugurato il 17 ag. 1913 e fu poi donato al genio militare. Questo dirigibile, dopo un gran numero di ascensioni, fu distrutto da un incendio nel 1914.
Negli anni passati col Forlanini il D., che aveva conseguito il brevetto di pilota di dirigibile nel 1906, si occupò anche dell'idroplano. Era questo uno speciale battello che in acqua poteva raggiungere elevate velocità (oltre 70 km orari), grazie ad un'elica d'aereo che forniva la spinta ed a speciali alette, poste ai lati della carena, che durante il moto, per azione idrodinamica, sollevavano il battello riducendo la resistenza al moto (il principio di funzionamento è analogo a quello del moderno aliscafo). Al prototipo, provato con successo nel 1905 sul lago Maggiore, ne seguirono altri che parteciparono a varie esibizioni e gare tra cui, memorabile, quella sul Tevere e vià mare da Roma ad Anzio nel 1911.
L'apporto del D. alla costruzione dei dirigibili del Forlanini non fu trascurabile: oltre alla continua collaborazione tecnica, inventò i verricelli di manovra, speciali valvole di alluminio per l'intercettazione del gas e impose l'uso dei cavi d'acciaio per l'ancoraggio al suolo. Dal 1907 al 1912 il D., in collaborazione con l'ing. C. Del Preposto, si dedicò anche alla preparazione dei progetto di un sommergibile. Questo progetto, rifiutato dalla Marina militare italiana, fu poi realizzato dalle officine Krupp; pare che i sommergibili tedeschi, costruiti durante la prima guerra mondiale, derivassero alcuni particolari da esso.Nel periodo 1910-15 venne affidata per incarico al D., presso il politecnico di Milano, la cattedra di aeronautica. appena istituita nelle università italiane.
Entrata l'Italia in guerra, il D. partecipò ad essa col grado di colonnello del genio; nel 1917 fu poi nominato direttore tecnico dell'aviazione militare. Nell'immediato dopoguerra, dopo un periodo passato a Trento ove si distinse nell'organizzare i lavori di ricostruzione della città, il D. divenne per qualche tempo direttore generale dell'Isotta Fraschini, nel periodo in cui la società si trovava in gravi difficoltà: la sua comprovata onestà e le sue doti tecnico-organizzative consentirono alla società di superare il periodo critico. Dopo la nomina a generale di brigata, avvenuta nel 1926, il D. non partecipò più alle vicende dell'aeronautica militare, ritenendo probabilmente ormai superata l'esperienza da lui acquisita.
Si spense a Milano il 13 marzo 1941.
Bibl.: Oltre alla document. raccolta presso il Museo aeronautico Caproni di Roma, cfr.: L. Mancini, Grande Enc. aeron., Milano 1936, subvoce; A. Lodi, Il periodo pionieristico dell'Aeron. milit. ital., in Rivista aeronautica, XXXIII (1957). 9, pp. 1116-19; I. Mencarelli, E. Forlanini, Roma 1971; M. Cobianchi, Pionieri dell'aviazione in Italia, Roma 1943. p. 377; T. Zanchetta. C. D., Milano 1946.